Quando si parla di mercato legale bisognerebbe definire in partenza il punto di vista da cui lo si vuole guardare. Il mercato legale è una creatura dalle mille sfumature, che all’interno comprende singoli avvocati, studi legali boutique, studi associati, società tra professionisti, law firm internazionali.
Mercato legale è anche il target dei destinatari dei servizi legali , dalle multinazionali, alle pmi, dai privati alla pubblica amministrazione. Mercato legale è anche la somma degli stakeholder che entrano in gioco come fornitori di servizi legali dalle case di software, alle case editrici, alle società di consulenza. Il mercato legale è anche la tipologia di servizi legali che vengono offerti consulenza giudiziale, consulenza stragiudiziale, consulenza legale d’affari per non parlare degli ambiti in cui vengono offerti civile, con le mille sfaccettature che presenta, penale, amministrativo, tributario, anch’essi con le molteplici declinazioni che offrono. Il primo passo, dunque, è chiarire in partenza di cosa stiamo parlando in questo articolo, per poterci poi dedicare verticalmente all’analisi previsionale relativa al 2023. È l’ aspetto organizzativo ad interessare la nostra disamina, l’aspetto che comprende le famose soft skills e l’organizzazione stessa dello studio professionale. La domanda a cui cercheremo di dare risposta è come si stanno evolvendo gli studi legali, come sta cambiando l’organizzazione degli stessi e come sta cambiando il mercato del lavoro all’interno del mondo giuridico. La crisi. Una leva di cambiamento nella storia è sempre stata rappresentata da situazioni di crisi che richiedono un intervento innovativo per essere superate. Il mercato legale è strettamente connesso con il tessuto economico del Paese e se questo muta, anche l’assetto delle professioni segue il mutamento di conseguenza. Già prima della pandemia la crisi economica italiana per ora limitiamoci al nostro Paese si faceva sentire mercato del lavoro in affanno, imprese in difficoltà, pubblica amministrazione al collasso non parliamo del settore giustizia, tribunali e processi . La pandemia ha dato il colpo di grazia o, se preferite, ha portato a compimento un lungo periodo di agonia di certi settori che richiedevano da tempo un intervento innovativo. Di colpo la giustizia ha dovuto fare i conti con la tecnologia, facendo emergere le annose lacune in merito, con le nuove competenze digitali, con l’arretrato endemico e con la lungaggine di processi e l’aumento dei costi della giustizia. A ciò si aggiunga che ha dovuto sopravvivere al periodo delle restrizioni di movimento lockdown , mediante il digitale dal processo on line, al deposito telematico degli atti, dagli esami di Stato da remoto, alla formazione a distanza. Alla crisi strutturale di un sistema si è aggiunta la crescente crisi economica i numeri della professione sono stati costantemente in crescita negli ultimi 30 anni, contando un aumento del numero dei professionisti legali del 500%. Se da un lato il numero degli avvocati ha superato le 240mila unità, dall’altro il mercato legale italiano, soprattutto tradizionale, ha subito una contrazione, causa una diminuzione della disponibilità economica della clientela, con abbassamento delle tariffe professionali e allungamento dei tempi di pagamento. I dati dell’ultimo anno relativi al reddito medio dell’avvocato parlano chiaro ci attestiamo tra i 35 e i 40mila euro Fonte Sesto rapporto Censis sull’Avvocatura , con variazioni in base alla seniority, alla posizione geografica, al genere. Le considerazioni che si possono fare in merito le lascio a voi qui prendiamo atto di una professione che non attrare più i giovani per il guadagno, ma neppure per la posizione sociale e per la qualità di vita work-life-balance . Se, dunque, il settore giustizia è endemicamente in crisi e la professione non garantisce più guadagni interessanti per buona parte dei professionisti, né una qualità di vita adeguata, come sta andando il settore dal punto di vista dei giovani? Per la prima volta nel 2021-2022 si è assistito ad un calo delle iscrizioni alle Facoltà di Giurisprudenza, un calo di iscrizioni all’esame di Stato e un abbandono della professione da parte dei già iscritti nel 2021 si sono registrati 3200 iscritti in meno all’Albo si stima che circa un terzo degli iscritti all’Albo stia pensando di lasciare la professione nei prossimi anni. Il 2023. Potrebbe quello che si appresta a svolgersi davanti ai nostri piedi non essere proprio un tappeto rosso per gli avvocati. Se i numeri continueranno ad essere quelli sopra descritti, il trend che ci attendiamo nel 2023 è di una professione in contrazione quanto al numero degli iscritti, con passaggio in azienda di molte unità di professionisti, che ritengono il posto di lavoro da giurista d’impresa più sicuro, redditizio e con un miglior work-life-balance. Stand by per molti. se da un lato assisteremo ad una riduzione