Addio all’esonero dei contributi minimi per gli avvocati per il 2023: i Ministeri vigilanti impongono la riscossione

I Ministeri Vigilanti hanno negato l’approvazione della delibera adottata dal Comitato dei Delegati di Cassa Forense lo scorso 16 settembre 2022, concernente l’estensione al 2023 dell’esonero dal pagamento del contributo integrativo minimo, già sospeso nel periodo 2018/2022.

Cassa Forense fa quindi sapere che dovrà porre in riscossione, con la rata del 30 settembre 2023 , anche di tale contributo, nella misura rivalutata di € 770,00. Nel mese di settembre del 2022 il Comitato dei Delegati aveva infatti deliberato la sospensione dei contributi minimi anche per l’anno corrente v. la news Cassa Forense esonero contributi minimi integrativi anche per il 2023 , ma dai Ministeri è arrivato lo stop. Cassa Forense, con un comunicato firmato dal Presidente Militi, ha dichiarato Il provvedimento, sul quale l’Ente riserva impugnazione, è giunto assolutamente inaspettato , tenuto conto che la delibera del Comitato era funzionale all’entrata in vigore, dal 2024, della riforma strutturale della Previdenza forense, già all’esame degli stessi Ministeri. Il costo contenuto dell’esonero, stimato in circa 25 milioni di euro, è assolutamente compatibile con gli equilibri finanziari di lungo periodo dell’Ente, mentre il richiamo agli effetti negativi sui saldi di finanza pubblica”, contenuto nella nota Ministeriale, appare del tutto inconferente, stante il fatto che gli stessi Vigilanti avevano approvato l’analogo provvedimento per il quinquennio 2018/2022. Il diniego ministeriale lede l’ autonomia dell’Ente, è inutilmente vessatorio nei confronti degli iscritti ed appare fondato su motivazioni non condivisibili . AIGA , l’Associazione dei Giovani Avvocati, ha sollevato una voce di protesta Dopo che l’esecutivo Draghi aveva mortificato i professionisti italiani utilizzando solo il 10% del miliardo di euro stanziato per la categoria, gli uffici del Ministero del lavoro con una decisione che desta molta preoccupazione, hanno negato l’approvazione della delibera adottata dal comitato dei delegati di Cassa Forense, di confermare anche per il 2023 l’esonero del contributo integrativo . Il Presidente Francesco Paolo Perchinunno aggiunge I Ministeri Vigilanti si limitano infatti a fare riferimento agli ‘effetti negativi sui saldi di finanza pubblica’, laddove analoghi provvedimenti erano già stati approvati per gli anni 2018-2022 . L’AIGA chiede con forza ai Ministeri Vigilanti di rivedere la decisione sulla delibera tenuto conto non solo dell’autonomia dell’Ente che verrebbe in tal modo lesa, ma anche delle esigenze della giovane avvocatura che necessita di essere sostenuta nel particolare momento storico che stiamo attraversando , conclude Perchinunno. Anche il COA di Roma si aggiunge alle voci critiche. Spiega in una nota il Presidente Paolo Nesta che i Ministeri Vigilanti hanno negato l’approvazione della delibera con cui Cassa Forense decideva l’esonero del pagamento del contributo integrativo minimo per i Colleghi percettori di un reddito inferiore ad € 17.800,00 . Colleghi che invece ora dovranno pagare il contributo, peraltro rivalutato, che ammonta a 770 euro. Una scelta non condivisibile commenta il Presidente se si considera che l'esonero avrebbe comportato un onere economico per la Cassa stimato in circa 25 milioni di euro, una cifra assolutamente compatibile con gli equilibri finanziari dell’Ente. Al contrario imporre la riscossione del contributo rappresenta una misura particolarmente vessatoria proprio nei confronti dei Colleghi che guadagnano meno e versano nelle maggiori difficoltà economiche . Si sottolineano di seguito i due passaggi chiave nella lettera dei ministeri vigilanti per Cassa Forense Inoltre, il covigilante Dicastero, nell’evidenziare che circa un terzo degli iscritti dichiara un fatturato inferiore a 17.750 euro, invita codesta Cassa ad effettuare, e a comunicare ai Ministeri vigilanti, gli esiti di una puntuale analisi, anche per sesso e classi d’età, dei profili tipo di tali professionisti, i quali probabilmente esercitano altre professioni per le quali è richiesta l’iscrizione a un albo oppure sono anche lavoratori dipendenti”, anche ai fini di una migliore valutazione dell’impatto economico e finanziario derivante dalla integrazione al trattamento minimo” pensionistico previsto dall’art. 48 del Regolamento . Ciò posto, si rileva che il bilancio attuariale al 31.12.2020 a normativa vigente evidenzia una situazione di squilibrio prospettico della gestione nel lungo periodo, laddove il saldo previdenziale differenza fra entrate per contributi e uscite per prestazioni previdenziali assume valore negativo a partire dall’anno 2041, mentre il saldo totale differenza fra entrate e uscite totali assume valore negativo a partire dall’anno 2049 fino alla fine del cinquantennio di previsione. In merito, il Ministero dell’economia rileva che anche qualora la stima della contrazione degli accantonamenti patrimoniali” risultasse di scarso rilievo sulla stabilità di Cassa Forense” come segnalato nella nota tecnica , nel regime della ripartizione, questa avrebbe comunque effetti negativi e peggiorativi nei confronti della gestione di più breve periodo, atteso che comunque la contestuale spesa pensionistica resterebbe invariata . Il Ministero sostanzialmente sottolinea l’indefettibile necessità per Cassa Forense di affrontare il tema dell’integrazione al trattamento minimo della pensione previsto dall’art. 48, evidenziando, in caso contrario, il concreto rischio di default dell’Ente.

Nota Ministeriale