Cancellata definitivamente la sanzione disciplinare adottata da una società nei confronti di un dipendente componente della rappresentanza sindacale unitaria. I Giudici ritengono evidente la mancanza di pregiudizio per l’azienda a seguito della condotta tenuta dal lavoratore.
Nessuna sanzione, checché ne dica il datore di lavoro, per il dipendente che effettua una comunicazione di natura sindacale durante l’orario di lavoro e lo fa utilizzando l’e-mail aziendale. A dare ragione al lavoratore hanno provveduto già i giudici di merito, sancendo, sia in primo che in secondo grado, l’illegittimità della «sanzione disciplinare dell’ammonizione scritta» irrogatagli dall’azienda per avere egli «effettuato, come componente della rappresentanza sindacale unitaria, una comunicazione di natura sindacale, utilizzando la e-mail aziendale, durante il normale orario di lavoro». I giudici d’Appello hanno sottolineato, in particolare, che «l’azienda non ha né allegato né in alcun modo dimostrato la sussistenza di uno specifico pregiudizio» subito a causa dell’«invio della e-mail a contenuto sindacale». Questa visione viene fortemente contestata, ovviamente, dall’avvocato che rappresenta l’azienda. Difatti, col ricorso in Cassazione, il legale sostiene innanzitutto che «la scelta dello spazio destinato alla affissione è rimessa al solo datore di lavoro, sicché l’attività sindacale deve essere esercitata anche nel rispetto della legittima scelta aziendale in ordine allo spazio destinato alle comunicazioni aziendali». Allo stesso tempo, il legale sostiene che «la rete aziendale di posta elettronica, essendo uno spazio appositamente creato dalla società e destinato esclusivamente allo svolgimento dell’attività lavorativa, non può avere un impiego diverso da quello di natura strettamente lavorativa». Per completare il quadro, infine, il legale sottolinea che «la società ha fornito elementi presuntivi quali la messa a disposizione della rappresentazione sindacale unitaria di apposite bacheche per l’affissione di comunicati, di un apposito account di posta elettronica fruibile dalla personale postazione di lavoro ed utilizzabile per le comunicazioni con l’azienda su questioni di rilievo sindacale, di un locale dotato di computer con accesso ad internet atti a dimostrare il pregiudizio al normale svolgimento dell’attività aziendale, non potendo non evidenziarsi che una cosa è la distribuzione certamente non giornaliera di volantini, sempre confinabile in limitati spazi temporali, e altra è la possibilità, insita nel moderno sistema di comunicazioni, di inviare istantaneamente e senza limiti temporali, durante il normale orario di lavoro e a ogni singola postazione di lavoro, e-mail aventi contenuto sindacale a circa tremila indirizzi di posta elettronica e per più volte al giorno». Per i Giudici di Cassazione, però, non vi sono i presupposti per collegare l’azione compiuta dal lavoratore con un effettivo e rilevante pregiudizio per l’azienda. Innanzitutto, i Magistrati ribadiscono il principio secondo cui «l’evoluzione delle modalità di comunicazione che negli ultimi decenni si è andata sempre più affermando anche nelle comunità aziendali deve far ritenere comprese nella nozione di spazi deputati alle comunicazioni sindacali lo strumento della posta elettronica». Analizzando l’episodio oggetto del processo, poi, i Giudici precisano che, «una volta ricondotto l’invio della e-mail all’attività di proselitismo, che, del resto, non deve essere svolta in via esclusiva mediante comunicati su appositi spazi», è palese «l’insussistenza del pregiudizio alle normali attività aziendali», e ciò consente di «escludere la responsabilità disciplinare del lavoratore, a prescindere dal fatto che, nella specie, la e-mail sia stata inviata dall’ordinario account aziendale e non da quello messo a disposizione per le comunicazioni con l’azienda». Tirando le somme, quindi, è illegittima, concludono i Giudici, la sanzione disciplinare adottata nei confronti del lavoratore.
