Cassa Forense nel X Rapporto di Itinerari previdenziali e la mia visione

Itinerari previdenziali ha presentato il suo X Rapporto sulla previdenza dedicando al sistema delle Casse privatizzate dei liberi professionisti 14 pagine e precisamente dalla pag. 65 alla pag. 79 oltre ad una serie di grafici.

Riporto sotto le tabelle di interesse, per poi commentarle focalizzando l’attenzione su Cassa Forense ma ogni professionista può’ trovare i dati di interesse. 1 2 3 Nel Report si auspica che le Casse, di cui al d.lgs. 509/1994, si uniformino alla normativa pubblica per ovviare a problemi di non sostenibilità finanziaria che hanno portato l’INPGI giornalisti gestione sostituiva , in difficoltà da diversi anni, a confluire in INPS dal 1° luglio 2022. Nella riforma di Cassa Forense, al vaglio dei Ministeri vigilanti, e di cui non è dato conoscere l’articolato, si sa però che viene esercitata l’opzione al contributivo per anzianità, secondo la Legge Dini, senza tener conto che la Legge Dini è stata riformata dalla Legge Fornero che dal 01.01.2012 ha esteso a tutti il sistema di calcolo contributivo, nel rispetto del pro rata. Le tabelle 3.2 e 3.4 sopra richiamate, riportano, per ogni singola Cassa, gli indicatori relativi alla sostenibilità dell’ente nel medio e lungo termine. Il primo indicatore di sostenibilità della spesa nel medio e lungo termine è il saldo pensionistico, cioè il rapporto tra l’insieme delle entrate contributive contributi soggettivi e integrativi e il costo per l’erogazione delle pensioni. A noi interessa la tabella 3.2 che riporta gli indicatori economici e demografici di Cassa Forense. Il saldo pensionistico è in flessione cioè Il rapporto tra entrate contributive e spesa per pensioni è in flessione. Il rapporto pensionati / attivi è in costante aumento, passando dal 12,15 al 12,51. Il rapporto pensione media / contributo medio è in flessione ed è, largamente, il peggiore di tutte le Casse come si può visivamente accertare dal raffronto. La tabella 3.3 ci da l’esposizione dei crediti verso gli iscritti che per Cassa Forense sono molto alti, pari a 1.745 milioni di euro una quantità tale da “alterare” i bilanci. Indicatori tutti negativi. Pre-riforma la situazione è molto critica, come del resto certificato dal bilancio tecnico 2020 di CF pubblicato sul sito istituzionale. Sarebbe interessante conoscere l’articolato della riforma e, soprattutto, lo studio attuariale che la accompagna per vedere i risultati dal punto di vista della sostenibilità di lungo periodo, con l’avvertenza però, che aumentare la contribuzione e ridurre le prestazioni, non risponde agli obiettivi dell’articolo 38 della nostra Carta Costituzionale. Con la riforma, per ciò che è dato sapere, CF aumenta la contribuzione e riduce le prestazioni, ivi compresa la minima. Rilevo che, come sempre, Itinerari Previdenziali non si occupa, per le Casse dei Professionisti, del debito latente come se fosse una grandezza non esistente, mentre, invece, è ciò che minaccia la sostenibilità di lungo periodo. Da ultimo la tabella degli investimenti 4 Nei prossimi anni il rendimento del patrimonio diventerà sempre più determinante agli effetti della sostenibilità, infatti nel 2050 in CF il rapporto attivi v. pensionati sarà di 1 a 1, del resto in linea con le previsioni INPS per il quale oggi il rapporto è 1,4 per scendere nel 2029 a 1,3 e raggiungere la quota di 1 a 1 nel 2050. Nel sistema di finanziamento delle pensioni a ripartizione il rapporto tra attivi e pensionati è fondamentale «Anche se di sole 205 mila unità, a livello nazionale il numero delle pensioni erogate agli italiani pari a 22 milioni e 759 mila assegni ha superato la platea costituita dai lavoratori autonomi e dai dipendenti occupati nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi 22 milioni 554 mila addetti . La