Alfabetizzazione e riforme previdenziali

Ci troviamo in una situazione molto complicata ma vi è chi proprio non riesce a capirlo. Abbiamo 2766 miliardi di euro di debito pubblico e un analfabetismo funzionale piuttosto importante, calcolato dall’OCSE nel 27,7% tra i 16 e 65 anni il che significa che non sono in possesso delle abilità necessarie a comprendere appieno e usare le informazioni che li circondano.

Ma che ci azzecca tutto questo, vi chiederete? La spiegazione è semplice L’educazione economico-finanziaria per comprendere la realtà . Avere conoscenze di base di economia e finanza aiuta a comprendere meglio la realtà e a partecipare attivamente alla società Bianco, 2016 e 2022 . Nei paesi dove elementi di economia e finanza sono inseriti negli insegnamenti obbligatori scolastici, si riscontra già tra le ragazze e i ragazzi una maggiore capacità di interpretare la realtà. Ad esempio, gli studenti italiani, interrogati sulle cause della crisi finanziaria del 2007-08, ne attribuiscono le responsabilità principalmente a cause politiche interne politici corrotti o inefficienza del governo , a fronte, invece, dei loro omologhi svizzeri che citano in qualche caso le banche Lombardi et al., 2017 . In paesi con bassi livelli di alfabetizzazione finanziaria misure di politica economica non sono comprese dai cittadini, ritardandone l’introduzione o rendendole meno efficaci diverse analisi si stanno concentrando sui problemi della comunicazione al pubblico della disciplina dell’economia Leiser e Shemesh, 2018 Bayer et al., 2020 The Economist, 2021 . L’educazione finanziaria aiuta a migliorare le scelte perché fa comprendere ai cittadini i contenuti delle politiche pubbliche, favorendo la partecipazione elettorale Fornero e Lo Prete, 2022 . Fornero e Lo Prete 2019 hanno mostrato che il costo elettorale di riforme dei sistemi pensionistici è più basso nei paesi dove il livello di alfabetizzazione è più alto. L’analisi ha considerato 21 paesi avanzati negli anni dal 1990 al 2010, tenendo conto delle condizioni macroeconomiche e demografiche. I risultati econometrici non sono robusti quando al posto dell’educazione finanziaria si usano indicatori meno precisi del capitale umano, come gli anni di scuola, suggerendo che le conoscenze economiche e finanziarie hanno caratteristiche specifiche che, aiutando le persone durante la loro vita, riducono il costo elettorale delle riforme. […] Molti lavori empirici hanno studiato la relazione tra alfabetizzazione finanziaria e decisioni finanziarie. I primi studi hanno riguardato il risparmio a fini previdenziali e mostrato una correlazione tra alfabetizzazione finanziaria e migliore pianificazione finanziaria, maggiore propensione al risparmio, piani pensionistici finanziari a lungo termine. Con la crisi finanziaria del 2007-08 il campo di indagine si è ampliato alcuni studi hanno fornito evidenza di come gli individui con maggiori competenze siano in grado di partecipare di più ai mercati finanziari, realizzare una maggiore diversificazione di portafoglio e rendimenti più alti, ottenere prestiti a costi inferiori, gestire meglio i propri debiti altre indagini hanno mostrato un’associazione negativa tra alfabetizzazione finanziaria e frodi, soprattutto con riferimento agli anziani si vedano Rinaldi, 2011 Van Rooij, Lusardi, Alessie, 2011 e 2012 Guiso, 2011 Guiso e Jappelli, 2009 Guiso e Viviano, 2015 Ricci e Caratelli, 2017 Fagereng, Guiso, Malacrino e Pistaferri L., 2020 Questioni di Economia e Finanza Occasional Papers , Educazione finanziaria presupposti, politiche ed esperienza della Banca d’Italia di Riccardo De Bonis, Marilisa Guida, Angela Romagnoli e Alessandra Staderini, Banca d’Italia, Eurosistema, Numero 726 – Ottobre 2022, pagg. 11 e 12 . Per quanto riguarda le riforme ho già dato i numeri nel mio Il nuovo governo e la previdenza ” del 19 ottobre 2022, al quale vi rimando. Ora la situazione è questa dal 1° gennaio 2023, rebus sic stantibus , torna la Legge Fornero che significa pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi e pensione anticipata indipendente dall’età con 42 anni di contribuzione e 10 mesi di contributi per uomini e 41 anni più 10 mesi per le donne. Qualcosa il Governo dovrà fare ma le priorità sono diverse e le risorse sono molto limitate. Si potrà garantire un po’ più di flessibilità ma senza grandi impatti sui conti pubblici e soprattutto gli interventi dovranno essere sostenibili dal punto di vista demografico ed economico.