Come diceva San Francesco di Sales, un grammo di buon esempio vale più di un quintale di parole. Il XXI Rapporto Annuale dell’INPS, che contiene una miniera di dati ma che pochissimi leggono, dedica alle pag. 192 – 198 un Box alla vicenda di INPGI1, che qui trascrivo evidenziando in neretto le conclusioni.
«Box 3 L’INPGI/1 passa all’INPS Dalla sua istituzione con R.D. numero 838 del 25 marzo 1926, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti INPGI ha gestito, in regime sostitutivo e con regolamentazione autonoma, tutte le forme di assicurazione obbligatoria di assistenza e previdenza a favore dei giornalisti di testate giornalistiche iscritti all’albo, e dal 1996 di tutti i giornalisti, anche liberi professionisti, con l’istituzione di una gestione separata. Con Legge numero 509/1994, a decorrere dal 1° gennaio 1995, l’INPGI è stato trasformato da ente pubblico previdenziale in una fondazione, avente natura giuridica privata, evitando in questo modo l’assoggettamento alle riforme del sistema pensionistico degli anni 90. La privatizzazione riduceva la garanzia dello Stato, che veniva limitata – in caso di insolvenza futura dell’INPGI – alla pensione sociale minima. Per questo, agli iscritti fu offerta l’opzione di iscriversi all’INPS. Con la ristrutturazione del settore dell’editoria si sono significativamente ridotti stipendi e numero di contribuenti e quindi la contribuzione al fondo che ha registrato crescenti disavanzi. In questo scenario, la Legge di Bilancio 2022 ha stabilito che il fondo sostitutivo INPGI/1 confluisca in INPS come soluzione per la situazione di grave crisi del fondo, accollando al bilancio pubblico la copertura dei disavanzi che si sono generati. La situazione economico patrimoniale di INPGI/1, riportata nel Grafico b 3.1, era infatti diventata insostenibile, dal momento che ai ritmi degli ultimi anni 600 milioni di uscite e 400 milioni di entrate il patrimonio si sarebbe azzerato entro il 2027. immagine Nello stesso periodo le uscite dal fondo pari a un migliaio di unità all’anno tra pensionamenti e cessazioni sono state il doppio delle nuove assunzioni. Tuttavia, non si può non segnalare che anche il calcolo delle pensioni in INPGI/1 è sempre stato più favorevole rispetto ad altre categorie di lavoratori, anche a parità di retribuzioni. Le differenze più significative nell’ambito delle modalità di calcolo delle singole quote di pensione sono date principalmente dalle modalità di calcolo della retribuzione pensionabile fino al 2006 la retribuzione pensionabile poteva considerare i migliori 10 anni della carriera lavorativa , dall’aliquota di rendimento fino al 2015 era pari al 2.66% per anno lavorato, contro un 2% per i dipendenti privati e dall’introduzione tardiva del calcolo contributivo puro dal 2017, mentre per il settore privato la decorrenza è dal 1996 per chi non avesse 18 anni di contribuzione . Ne consegue che i pensionati INPGI sono usciti con pensioni mediane lorde di 60.000 euro, contro retribuzioni di circa un terzo ai nuovi assunti Grafico b 3.2 . immagine Con la Legge di Bilancio 2022 Legge numero 234/2021, commi 103 e 104 il legislatore è intervenuto con un’ottica di uniformità del sistema e ha messo fine ad una anomalia una gestione previdenziale sostitutiva dell’assicurazione generale obbligatoria – INPGI/1 . Confronto tra trattamenti pensionistici Sulla base dei dati del Casellario pensionati presente in INPS è possibile confrontare le pensioni erogate da INPGI/1 con la gestione che rappresenta la gran parte dei pensionati italiani del settore privato, cioè il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti FPLD e la Gestione Pubblica. Per quanto riguarda il numero di pensioni erogate, il fondo INPGI/1 ha numeri decisamente inferiori a FPLD e alla Gestione