La previsione della spesa pensionistica in rapporto al PIL basata sulle ipotesi dello scenario nazionale è riportata nella Figura R1. A partire dal 2010, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL, già in crescita negli anni precedenti a causa alla fase acuta della recessione, continua ad aumentare in ragione dell’ulteriore fase di contrazione Documento di Economia e Finanza 2022 Nota di Aggiornamento - www.mef.gov.it .
immagine Dal 2015, in presenza di un andamento di ciclo economico più favorevole e della graduale prosecuzione del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL si riduce per circa un triennio, attestandosi al 15,2 per cento nel 2018. Dal 2019 e fino al 2022, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL aumenta, prima repentinamente, raggiungendo un picco pari al 16,9 per cento nel 2020, e poi si riduce nei due anni seguenti, attestandosi al 2022 su un livello pari al 15,7 per cento, mezzo punto percentuale di PIL al di sopra del dato del 2018. La spesa in rapporto al PIL cresce significativamente a causa della forte contrazione dei livelli di prodotto dovuti agli effetti della fase iniziale e più acuta dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, tale andamento è condizionato anche dall’applicazione delle misure in ambito previdenziale contenute nel decreto legge numero /2019 convertito con legge numero /2019 tra cui Quota 100 , le quali, favorendo il pensionamento anticipato, determinano per gli anni 2019-2021 un sostanziale incremento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati. Tenuto anche conto che, nel biennio 2023-2024 il profilo del deflatore del PIL risulta sensibilmente inferiore a quello del tasso di indicizzazione e dell’elevato livello dell’indicizzazione medesima imputabile all’impennata del tasso di inflazione registrata a partire dalla fine del 2021 e prevista fino al 2023 , la spesa in rapporto al PIL aumenta significativamente portandosi, alla fine del biennio, al 16,4 1,2 punti percentuali superiore al livello del 2018 , livello che viene sostanzialmente mantenuto fino al 2030. Successivamente al 2030, il rapporto tra spesa e PIL riprende ad aumentare fino a raggiungere il 16,9 per cento nel 2044. Tale dinamica è essenzialmente dovuta all’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica, solo parzialmente compensato dall’innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento. L’effetto dovuto all’aumento del numero dei trattamenti previdenziali sopravanza quello relativo al contenimento degli importi pensionistici esercitato dalla graduale applicazione del sistema di calcolo contributivo sull’intera vita lavorativa. A partire dal 2045, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL diminuisce rapidamente portandosi al 16,1 per cento nel 2050 e al 13,8 per cento nel 2070. La rapida riduzione nell’ultima fase del periodo di previsione è determinata dall’applicazione generalizzata del calcolo contributivo che si accompagna all’inversione di tendenza del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati. Tale andamento risente sia della progressiva uscita delle generazioni del baby boom sia degli effetti dell’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita Documento di Economia e Finanza 2022 Nota di Aggiornamento - www.mef.gov.it . La situazione di Cassa Forense dal bilancio tecnico specifico 2020 immagine 9. Considerazioni finali Con riguardo alle variabili strategiche utili a valutare le condizioni di sostenibilità economico-finanziario della Cassa sul periodo di proiezione di 50 anni si evidenzia quanto segue - un graduale peggioramento del saldo previdenziale con un punto di break-even nell’anno 2041 - in conseguenza di quanto sopra un graduale peggioramento del saldo totale di gestione con un punto di break-even sull’anno 2049 e dunque con un livello di copertura del patrimonio rispetto alla riserva legale in flessione dal 3,38 allo 0,8 al termine dei 50 anni di proiezione. L’Attuario Prof. Paolo De Angelis Bilancio tecnico Specifico della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, 31/12/2020, Roma 31 Marzo 2022, ACRA . Vincenzo Di Maggio, docente universitario e autorevole esponente del mondo dell’Avvocatura, invita a riflettere sulla innegabile crisi che vive la professione forense nell’attuale momento storico, segnato dal progressivo calo delle iscrizioni a giurisprudenza e dalla cd. fuga dagli albi professionali degli avvocati, che spesso optano per impieghi presso le Pubbliche Amministrazioni. Per Di Maggio diventa quindi essenziale esplorare nuovi orizzonti e, forse, una volta per tutte, ridisegnare insieme il futuro dei nostri ragazzi, reingegnerizzandone i percorsi, conferendo coscienza e consapevolezza alle loro future scelte e alle loro carriere, e abbreviando i tempi per il loro inserimento nel mondo del lavoro Il futuro della formazione giuridica , 30/07/2022, di Debora Felici . Puntualmente la Presidente del CNF L'avvocatura oggi è ben consapevole che il suo ruolo e la sua funzione non possono e non devono esaurirsi nella giurisdizione e nel processo, ma proprio nella giurisdizione e nel processo non intendono abdicare alla loro infungibile funzione . L’avvocatura oggi è però divisa tra una aristocrazia reddituale, che detiene la maggioranza del PIL forense, e un proletariato forense, distribuito prevalentemente al sud, che non ce la fa più. Basta guardare i numeri della avvocatura 2021 per rendersene conto. immagine I numeri dell’avvocatura 2021 , Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, Ufficio Attuariale . Non c’è un problema di accesso alla professione ma di accesso al reddito forense e qui le cause sono molteplici. Diceva Aristotele che Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono . Io che invece esisto, nonostante i miei detrattori che addirittura mi rimproverano di non aver fatto nel 2007 la riforma perfetta, segnalo che Cassa Forense ha oggi due problemi previdenziali esiziali demografia e redditività della professione. CF non ha i poteri per risolverli spettando al legislatore nazionale farsene carico. E’ inutile girarci attorno ci sono centomila iscritti in eccesso ai quali lo Stato, che si è servito dell’area legale e di CF come area di parcheggio di laureati in giurisprudenza, deve trovare una diversa collocazione. Per quanto riguarda la redditività della professione spetta a CNF, COA e OCF, d’intesa con il Legislatore, ridisegnare il presente e futuro della professione rimuovendo gli ostacoli che impediscono l’accesso al reddito. Cassa Forense può fare tutte le riforme che vuole ma saranno solo pannicelli caldi se non si risolvono i due temi sopra indicati che sono esplosi dopo il 2007, se vogliamo dirla tutta. Nel 2007, infatti, gli iscritti in CF erano 136.818. Diversamente meglio rientrare in INPS prima che sia troppo tardi.