La riforma del quadro di governance economica della UE

L’opinione pubblica viene per lo più distratta dai bagattelle e dal gossip invece che intrattenuta sui problemi economici fondamentali per questo Paese. Non a caso, secondo le rilevazioni della Consob, infatti, risulta che in Italia il livello delle conoscenze economiche – finanziarie sia particolarmente basso, anche rispetto a nozioni e competenze logico – matematiche semplici.

Dalla relazione delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati del febbraio 2023 si apprendono una miniera di cose che cerco di riassumere. La Commissione Europea il 9 novembre 2022 https //eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX 52022DC0583 ha illustrato al Parlamento Europeo, al Consiglio, alla BCE, al comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni il progetto di ridisegno della governance economica della UE. La posizione del Governo Italiano è la seguente 5 - POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO 5.1 Il Governo italiano Il Governo italiano ha illustrato la propria posizione in merito alla revisione della governance all'interno della relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2022 Doc LXXXVI, n. 5 . In particolare, ha evidenziato le seguenti questioni chiave 1 la necessità di garantire la sostenibilità del debito pubblico degli Stati Membri e di promuovere una crescita sostenibile attraverso investimenti finanziati con risorse nazionali e riforme strutturali 2 la richiesta di una maggiore attenzione alla programmazione di medio termine anche nella sorveglianza di bilancio 3 l'opportunità di adattare alcuni elementi di successo dell'esperienza del dispositivo di ripresa e resilienza quindi di NGEU nella nuova architettura della politica di bilancio europea 4 la necessità di semplificazione, inclusa la possibilità di fare riferimento ad una sola regola operativa basata sul controllo dell'aggregato di spesa, una migliore applicabilità e maggiore titolarità nazionale delle regole concordate a livello europeo. In vista della disapplicazione della clausola generale di salvaguardia, il Governo ritiene importante promuovere una revisione delle regole di bilancio esistenti anche a supporto della ripresa, anche considerata l'elevata incertezza relativa sia al conflitto in Ucraina sia agli sviluppi dell'epidemia, sia alla persistenza degli impatti economici. In termini di modus operandi, dalla relazione emerge l'intenzione del Governo di partecipare al dibattito nei vari tavoli negoziali in maniera proattiva, anche attraverso la produzione di analisi interne, confronti con l'ambiente istituzionale e accademico, valutazione comparativa delle proposte di riforma via via disponibili . Si ritiene importante che la revisione delle regole sia incentrata su un approccio costi-benefici, considerando gli aspetti positivi e negativi dell'attuale quadro di riferimento. Si individuano, infine, i seguenti punti rilevanti della riflessione 1 l'importanza di evitare la prociclicità 2 un percorso di riduzione del debito credibile e sostenibile 3 il sostegno agli investimenti 4 la possibilità di creare una capacità fiscale comune . XIX Legislatura, La riforma della governance economica dell'Unione Europea , novembre 2022, n. 5, Servizio studi del Senato . Sotto il profilo della procedura, la Commissione opta per un percorso che, pur necessitando di modifiche emendative alla vigente legislazione dell'Unione Europea, non richiede la revisione dei trattati. Nel merito il progetto propone innovazioni multiple ben riassunte alla pag. 5 dalla nostra Corte dei Conti in sede di audizione - Partendo dal principio che le diverse posizioni debitorie dei paesi membri pongono rischi e sfide di diverso grado all'intera Unione, la profilatura di tali rischi viene definita da parte della Commissione europea quindi a livello centrale” sulla base di una metodologia condivisa e pubblica la DSA, Debt Sustainability Analysis seguono, per i tre gruppi di Paesi a rischiosità/severità della sfida alta, media o bassa, impegni di aggiustamento differenziati da garantire su base pluriennale.