Pubblica INPDAP20, nei grafici . In particolare, il numero di pensioni pagate da INPGI/1 è di circa 7.000 all’anno, contro i 5 milioni di FPLD e poco sopra i 2 milioni di INPDAP. Per quanto riguarda invece gli importi pensionistici, riportati nel Grafico b 3.3, a prezzi costanti, per il fondo INPGI/1 l’importo mediano va da circa 55.000 euro nel 2010 a 60.000 euro nel 2020, mentre per il FPLD si passa da un valore di circa 10.000 euro a circa 15.000, e per INPDAP da circa 20.000 euro a 25.000. immagine Le differenze tra le pensioni mediane sono molto marcate. Ciò dipende sia dalle specificità dei vari fondi che hanno sistemi di valorizzazione molto diversi, sia dal fatto che il fondo INPGI/1 si riferisce a lavoratori con qualifiche medio alte mentre le pensioni erogate da FPLD e dalla Gestione Pubblica si riferiscono a platee di lavoratori molto più varie, che possono avere avuto nella carriera lavorativa qualifiche alte e basse. I dati del Casellario pensioni non consentono un confronto diretto tra pensionati con carriere lavorative simili. Le differenze sono però evidenti dai salari riportati nel Grafico b 3.4, per cui la retribuzione percepita nell’ultimo anno di attività dai giornalisti si è attestata oltre 85.000 euro valore mediano riferito al 2020 , più del doppio dei dipendenti pubblici e 4 volte le retribuzioni dei privati. immagine Al fine di aumentare la confrontabilità, ci focalizziamo sui pensionati che in FPLD e nella Gestione Pubblica possano essere rappresentativi di lavoratori qualificati e per questo ci concentriamo sul novantacinquesimo percentile della distribuzione degli importi pensionistici di queste platee e li confrontiamo con il valore mediano di INGPI/1. Come mostrato nel Grafico b 3.5, così facendo si ottengono valori simili per INPGI/1 e i pubblici INPDAP, nel grafico soprattutto negli ultimi anni. Per FPLD anche il valore per il novantacinquesimo percentile è poco più della metà circa il 60% degli altri due fondi. immagine Anzianità e montanti contributivi Per valutare se le differenze riscontrate siano almeno in parte riconducibili a differenze nella storia contributiva, abbiamo costruito una misura di anzianità contributiva, come somma dei contributi maturabili nei periodi esposti negli estratti conti per i pensionati INPGI/1, mentre per la Gestione Pubblica si è utilizzata l’effettiva anzianità contributiva dei pensionati, presente negli archivi delle loro pensioni21. Il Grafico b 3.6 riporta la mediana degli anni di contribuzione ai due fondi e mostra una significativa differenza nelle carriere lavorative per cui nel 2020 la metà dei percettori di una pensione della Gestione Pubblica aveva un’anzianità di 37 o più anni il corrispondente valore per i giornalisti era di circa 30 anni. immagine L’assegno pensionistico che, in ultima analisi, determina la sostenibilità del sistema dipende dal montante contributivo che a sua volta è funzione delle retribuzioni e degli anni di contribuzione22, oltre che dell’aliquota contributiva, simile per le categorie di lavoratori considerate. Alla luce delle differenze rilevate in termini di retribuzione e anzianità contributiva, e nell’ipotesi di carriere e valorizzazioni delle pensioni simili per dipendenti pubblici e giornalisti, il montante potenziale dei contribuenti a INPGI/1 è il doppio di quello dei dipendenti pubblici. Il rapporto negli importi pensionistici è invece 2,4 volte più elevato Grafico b 3.1 , ovvia conseguenza di una valorizzazione del rendimento più generosa per INPGI/1 e dell’applicazione del calcolo contributivo solo dal 2017. Se i contribuenti INPGI/1 fossero stati soggetti alle stesse regole di calcolo dei lavoratori pubblici, un importo pensionistico pari a 2,4 quello dei pubblici avrebbe richiesto, in media, 6 anni di contribuzione