Con l’entrata in vigore della riforma del processo civile del 28 febbraio 2023, AIGA, ANF, ANM e UNCC hanno dichiarato di essere molto preoccupati delle novità normative e dubitano che le stesse consentiranno di raggiungere gli obiettivi di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del rito che sono stati prefissati.
Per l’Associazione Italiana Giovani Avvocati, l’Associazione nazionale Forense, l’Associazione Nazionale Magistrati e l’Unione Nazionale Camere Civili gli obiettivi di riduzione dell’arretrato nei processi civili del 55-65% entro fine 2024 e del 90% entro la metà del 2026, fanno sapere congiuntamente le associazioni, sono irrealistici e irrealizzabili nei tempi indicati e a parità di risorse, di mezzi e di personali di magistratura e amministrativo. Tale carenza di organico , in uno con una distribuzione territoriale che viene definita irrazionale , l’ inadeguatezza dei sistemi telematici soggetti a continue interruzioni e la fatiscenza delle strutture destinate all’edilizia giudiziaria, sono le vere ragioni, si apprende dal comunicato congiunto delle associazioni, della dilazione dei tempi della giustizia civile. La decisione di modificare nuovamente il rito , si legge nel comunicato dimostra invece che il Legislatore prima ed il Governo poi, non solo non sono stati in grado di individuare le vere cause del problema, ma si avviano su di una strada che ha già dimostrato di essere inefficace la riforma poi introduce molte novità al fine di implementare il processo civile telematico , senza tuttavia intervenire seriamente sugli applicativi informatici, che risultano assolutamente inadeguati rispetto alle nuove tecnologie, con il forte rischio di un rallentamento del sistema che si ripercuoterà inevitabilmente su cittadini e imprese . La stessa introduzione dell’ Ufficio per il processo , per quanto utile, non può consentire il raggiungimento degli irrealistici obiettivi prefissi per le seguenti ragioni a vi sono gravissimi vuoti di organico del personale di cancelleria e spesso gli addetti UPP vengono attratti verso altre incombenze e b si tratta di assunzioni a tempo determinato, il che sta dando luogo a molte dimissioni man mano che i giovani collaboratori trovano lavori più stabili . La durata dei procedimenti civili andrebbe quindi ricondotta non al numero delle udienze istruttorie che si svolgono durante la controversia, quanto piuttosto dall’equilibrato rapporto tra le risorse umane disponibili e il numero di procedimenti in entrata. In conclusione, della conferenza stampa quindi, AIGA, ANF, ANM e UNCC hanno chiesto al Governo di adottare le misure necessarie al fine di scongiurare una probabile paralisi degli uffici giudiziari , aprendo un tavolo di confronto tra magistratura, avvocatura e personale amministrativo.