situazione più squilibrata si verifica nel Mezzogiorno. Se nel Centro-Nord – con le eccezioni di Liguria, Umbria e Marche – i lavoratori attivi, anche se di poco, sono più numerosi delle pensioni erogate dall'Inps e dagli altri istituti previdenziali, nel Sud il sorpasso è già avvenuto queste ultime, infatti, superano i primi di un milione e 244 mila unità. A dirlo è l'Ufficio studi della CGIA sulla base di dati riferiti al 1 gennaio 2022» . Ma l’INPS ha la garanzia dello Stato alla quale le Casse hanno rinunciato confidando nel patrimonio accumulato. Ne consegue che le pensioni dei professionisti dipenderanno dall’andamento dei mercati finanziari e allora «Vi invitiamo a scoprire perché i fondi comuni non rappresentano l'opzione più efficiente per tutti gli investitori. Possono essere eccessivamente diversificati. Non sono un'opzione personalizzata Commissioni complesse. Scoprite le insidie dei fondi comuni e preparatevi a investire prendendo le giuste decisioni. Questa guida agli investimenti e gli aggiornamenti periodici sono destinati a investitori con portafogli di oltre 350.000 euro. Investire nei mercati finanziari comporta il rischio di perdita e non è possibile garantire che il capitale investito, in tutto o in parte, possa essere rimborsato. Le performance passate non garantiscono, né sono indicatori affidabili di performance future. Il valore degli investimenti, e i relativi rendimenti, sono soggetti alle fluttuazioni dei mercati azionari mondiali e dei tassi di cambio internazionali». Fisher Investiments Italia con Il Sole24Ore . Chi si iscrive oggi in Cassa Forense andrà in pensione dopo il 2050, tanto per capirci, e quindi il problema va affrontato oggi, meglio ieri, e non domani. In questo mese si è insediato il nuovo Comitato dei Delegati al quale io chiedo di “ripensare” la riforma tenendo conto della necessità, non più procrastinabile, di recuperare la sostenibilità sociale dell’attuale modello che oggi divide l’avvocatura in due categorie quella in bonis pochi e quella povera moltissimi , quella che sta nella stanza dei bottoni e quella che si disinteressa, ma soffre. La previdenza, anche quella forense, deve saper parlare a tutti e non distinguere, su base censuaria, come nei fatti sta accadendo. Il nostro sistema previdenziale si basa sugli stessi strumenti e sistemi da circa 70 anni riconosciamo cioè a fronte di un certo numero di anni di contributi un trattamento pensionistico, che servirà poi al pensionato per far fronte al post lavoro. Quale allora il vero punto della questione? Il punto è che nel frattempo sono cambiati i fondamentali per cui era si era costruito questo tipo di sistema previdenziale. Sono cambiati i fondamentali, ma lo strumento è rimasto lo stesso, ogni tanto rattoppato. Va ripensato in una visione dinamica che sappia intercettare i cambiamenti, magari anticipandoli. E’ necessario estendere la flessibilità nell’accesso alla pensione. E’ necessario pensare all’opzione donna per le Colleghe che, oggi maggioranza, oltre allo studio, hanno a carico la famiglia, i genitori ecc. anche per consentire loro la natalità per uscire dall’inverno demografico. E’ necessario pensare ad una pensione contributiva di garanzia, a tutela del lavoro povero e discontinuo, per controllare una professione che è profondamente cambiata e continuerà a cambiare. Sin qui si è rattoppato un vestito già logoro, oggi bisogna cambiarlo. Ci vuole creatività previdenziale, passione, studio e magari smetterla di disprezzare chi da anni si batte su questi temi. Contestate questi numeri e poi ne possiamo parlare. Ci sono Delegati che mi hanno cancellato dalla loro lista e poi cercano disperatamente i miei scritti! A me non interessa oggi chi mi chiama e mi dice “grazie hai ragione” A me interessa chi si appassiona alla materia e prosegue questo sforzo innovatore.