Presidente Tria – Relatore Di Paola Rilevato che con la sentenza impugnata è stata confermata la pronunzia del Tribunale di Catania con la quale era stata rigettata la domanda della St Microelectronics s.r.l. volta alla declaratoria di accertamento della legittimità della sanzione disciplinare dell'ammonizione scritta irrogata a M.M. - componente della RSU per la FIOM-CGIL - per avere quest'ultimo effettuato una comunicazione di natura sindacale utilizzando la mail aziendale durante il normale orario di lavoro a supporto della decisione il giudice del gravame ha evidenziato che l'odierno appellante, nel caso di specie, non ha né allegato né in alcun modo dimostrato la sussistenza di uno specifico pregiudizio che l'invio della e-mail a contenuto sindacale abbia determinato all'attività di quest'ultima, nell'episodio contestato al rappresentante sindacale per la cassazione della decisione ha proposto ricorso la St Microelectronics s.r.l. , affidato a due motivi, illustrati con memoria M.M. è rimasto intimato. Considerato che con il primo motivo la ricorrente - denunciando violazione della L. numero 300 del 1970, articolo 25, in relazione all'articolo 360 c.p.c., comma 1, numero 3 - si duole che il giudice di appello, concentrando la motivazione sul solo articolo 26 st. lav., non abbia considerato che la scelta dello spazio destinato alla affissione è rimessa al solo datore di lavoro, sicché l'attività sindacale deve essere esercitata anche nel rispetto della legittima scelta aziendale in ordine allo spazio destinato alle comunicazioni aziendali con il secondo motivo - denunciando violazione della L. numero 300 del 1970, articolo 26, 2727 c.c., 2729 c.c. e 2697 c.c., in relazione all'articolo 360 c.p.c., comma 1, numero 3 - lamenta che il predetto giudice, da un lato, non abbia considerato che la rete aziendale di posta elettronica, essendo uno spazio appositamente creato dalla società e destinato esclusivamente allo svolgimento dell'attività lavorativa, non può avere un impiego diverso da quello di natura strettamente lavorativa, e, dall'altro, che la società aveva fornito elementi presuntivi quali la messa a disposizione delle RSU di apposite bacheche per l'affissione di comunicati, di un apposito account di posta elettronica fruibile dalla personale postazione di lavoro ed utilizzabile per le comunicazioni con l'azienda su questioni di rilievo sindacale, di un locale dotato di computer con accesso ad internet atti a dimostrare il pregiudizio al normale svolgimento dell'attività aziendale, non potendo non evidenziarsi che una cosa è la distribuzione certamente non giornaliera di volantini, sempre confinabile in limitati spazi temporali, altra è la possibilità, insita nel moderno sistema di comunicazioni, di inviare istantaneamente e senza limiti temporali, durante il normale orario di lavoro e a ogni singola postazione di lavoro, mail aventi contenuto sindacale a circa 3000 indirizzi di posta elettronica e per più volte al giorno. Il diverso utilizzo determinerebbe, evidentemente, un enorme pregiudizio per l'azienda la quale, peraltro, non potrebbe più intervenire per eliminare eventuali abusi quanti messaggi, in quali ore? in mancanza di regole precise alle quali attenersi . Ritenuto che il primo motivo è inammissibile, poiché - premesso il principio che l'evoluzione delle modalità di comunicazione che negli ultimi decenni si è andata sempre più affermando anche nelle comunità aziendali deve far ritenere comprese nella nozione di spazi deputati alle comunicazioni sindacali lo strumento della posta elettronica così, da ultimo, Cass. 5/12/2022, numero 35644, avente ad oggetto controversia analoga a quella in esame, intercorrente tra le stesse parti - lo stesso non si confronta esattamente con la ratio decidendi della sentenza impugnata, la quale, una volta ricondotto l'invio della e-mail all'attività di proselitismo la quale, del resto, non deve essere svolta in via esclusiva mediante comunicati su appositi spazi , ha ravvisato l'insussistenza del pregiudizio alle normali attività aziendali quale fattore decisivo ai fini di escludere la responsabilità disciplinare del lavoratore, a prescindere dal fatto che, nella specie, la e-mail fosse stata inviata dall'ordinario account aziendale e non da quello messo a disposizione per le comunicazioni con l'azienda il secondo motivo è del pari inammissibile, già sol perché - fermo il principio secondo cui La distribuzione di comunicati di contenuto sindacale nei luoghi di lavoro nella specie, mediante invio di messaggi con posta elettronica aziendale, cd. volantinaggio elettronico , in quanto assimilabile all'attività di proselitismo, incontra i limiti previsti dalla l. numero 300 del 1970, articolo 26, comma 1, e pertanto si deve ritenere consentita soltanto se effettuata senza pregiudizio per il normale svolgimento dell'attività aziendale, alla luce delle concrete modalità organizzative dell'impresa e del tipo di lavoro cui sono addetti i destinatari delle comunicazioni così Cass. 5/12/2022, numero 35643 - lo stesso non coglie, ancora, il nucleo essenziale della decisione, fondata sul difetto di allegazione e prova della sussistenza dello specifico pregiudizio che l'invio della e-mail a contenuto sindacale abbia determinato all'attività della società, nell'episodio contestato al rappresentante sindacale il motivo in questione si risolve, infatti, in una censura incentrata sulla mancata valutazione, ad opera del giudice del gravame, non di un pregiudizio - come visto escluso con accertamento di fatto incensurabile in sede di legittimità - per il normale svolgimento dell'attività aziendale e legato alla condotta nello specifico sanzionata, bensì di un danno meramente ipotetico - costituente, peraltro, questione attinente al merito, del pari sottratta al sindacato di questa Corte - connesso all'abuso della posta aziendale nell'ambito di un giudizio prognostico fondato su una valutazione probabilistica, integrante, tuttavia, diverso tema di indagine, estraneo a quello affrontato nella sentenza impugnata nulla per le spese, essendo M.M. rimasto intimato ai sensi del D.P.R. numero 115 del 2002, articolo 13, comma 1 quater, va dato atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte della ricorrente, dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1-bis, dello stesso articolo 13, se dovuto. P.Q.M. dichiara inammissibile il ricorso nulla sulle spese. Ai sensi del D.P.R. numero 115 del 2002, articolo 13, comma 1 quater, dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte della ricorrente, dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1-bis, dello stesso articolo 13, se dovuto.