Processo telematico come risorsa e non come fattore di rallentamento: lo dice il CSM

All’incontro finalizzato alla condivisione delle buone pratiche organizzative e alla promozione dell’innovazione negli uffici giudiziari, organizzato dal CSM, il presidente della Settima Commissione Consiliare, Francesco Cananzi, ha espresso l’auspicio di cambiare le regole del processo civile telematico al fine di renderlo una risorsa utile ad ottenere la ragionevole durata del processo nell'interesse dei cittadini, sottolineando altresì la necessità di dotarsi di maggiori risorse, sia amministrative che informatiche.

Ragionevole durata del processo. Il presidente della Settima Commissione Consiliare, Francesco Cananzi, concludendo la quattro giorni di incontri organizzata dal Consiglio Superiore della Magistratura sul tema caldo e attuale del futuro del processo telematico, civile e penale, ha sottolineato la necessità di utilizzare questo strumento in modo da renderlo una risorsa per garantire la ragionevole durata del processo e non un fattore di rallentamento all’interno di un sistema già di per sé lento e confuso. All’incontro hanno preso parte oltre trecento magistrati tra referenti distrettuali per l’informatica e magistrati di riferimenti per il settore civile e penale. Servono più risorse. Cananzi, ha poi voluto riconoscere il grande lavoro del Consiglio in questa fase di transizione che porterà ad una grande evoluzione del sistema e del servizio giustizia e ha illustrato i nuovi strumenti in uso al CSM che si sta dotando di un nuovo sito web che semplificherà le procedure nel segno di una maggiore efficienza e celerità . Per far fronte all’ambiguità di un sistema non ancora completamente efficiente, ha continuato Cananzi, occorrono maggiori risorse, più personale amministrativo e più strumenti informatici, perché nonostante gli sforzi del Ministero e nonostante la magistratura e l'avvocatura abbiano fatto la propria parte per l’attuazione e la diffusione del processo civile telematico, non si può dire ancora di essere nelle condizioni di piena operatività. L’'informatica è solo un mezzo a disposizione della giurisdizione e non può e non deve limitare l'autonomia del giudice , ha statuito il presidente della Settima.