RASSEGNA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO

SEZ. V JUGHELI ED ALTRI C. GEORGIA 13 LUGLIO 2017, RIC.38342/05 INQUINAMENTO ATMOSFERICO CENTRALE ELETTRICA TUTELA DELLA SALUTE. La CEDU detta i criteri per il risarcimento del danno da immissioni nocive. La centrale Tboelectrocentrali , in attività dal 1939 al 2001, era considerata altamente inquinante ed un rischio per la loro salute e benessere vivendo a 4 metri dalla stessa. Tutte le azioni d’indennizzo, in ogni grado, furono vane. Ravvisata una violazione dell’articolo 8 Cedu solo per gli altri ricorrenti, mentre la posizione di Jugheli è stata radiata dal ruolo. Pur non esistendo un diritto ad un ambiente pulito e tranquillo le autorità interne dovranno adottare ogni misura atta a tutelarlo per garantire a tutti un ambiente salubre, cosa di fondamentale importanza in una società sempre più moderna, rumorosa ed inquinante. I danni da immissioni rumori, odori, elettrosmog etc. devono essere valutati di caso in caso, seppure devono essere fissati valori minimi di tollerabilità. Si dovrà tenere conto dell’età, della professione, dello stile di vita del richiedente l’indennizzo e di come l’intensità ed il prolungarsi dei lamentati fastidi influiscano sulla sua psiche e salute si noti come sia perfettamente in linea con la nostra prassi costante Dzemyuk c. Ucraina del 4/9/14, Ledyayeva ed altri c. Russia del 20/10/06 ed Hutton ed altri c. Regno Unito [GC] del 2003 . Come base per provare e calcolare i danni si possono prendere studi scientifici e dossier anche internazionali. Nella fattispecie c’era stato un forte incremento di malattie cardio-vascolari e di altre patologie dovute all’impatto dell’elettrosmog, sì che lo Stato è venuto meno ai suoi doveri di cura e protezione interferendo illecitamente sulla salute e sulla serenità familiare dei ricorrenti. SEZ. II CASO MARUNIC C. CROAZIA 28 MARZO 2017, RIC.51706/11 LICENZIAMENTO ILLECITO CRITICHE AL DATORE A MEZZO STAMPA TUTELA DEL LAVORO E DELLA LIBERTÀ D’ESPRESSIONE. L’esercizio del diritto di replica e di rettifica alle accuse a mezzo stampa non può mai legittimare un licenziamento. Impiegata era stata anche direttrice della stessa in una municipalizzata rispose alle dure accuse del sindaco, lanciate da un giornale locale, con un altro articolo sullo stesso quotidiano, evidenziando che i problemi di bilancio e la gestione irregolare erano attribuibili al Comune ed al suo servizio legale. Ritenendo che ciò ledesse l’immagine della PA e soprattutto della municipalizzata fu licenziata senza preavviso in primo grado ottenne il reintegro, ma la S.C. e la Corte Costituzionale giudicarono il licenziamento lecito e giustificato dalla lesione conseguente al suo articolo. Riconosciuta una violazione dell’articolo 10 Cedu. In questi casi, dovendosi tutelare il lavoratore che ha esercitato i diritti di critica e rettifica, fermo restando il rispetto dei suoi doveri di lealtà e di riservatezza, si dovranno vagliare alcuni elementi alla base del contestato articolo il reale movente dietro questa azione del dipendente, la veridicità delle informazioni divulgate, mezzi più discreti ed efficaci per divulgare gli illeciti che intende divulgare ed i danni subiti dal datore. Infatti il diritto di critica e la libertà d’espressione possono incontrare limiti proprio nel rispetto di tali doveri e nel non ledere la reputazione aziendale e/o del datore. Nella fattispecie era lecita perché si trattava di una replica volta a difendere la propria reputazione professionale ed a rendere noti gli illeciti commessi dall’ente e dal sindaco accusatore rientrava nel limite della critica ammissibile, sì che il licenziamento era illegittimo, costituendo un’interferenza nella sua libertà d’espressione arbitraria, sproporzionata e non necessaria in un società democratica.