[1]¹ - I Paesi interessati propongono un piano fiscale-strutturale di medio termine normalmente di quattro anni o, su richiesta, di sette anni se si propone la realizzazione di riforme e progetti di investimento particolarmente onerosi e meritevoli . - Il Consiglio valida il Piano, per la cui elaborazione e valutazione ex-ante viene previsto un maggior ruolo per gli IFIs Independent Fiscal Institutions , in Italia l'Ufficio parlamentare di bilancio . - Si confermano i parametri di Maastricht del 3 e del 60 per cento per deficit e debito , ma vengono rimosse tutte le principali regole ora vigenti OMT, saldo strutturale, riduzione del rapporto debito/Pil di 1/20simo all'anno, ecc. e viene scelto quale strumento unico sulla base del quale valutare la conformità dell'aggiustamento pluriennale, l'indicatore di spesa interna primaria netta , per il quale si fissa un tetto compatibile con la dinamica del prodotto potenziale e con un prudente profilo del rapporto debito-Pil. - Restano le procedure contro i deficit eccessivi EDP , ma a viene rafforzata e resa operativa quella basata sull'andamento del debito mai aperta nei confronti di alcun Paese a conferma della maggiore attenzione diretta all'obiettivo finale di una dinamica sostenibile del debito pubblico piuttosto che a quello intermedio relativo al deficit b viene preso atto del sostanziale fallimento della procedura sugli squilibri macroeconomici eccessivi MIP , mai attivata, e viene prefigurata per essi una specifica framework . - Viene infine modificato, rafforzandolo, l'apparato sanzionatorio si riducono, infatti, le sanzioni monetarie, anch'esse mai applicate ad alcun Paese, e si introducono a sanzioni reputazionali, come per esempio la richiesta ai Ministri dell'economia di dar conto davanti al Parlamento europeo delle azioni che si intendono intraprendere per far fronte agli impegni e b condizionalità macroeconomiche, sulla scia di quanto esistente per i fondi strutturali europei e quelli relativi al Dispositivo di Ripresa e Resilienza, che possono portare alla sospensione delle erogazioni . Per un Paese, come il nostro, che ha un alto debito pubblico e una bassa crescita, il nuovo progetto mi sembra molto positivo. Vale la pena di leggere, per esteso, anche le conclusioni della nostra Corte dei Conti che qui riporto CONCLUSIONI 13. La valutazione della Corte sugli orientamenti per la riforma della governance economica dell'Unione europea è complessivamente positiva. Dopo anni di accese discussioni, si è ora di fronte ad un progetto di ridisegno dell'architettura regolatoria che riflette adeguatamente, pur se in un quadro di necessaria sintesi e di contemperazione di esigenze diverse, molte delle proposte avanzate negli ultimi anni per superare le numerose insufficienze delle regole vigenti. La revisione della governance economica che viene ora prefigurata non va letta come una sconfitta del Patto di stabilità e crescita, uno schema che ha generato politiche di bilancio complessivamente pro-cicliche più per deficienze applicative e problemi di coordinamento generale che per insufficienze intrinseche. Da questo punto di vista, il Patto sembra aver pagato negli anni colpe non sue si veda la presenza nei Protocolli al Trattato di Maastricht dei macigni” del 3 per cento e del 60 per cento . Esso va oggi superato non tanto per la sua scarsa flessibilità, quanto piuttosto per il necessario adeguamento del quadro regolatorio ad un contesto rivoluzionato dagli accadimenti più recenti e dalle sfide da essi poste cambiamenti climatici, crisi energetica, mutamenti geopolitici, capacità della funzione anticiclica della politica monetaria. Alcuni di questi fatti epocali richiederanno nel tempo ingenti investimenti e da questo punto di vista anche le politiche di bilancio a debito dovranno venire in soccorso come è accaduto durante la pandemia. Ma è proprio questa necessità che accresce le responsabilità di tutti i paesi dell'Unione e il ruolo della sorveglianza, la quale deve essere indirizzata a mantenere gli indebitamenti su livelli prudenti stimolando anche un cambiamento della loro composizione più debito buono, molto meno debito cattivo . Degli orientamenti per la riforma, sono da condividere, in particolare, da un lato, la scelta di concentrare direttamente la sorveglianza sulla dinamica di fondo” del rapporto debito/Pil e, dall'altro, lo sforzo richiesto a ciascun Paese di integrare obiettivi macroeconomici e di bilancio, di riforma e di investimento e, quindi, congiunturali e strutturali, in un unico piano a medio termine. L'Italia non dovrebbe avere timori di aderire all'idea guida della nuova governance secondo cui un Paese con un debito pubblico molto alto è portatore di maggiori rischi di instabilità e presenta più impegnative sfide di aggiustamento. Dovrebbe viceversa pretendere che l'analisi di sostenibilità del debito si effettui valorizzando appropriatamente tutti gli aspetti che vanno considerati. 