in più di quelli effettivamente realizzati23. In conclusione, l’analisi ha evidenziato come i giornalisti abbiano beneficiato di criteri per la determinazione del trattamento pensionistico diversi e più favorevoli rispetto ai lavoratori dipendenti pubblici e privati. L’ingresso della gestione INPGI/1 in INPS dimostra come possa essere problematica la sostenibilità di fondi previdenziali che si basano su una sola categoria di lavoratori, il cui futuro è incerto ed in continua evoluzione. Viceversa, l’adesione dei lavoratori ad un fondo previdenziale pubblico e universale consente di distribuire su più categorie professionali i rischi dell’evoluzione tecnologica, traendo al contempo beneficio dall’ingresso di nuove professionalità, oltreché garantire uniformità di requisiti e regole di calcolo che assicurerebbero maggiore equità tra i lavoratori. * Fonte “L’INPGI/1 passa all’INPS – Un’analisi sui dati del Casellario Pensioni”. INPS Studi e Analisi numero 1/2022. Febbraio 2022. * Nei grafici, la Gestione dei pubblici dipendenti è individuata con l’acronimo dell’ente che svolgeva attività nel settore della previdenza e dell’assistenza dei dipendenti pubblici, l’Istituto Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica INPDAP che dal 2011 è stato soppresso e le cui funzioni sono state trasferite all’INPS. * Abbiamo scelto di limitare il confronto ai pensionati della Gestione Pubblica perché la platea dei pensionati del FPLD è troppo disomogenea. * È interessante rilevare l’allungamento delle carriere lavorative per entrambe le categorie di lavoratori, presumibilmente per effetto della normativa che ha eliminato la pensione di anzianità dal 2012 per i dipendenti pubblici D.L. numero 201/2011, c.d. Decreto “Salva Italia” e dal 2017 per i giornalisti. 23 Per il dettaglio del calcolo si veda “L’INPGI/1 passa all’INPS – Un’analisi sui dati del Casellario Pensioni”. INPS Studi e Analisi numero 1/2022. Febbraio 2022» INPS, Conoscere il paese per costruire il futuro, XXI RAPPORTO ANNUALE, Luglio 2022, www.inps.it . A questo punto i professionisti, tutti i professionisti iscritti alle Casse, dovrebbero capire che è antieconomica una pluralità di casse per gestire la stessa previdenza e che dovrebbero confluire in una sola Cassa prima che sia troppo tardi. E se anche questo non fosse sufficiente… confluire in INPS finché possono contare su una discreta patrimonializzazione. Ricordo che per Enasarco la Bicamerale ha rilasciato una relazione molto negativa, che la Cipag è costretta ad un rilevante aumento dei contributi, che anche Enpacl, la presidente dei consulenti del lavoro è divenuta Ministro del lavoro, dall’ultimo bilancio tecnico cognito sul sito istituzionale dichiara un saldo previdenziale negativo per il periodo 2044-2056, che Cassa Forense sta votando una riforma che ridurrà le prestazioni con aumento della contribuzione. «Non possiamo pensare di aumentare la quota contributiva obbligatoria, visto che il differimento previdenziale dei redditi è già consistente. Sembra invece opportuno valutare forme di flessibilità contributiva volontaria sia per incrementare che per ridurre questo differimento» Enpam . Ricordo, di questi tempi di inflazione che tende alla stagflazione, che ad ogni punto di inflazione corrisponde un aumento della spesa previdenziale. Poiché il futuro delle Casse di previdenza dipenderà dall’andamento dei mercati finanziari confrontiamoci con quanto scrive Goldman Sachs «La guerra tra Russia e Ucraina e la conseguente crisi umanitaria sono profondamente angoscianti a livello umano e sollevano inoltre serie domande per gli investitori che cercano di valutarne l’impatto a lungo termine sull’economia globale e sui mercati finanziari. Ogni crisi però è diversa e non esistono manuali standard a disposizione