Si è tenuto a Lecce il XXXV Congresso Nazionale Forense durante il quale si è valorizzato il ruolo dell’avvocatura tra identità, modernità e dialogo per il raggiungimento dell’obiettivo di ottenere riforme efficaci e riaffermare il ruolo degli avvocati per il rispetto dei diritti.
«La crisi generale non è solo economica, anche culturale, rischiando di deprimere la creatività e il ruolo innovativo delle professioni intellettuali, compresa la nostra». Così la Presidente del CNF Maria Masi sul tema dell’identità della professione forense. «La professione forense non è una monade, non è avulsa ma strettamente funzionale alla società e non può non risentire degli effetti economici e strutturali. Il Congresso è un’occasione per riflettere, discutere, confrontarci e capire se c’è una crisi identitaria che affonda nell’incapacità di trovare conforto nella consapevolezza del privilegio di difendere i diritti di tutti. Siamo ancora in grado di esprimere valori sociali? La comunità civile ci identifica come portatori sani di valori? Certo che lo siamo, lo dobbiamo essere. E allora quale migliore occasione per interrogarci non tanto su cosa l’Avvocatura non è stata in grado di fare ma sulle altre possibilità di svolgere le nostre funzioni, di collaborazione, di concerto con la magistratura. Per riuscire ad aprire quel recinto che in parte ci siamo costruiti attorno, evitando il confronto con il nuovo che in qualche caso temiamo proprio perché preoccupati che muti o cambi la nostra identità». Sulla riforma professionale è invece intervenuto il coordinatore OCF Paparo «Dobbiamo mettere mani e ragionare sulla riforma professionale per modificare e migliorare non solo il nostro ruolo ma anche il funzionamento della giurisdizione. Come assemblea dell’OCF abbiamo individuato tre temi accessi e tirocinio, sistema formativo e governance. Alcune mozioni sono unanimi, per esempio quelle sul regime giuridico degli ordini. Ma su altri temi ci sono, com’è giusto che sia visto che siamo diverse avvocature, prospettazioni confliggenti tra di loro. Dobbiamo scegliere dobbiamo presentare una proposta unitaria alla politica che sta per insediarsi e che nella passata legislatura ha sfornato le cose più fantasiose. Abbiamo bisogno di una sessione ulteriore del congresso di due giorni che consenta a tutti di discutere, intervenire, spiegare le posizioni o l’eventuale sintesi che saremo riusciti a trovare così da presentare alla politica, al parlamento, al ministro una proposta che abbia la forza di provenire dall’assise congressuale, non una serie di mozioni da cui il singolo parlamentare può scegliere in base alle convenienze». Sul fronte previdenziale invece, il Presidente di Cassa Forense Militi ha sottolineato l’esigenza di una nuova politica del lavoro di categoria «La categoria soffre perché è concentrata su un’attività in crisi, quindi dobbiamo cercare il nostro modello di sviluppo anche in altri ambiti. Quindi la politica del lavoro significa che le istituzioni, le associazioni, gli avvocati devono provare a costruire una serie di spazi, di opportunità per lo sviluppo della professione. Sviluppo significa anche guardare a un altro elemento, non corporativo ma di tutela delle avvocate e degli avvocati abbiamo un mare di problemi che se non affrontati rischiano di travolgerci. Ora che abbiamo la parità di genere, per esempio, non è pensabile avere una disparità salariale, con le colleghe che hanno guadagni inferiori anche del 50%. È un problema di tutta l’Avvocatura, che deve aggredirlo attraverso una serie di misure strutturali, compensative. Sono le fasce più deboli che vanno sostenute con norme che diano tutele e che guardino alla possibilità di colmare le disuguaglianze. Come Casse stiamo riuscendo a mettere a disposizione della categoria delle risorse per l’assistenza al fine di dare un modello basato su risposte concrete». L’avv. De Mauro, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lecce, ha messo in evidenza «la sostenibilità dello sviluppo è il tema che affronteremo in questi giorni, sostenibilità normativa soprattutto in un periodo di grandi riforme economiche e professionali. Tutti noi che siamo stati chiamati dalle colleghe e dai colleghi a rappresentare qui l'Avvocatura italiana abbiamo il compito, la forza di proporre, la tenacia nel perseverare, con la certezza che nessuna giustizia predittiva né alcuna intelligenza artificiale potranno sostituire l'essere umano. Non abbicheremo mai a questo compito che la storia e la natura stessa ci hanno assegnato».