della popolazione professionale e allo stand by di una buona fetta di professionisti, che sono “alla finestra” in attesa di tempi migliori o di capire dopo la pandemia come si assesterà il mercato, dall’altro è chiaro il trend di riorganizzazione degli studi legali e delle stesse modalità con cui la professione viene svolta. Digitalizzazione e digital transformation . Gli studi anche più tradizionali si stanno necessariamente digitalizzando per poter far fronte alle spese, alla velocità di erogazione dei servizi, alle richieste di flessibilità dei collaboratori che chiedono lo smart working, alle esigenze del processo telematico e delle novità introdotte in periodo pandemico e rimaste parte integrante del sistema giustizia. Alcuni di essi stanno lavorando non solo sulla digitalizzazione, ma sulla più ampia digital transformation. La prima richiede il mero atto materiale di trasformare la carta in pdf, quindi in file la seconda richiede un nuovo approccio all’organizzazione del lavoro, un cambio di mentalità. Una volta che tutto è smaterializzato, cambiano i flussi di lavoro, le location, gli strumenti, i tempi, le necessità cambia il modo di lavorare. Flessibilità e smart working. Anche se agli studi legali non piace lo smart working, non amano le videoconference e detestano non avere sotto controllo i propri collaboratori, la realtà spinge in un’altra direzione. Assisteremo sempre di più al lavoro legale da remoto, a formule miste di lavoro flessibile sia per i professionisti di studio, sia per i collaboratori e la concessione dello smart working diventerà parte integrante del do ut des concordato in fase di assunzione dei collaboratori e di selezione dei nuovi professionisti. Nuova leadership. I cambiamenti organizzativi, culturali e gestionali della professione porterà a dover abbandonare la concezione del dominus come titolare indiscusso, unico al comando, che non ha necessità di coinvolgere, che è sempre in prima linea e dove il team lavora per lui/lei. Gli studi si sono inesorabilmente avviati a divenire imprese, aziende più o meno grandi dimensionalmente, ma comunque organizzate managerialmente per poter offrire servizi di qualità, in modo tempestivo, tailor made e competitivo economicamente. Per ottenere tutto ciò ci vogliono dei team di persone e questi team vanno guidati, gestiti e motivati costantemente. Ecco che il concetto di leadership entra in studio una leadership inclusiva, positiva, che unisce e guida. Team building . Se c’è un team, c’è bisogno di costruirne lo spirito e di mantenerlo vivo, coeso e motivato. Per fare ciò sono necessarie diverse competenze e attività. Una di esse è il team building, cioè le attività dedicate a far stare insieme le persone del team, farle conoscere, farle operare insieme, farle entrare in sintonia, farle compattare e farle sentire una squadra. Non basta mettere le persone vicine a lavorare, bisogna farle sentire una unità forte e coesa. Nel 2023 vedremo molte attività di team building di studi nuovi, vecchi e rinnovati. Specializzazione. Utilizziamo questo termine in modo atecnico, come sinonimo di focalizzazione. Il 2023 vedrà compiersi quel percorso di specializzazione della professione, utile a rispondere alle esigenze di un mercato che richiede competenze specialistiche. L’avvocato generalista rimarrà solo nei centri più piccoli e con richieste di un target privato o di pmi locali. Per tutti gli altri specializzarsi sarà un must. Avvocati giuslavoristi, penalisti white collar, amministrativisti ambientali, e potremmo continuare a lungo queste saranno le richieste. Associazioni e reti. Alla richiesta di specializzazione da parte della clientela si unirà anche la richiesta di comodità e del “tutto intorno a me”. Il cliente vorrà specializzazione, tempestività, multidisciplinarietà, giusto prezzo. Come offrire tutto questo? Con gli studi Associati, Stp, Sta e con le Reti professionali. Nel 2023 vedremo continuare il trend verso studi di più ampie dimensioni e la costituzione di reti professionali per lavorare in network. Marketing. Se lo studio diventa impresa e il mercato legale viaggia sul digitale, va da sé che la presenza sul web già copiosa oggi aumenterà e soprattutto aumenteranno gli studi di medie e grandi dimensioni che faranno marketing, che cureranno la propria immagine branding , che assumeranno manager dedicati al marketing, alla comunicazione e alla gestione del brand on line. Come per le aziende, la comunicazione non sarà più un optional, ma una necessità, perché il passaparola tradizionale cederà sempre di più il passo al passaparola digitale. Il 2023 potrebbe essere l’anno degli avvocati, o quantomeno di coloro che sapranno interpretare i tempi nel modo giusto avvalendosi di tutto ciò che la tecnologia e il mercato offre, invece di subirlo, giudicarlo e sentirsi vittime di un passato che non c’è più. Va colto il momento e il 2023 è il momento giusto per fare questo passaggio.