14. Nel valutare gli orientamenti contenuti nella comunicazione della Commissione vi sono errori da evitare, interrogativi da sciogliere, implicazioni di policy da considerare attentamente, anche e soprattutto da parte dei Paesi più indebitati, tra cui l'Italia. La storia delle regole fiscali europee, della loro evoluzione nel tempo e della loro stratificazione richiamata in Appendice sta a dimostrare che sarebbe sbagliato ritenere che il nuovo quadro di governance possa risolvere problemi che si sono spesso palesati come intrinseci alla coesistenza, in un'area economica e monetaria comune, di esperienze, valori e attitudini molto diversificate. Da tale punto di vista la proposta che va ora delineandosi non è di certo una panacea. Alcuni aspetti della bozza meritano di essere chiariti, e ciò indipendentemente dagli elementi di dettaglio che sono a questo stadio ancora mancanti. Ci si può chiedere quale relazione sussisterà tra l'eventuale modifica del quadro di governance e l'ordinamento interno. Infine, occorrerà essere consapevoli che se nei prossimi anni non si faranno progressi molto significativi sulla creazione di una capacità fiscale comune per affrontare con efficacia, a livello europeo, gli inevitabili shock ciclici, allora il ruolo degli stabilizzatori automatici nazionali andrà fortemente rafforzato. 15. Un ultimo punto riguarda il più generale tema, che pure si intreccia con le caratteristiche del nuovo quadro di governance economica prefigurato nella Comunicazione, di quale possa essere, oggi, nell'Area dell'euro e nell'insieme dei Paesi avanzati, la stance delle politiche di bilancio. E dunque, in che misura tali politiche, e il debito pubblico in particolare, possono aiutare la crescita. Su tale fronte, un intenso dibattito si è avviato, soprattutto negli Stati Uniti, prima della pandemia[2] ed è stato ripreso di recente in un contesto di risalita dei tassi di interesse. Esso conferma l'indicazione che, nella prospettiva di un rientro delle tensioni inflazionistiche, la presente è una fase storica che dovrebbe spingere ad utilizzare l'indebitamento per finanziare gli investimenti meritevoli. E ciò, perché si è presenza, in molti contesti economici avanzati, di un costo del debito inferiore al tasso di crescita dell'economia costo fiscale negativo , con la conseguenza di una naturale” pressione alla riduzione del rapporto debito/Pil. Ma l'opportunità di fare maggiore o minore debito pubblico dipende non soltanto dal suo costo fiscale fiscal cost ma anche dal rendimento” complessivo dei progetti finanziati e dal fatto che il costo del debito in termini di benessere welfare cost - che consiste in un dirottamento del risparmio privato da altri impieghi e quindi in una minore accumulazione complessiva di capitale nell'economia, con conseguente minori produttività e crescita - sia il più basso possibile. Quanto al primo punto, e cioè alla possibilità di beneficiare effettivamente e durevolmente di un differenziale r-g negativo, la strategia vincente è di portare in Europa le politiche debitorie sulle grandi questioni che attengono al futuro clima, energia, infrastrutture, ecc . L'Area dell'euro ha caratteristiche e fondamentali economici di tutto rispetto a confronto con altre grandi regioni del mondo Usa, Giappone, ecc . Il rapporto debito/Pil era pari, nel 2021, al 95 per cento 88 per cento nell'UE, dati BI contro il 126 per cento negli Stati Uniti e il 242 per cento in Giappone. E tuttavia, sui mercati finanziari, fondamentali nell'assicurare le risorse per il finanziamento del fabbisogno pubblico, il rapporto debito/Pil dell'Europa viene considerato soltanto un elaborato statistico di Eurostat. Si conoscono invece i rapporti debito/Pil di Germania, Francia, Italia, ecc. Cioè dei singoli paesi. Tra i meriti della costituzione di un'agenzia europea di gestione del debito, così come recentemente proposto, vi sarebbe quello di segnalare in modo concreto che il debito pubblico dei paesi dell'Area dell'euro è debito dell'Area. Con forti vantaggi in termini di quel costo medio che tanto inciderà anche negli esercizi di analisi di sostenibilità del debito DSA previsti dalla nuova