degli investitori. La differenza può essere spiegata in parte dalle condizioni esistenti all’inizio di ogni crisi. I combattimenti in Ucraina sono iniziati proprio quando le condizioni macroeconomiche sembravano normalizzarsi. Dopo la pandemia, l’economia globale sembrava sul punto di invertire la tendenza, l’inflazione era alta, ma le tensioni nelle catene di approvvigionamento mostravano segni di allentamento, suggerendo possibili e conseguenti attenuazioni delle pressioni sui prezzi . Queste speranze stanno ora svanendo i prezzi delle materie prime si sono impennati alimentando la preoccupazione che le banche centrali possano inasprire le politiche monetarie in modo ancora più aggressivo, con la possibilità di soffocare la crescita. Più a lungo durerà il conflitto, più è probabile che possa far salire ulteriormente l’inflazione e rallentare la crescita globale. Tutto ciò genera incertezza nel contesto degli investimenti. La volatilità è elevata e prevediamo che rimarrà tale ancora per un po' di tempo. La maggior parte degli investitori ha già agito con adeguamenti in portafoglio, ma potrebbe essere necessario di apportarne ulteriori. Con il tempo, tuttavia, i mercati si riprendono. Per gli investitori di lungo termine, crediamo sia importante rimanere investiti e mantenere un approccio attivo» Lezioni dalla crisi rimanere investiti e mantenere un approccio attivo, Goldman Sachs . Inarcassa nel suo ultimo report comunica che per effetto delle conseguenze particolarmente negative provenienti indistintamente dalle varie attività finanziarie, solo parzialmente compensate dalle nuove entrate previdenziali di fine settembre, si manifesta un risultato negativo registrato dall’inizio dell’anno quasi del – 9% circa lordo a valori di mercato al punto che il proprio CdA ha deliberato una rivisitazione dell’asset allocation strategica privilegiando nuovamente la componente obbligazionaria e riducendo leggermente quella azionaria, il tutto con una sempre maggiore caratterizzazione ai temi della sostenibilità www.mondoinstitutional.com/R/Notizie/View/5591 . Sarebbe interessante conoscere la situazione di tutte le altre Casse e le strategie poste in essere per affrontare questo periodo di turbolenza. Ricordo che le Casse non hanno ancora, dopo più di 10 anni dalla legge istitutiva, un regolamento investimenti cogente e che gli iscritti sono obbligati, per legge, ad iscriversi. Le Casse, voglio dire, non sono il bancomat del governante di turno perché la provvista ha natura previdenziale e deve garantire il pagamento delle pensioni mancando la garanzia finale dello Stato che, come per INPS, ripiana il passivo. Infatti dall’ultimo report INPS risultano entrate per 237 miliardi, uscite per 385 miliardi e trasferimenti dallo Stato per 145 miliardi. Gli esperti dicono che è importante capire come si comportano le diverse classi di attività durante le fasi del ciclo economico. In generale, gli asset considerati economicamente sensibili, come le azioni, hanno prestazioni migliori durante le prime fasi del ciclo, quando l’economia è in crescita. Le performance del mercato azionario diminuiscono invece quando si verifica una recessione. Al contrario, gli asset difensivi, come le obbligazioni e il debito a breve termine simile alla liquidità, registrano una crescita nelle ultime fasi del ciclo. Sempre per Goldman Sachs prevenire è meglio che curare. E allora, visto il contesto difficile e complesso, meglio adottare un approccio più prudente sull’asset allocationumero Una prima strategia, secondo Goldman Sachs Asset Management, è quella di aumentare l’esposizione agli asset reali come le materie prime, il settore immobiliare e le infrastrutture, che di solito si comportano meglio in un contesto inflazionistico o di rischio stagflazione.