E’ di pochi giorni fa la notizia del mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale nei confronti di Putin. Ma chi ha immaginato la figura del leader russo seduto dietro il banco degli imputati, con accanto il suo difensore, è bene che sappia che le cose non sono così semplici.
Mala tempora currunt Tutto cominciò con il COVID e la pandemia. Nel marzo del 2020 una buona parte del pianeta terra è stato rinchiuso agli arresti domiciliari Tra un'ondata pandemica e l'altra, i più ottimisti non hanno smesso di sperare in un futuro più roseo. Dopo due anni esatti però, quando il mondo finalmente stava iniziando a tirare un sospiro di sollievo e una flebile luce di speranza si intravedeva all'orizzonte, i carri armati russi hanno spicciativamente provveduto a ripiombarci nella depressione più cupa. La guerra in Ucraina si trascina da ormai oltre un anno e, grazie alle concomitanti calamità naturali e crack finanziari, anche i più ottimisti staranno forse iniziando a ripiegare, pur di uscire dal gorgo delle disgrazie che si inanellano l'una nell'altra, sulla potenza apotropaica delle corone di peperoncino o dei ferri di cavallo. Ma tant'è bisogna avere fiducia. A rinfocolare i dibattiti televisivi, che sul fronte ucraino si erano ormai assuefatti allo sfondo dei blindati sgangherati con la Z bianca malamente dipinta su cofani e fiancate e che non smettono di seminare morti di tutte le età, ci ha pensato la Corte Penale Internazionale de l'Aja . E' notizia di qualche giorno fa quella dell'emissione di un mandato di arresto per Vladimir Putin, accusato di crimini di guerra e, in particolare, di avere operato deportazioni e trasferimenti illegali di bambini dall'Ucraina. Wanted La notizia ha deflagrato con potenza pari o superiore a quella degli ordigni che quotidianamente hanno fino ad oggi sforacchiato il suolo ucraino, seguita a ruota da preoccupanti ripercussioni in ambito internazionale. Preoccupa la Cina, che guarda meno severamente degli altri il capo del Cremlino preoccupa la reazione di Putin. Insomma, la parola d'ordine è preoccuparsi. Chiunque abbia immaginato la figura del leader russo seduto dietro il banco degli imputati, con accanto il suo difensore, è bene che sappia che le cose non sono così semplici processare un capo di Stato non è la stessa cosa che mandare a giudizio chi viene beccato con il contatore della luce truccato. La stessa Corte Penale Internazionale de l'Aja è un organo giudiziario dalle caratteristiche alquanto peculiari . Prova ne sia che l'ordine di arresto spiccato contro Putin non è valido dovunque ne riconoscono il valore legale soltanto 123 Stati, cioè coloro che hanno firmato e ratificato il Trattato di Roma del 1998 con il quale si sono dati i natali alla CPI. Mancano all'appello dei Paesi che aderiscono alla giurisdizione della Corte proprio la Russia per la quale il mandato d'arresto emesso contro il suo capo è carta straccia la Cina, Israele, gli USA e, per ironia della sorte, la stessa Ucraina. A complicare ulteriormente le cose ci si mette anche il fatto che persino gli stati che hanno aderito alla CPI potrebbero rifiutarsi di consegnare l'imputato alla sua giurisdizione perchè, in effetti, i capi di Stato godono di particolari immunità quando si trovano al di fuori dei confini nazionali. Esistono precedenti in materia nel 2015 si tentò di processare Omar Al Bashir, presidente del Sudan in quel momento in visita in Sudafrica, accusato dal Procuratore della CPI di genocidio e crimini di guerra commessi nel Darfur dodici anni prima, ma l'arresto non avvenne mai. La Corte Penale Internazionale l'identikit di un organo giudiziario valido soltanto per chi lo riconosce La Corte ha sede l'Aja, esattamente come la Corte Internazionale di Giustizia dell'ONU, dalla quale si distingue nettamente, non foss'altro perchè la CPI non è un organo delle Nazioni Unite. Ispirata, come concetto generale, ai tribunali internazionali che la storia ci ha fatto conoscere si pensi a quello di Norimberga, al termine della seconda guerra mondiale , è nata a Roma nel 1998 e ha la competenza a giudicare sui crimini più odiosi che possono perpetrarsi contro la comunità internazionale si spazia dal genocidio , all' aggressione , ai crimini di guerra . Insomma, il suo scopo è giudicare quelle condotte che trascendono l'interesse dell'offeso dal reato e che si ripercuotono, per la loro gravità estrema, sulla collettività globale. Il suo Statuto è stato ratificato da numerosi stati ed è diventata operativa nel 2002 , esercitando la propria giurisdizione sovranazionale soltanto nei confronti di singoli individui, così come farebbe un qualsiasi altro tribunale. Secondo i principi generali del diritto pattizio, la CPI viene riconosciuta soltanto da chi assume il ruolo di Stato Parte per averne firmato e ratificato il relativo trattato istitutivo. Questo comporta, quale conseguenza più immediata, che se uno Stato non ha riconosciuto la CPI non potrà ritenersi obbligato a consegnare l'imputato alla Corte stessa. La sua organizzazione interna è alquanto articolata al vertice vi è un presidente, eletto per tre anni tra i diciotto giudici che la compongono e che vengono a loro volta designati da un'assemblea degli Stati membri. Il riparto di competenze funzionali ricalca a grandi linee gli schemi del processo accusatorio. Sperando di non attentare involontariamente alle coronarie degli esperti di diritto internazionale, si può azzardare un paragone con il nostro processo penale. All'interno della Corte vi è un organo vagamente molto vagamente, in realtà assimilabile all'Ufficio GIP/GUP. Esso autorizza le indagini e decide se il caso prospettato dall'Ufficio del Procuratore è ammissibile o meno. Ci sono poi due Divisioni una per il dibattimento di primo grado e una per quello di secondo e ultimo . L'Ufficio del Procuratore, così come le nostre Procure della Repubblica, ha competenza investigativa ed è indipendente rispetto alla Corte a differenza che nel meccanismo operativo cui noi siamo abituati, le indagini preliminari vanno autorizzate dalla CPI. La notitia criminis può pervenire ll'Ufficio del Procuratore in qualsiasi modo, il quale può attivarsi fatto salvo quell'obbligo di richiesta di autorizzazione di cui s'è detto anche autonomamente. Un segnale comunque importante Vedremo quali saranno gli sviluppi derivanti dall'emissione del mandato di arresto contro Putin. Siamo tutti consapevoli che la celebrazione di un processo nei confronti del leader russo non è cosa da poco, e il rischio che il mandato di arresto rimanga lettera morta sine die è tutt'altro che irrilevante. Però è un segnale. E' un segnale che ci troviamo di fronte ad un conflitto che ben difficilmente potrà essere qualificato come difensivo , e che similmente a quanto avvenuto con precedenti, sanguinosi conflitti non appena le armi taceranno, si inizierà per l'ennesima volta a fare i conti con le atrocità che soltanto l'uomo sa infliggere così crudelmente ai suoi simili.