Inaugurazione dell’anno giudiziario del CNF: la Masi affronta le problematiche della Riforma Cartabia

«Il diritto a chiedere giustizia, ancor prima del diritto ad ottenerla non può, infatti, considerarsi avulso dal principio di uguaglianza sostanziale tra i cittadini, ai quali vanno assicurate pari ed eque opportunità di accesso alla giurisdizione e di tutela piena e indiscriminata». Così ha esordito il Presidente Maria Masi all’inaugurazione dell’anno giudiziario del CNF.

Tra i temi “caldi” affrontati dal Presidente del CNF durante la cerimonia presso il Museo Maxi di Roma, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, c’è l’entrata in vigore di gran parte delle norme che regolano il nuovo processo civile c.d. Riforma Cartabia , per le quali «oltre ad essere evidenti i denunciati difetti di coordinamento tra le fonti, è emersa in maniera chiara l’attuale inadeguatezza di strutture e di risorse. La stessa inadeguatezza che ancora impedisce l’attuazione delle norme che invece regolano il nuovo processo penale. Nel processo civile l’esercizio dell’attività di difesa rischia di essere e di diventare ancora più marginale, esposta irragionevolmente ad essere giudicata temeraria». La Masi sottolinea le varie problematiche a riguardo «riti disseminati di decadenze, oneri, spettri di inammissibilità rendono l’ambito di operatività inquinato da troppe variabili. Nel penale il rischio è ancora più grande, soprattutto in tema di impugnazioni, quando legittimamente il difensore esigerà di esercitare in pieno e fino in fondo il suo mandato che consiste appunto nell’esercizio del diritto di difesa. Oltre e al di là dei contenuti è proprio l’approccio concettuale, il tema ideologico sotteso alle riforme che non può essere condiviso … ». La Riforma del processo civile e penale prevede ed esige gruppi di lavoro necessari per rendere fattuale il generale e l’astratto. Per la Masi, l’avvocatura e magistratura devono richiedere «interventi emendativi e non solo con finalità di mero seppur utile monitoraggio» ed auspica il massimo impegno da parte tutta l’Avvocatura al fine di rendere possibile, «con una sana e robusta rivoluzione intellettuale, la realizzazione di quella che rischia di diventare un’altra “utopistica visione di comunità”, quella della giurisdizione e garantendo l'impegno dell'avvocatura a concorrere al consolidamento di un'Italia fondata su pace, libertà e diritti umani».   video   video