architettura. GRAFICO 1 immagine Nota il pannello in ALTO A SINISTRA indica pro-ciclicità in fasi avverse e quello in BASSO A DESTRA pro-ciclicità in fasi favorevoli. I pannelli in ALTO A DESTRA e BASSO A SINISTRA indicano politiche anticicliche. Fonte elaborazione Corte dei conti su dati AMECO nov. 2022 . In buona sostanza, aggiungo io, si introducono piani nazionali di bilancio strutturali a medio termine, si elimina la regola che gli Stati membri debbano ridurre ogni anno di un ventesimo la QUANTITA' DI DEBITO SOPRA IL 60 PER CENTO DEL PIL, assegnando fondamentale importanza alle riforme e agli investimenti in grado di aumentare la crescita e la sostenibilità del debito pubblico. A me pare un bel passo in avanti per la UE ma richiede consapevolezza nei professionisti che dovrebbero essere la guida della società. Per lo Stato italiano le prospettive sono 5.2 Prospettive negoziali all'interno del Consiglio dell'Unione Nella citata relazione programmatica il Governo riferisce di posizioni degli Stati membri al momento variegate . 23 Si veda anche, in minore dettaglio, la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'unione europea, la cui edizione più recente è relativa all'anno 2021 documento LXXXVII, n. 5 , in cui si è dato conto dell'operato del Governo nel corso del 2021 all'interno delle istituzioni europee. 24 Tradizionalmente, infatti, i paesi del Nord Europa cd. frugali e quelli del Sud si sono fatti portavoce di posizioni ed esigenze diverse. Risale, ad esempio, a settembre 2021 la lettera, sottoscritta dai Ministri delle finanze di Austria, Danimarca, Lettonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Finlandia, Olanda e Svezia in cui, dando la propria disponibilità a aprire un dibattito sul miglioramento della governance, incluso il Patto di stabilità, hanno precisato che la riduzione del rapporto debito/Pil deve rimanere un obiettivo comune”. Tale contrapposizione è parsa mitigarsi quando, il 4 aprile 2022, è stata divulgata una dichiarazione congiunta dei Ministri delle finanze spagnolo e olandese, in cui si è sollecitata una riforma delle regole di bilancio dell'UE che rafforzi la sostenibilità di bilancio in modo più efficace ed efficiente e consenta gli investimenti pubblici necessari per attuare le transizioni verde e digitale. In particolare, il documento congiunto chiede piani di bilancio specifici per paese e l'introduzione di una regola di spesa semplice. In tale contesto si inserisce la dichiarata volontà del Governo italiano, in sede di Consiglio, di promuovere un modello di regole migliorativo rispetto allo status quo e di affrontare nel dibattito le criticità individuate nel Doc LXXXVI, n. 5 e descritte nel paragrafo precedente XIX Legislatura, La riforma della governance economica dell'Unione Europea , novembre 2022, n. 5, Servizio studi del Senato . [1] L'analisi di sostenibilità del debito DSA-Debt Sustainability Analysis nelle sue diverse declinazioni deterministica, stocastica, ecc sarà parte della valutazione iniziale della Commissione alla base della classificazione dei Paesi in tre fasce di rischio basso, moderato e alto, a seconda che il rapporto debito/Pil non effettivo ma tendenziale, sia inferiore al 60 per cento, tra il 60 e il 90 e sopra il 90 per cento, rispettivamente. Per i Paesi collocati nella fascia di rischio alto substantial public debt challenge la spesa primaria netta, dovrà essere tale da assicurare che dopo l'aggiustamento durante i 4 anni del Piano o, se del caso, 7 , per i successivi 10 anni la traiettoria del rapporto debito/Pil in uno scenario a politiche invariate resti discendente e il rapporto deficit/Pil non superi il 3 per cento. Per i Paesi collocati nella fascia di rischio moderato moderate public debt challenge la spesa primaria netta, dovrà essere tale da assicurare che al massimo dopo 3 anni l'aggiustamento realizzato durante i 4 anni o 7 del Piano, per i prossimi 10 la traiettoria del rapporto debito/Pil in uno scenario a politiche invariate resti discendente e durante lo stesso periodo il rapporto deficit/Pil non dovrà superare il 3 per cento. Infine, per i Paesi nella fascia di rischio basso sarà sufficiente mantenere il rapporto deficit/Pil entro il 3 per cento nei 10 anni successivi alla fine del Piano o al massimo la fine + 3 anni. [2] Si fa riferimento al Presidential Address del Prof. O. Blanchard del gennaio 2019 Public Debt and Low Interest Rates