Come valutare il tenore di vita goduto durante il matrimonio

In tema di assegno di mantenimento, il contributo deve tendere al mantenimento del tenore di vita goduto dal coniuge durante la convivenza matrimoniale. Indice di tale tenore può essere anche l’attuale disparità di posizioni economiche tra i coniugi.

E’ stato così deciso dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 23088, depositata il 30ottobre 2014. Il caso. La Corte d’appello, in un procedimento di divorzio, confermava la sentenza di primo grado, stabilendo l’assegno di mantenimento a favore della moglie. Ricorreva per cassazione la donna stessa. Da considerare il tenore di vita goduto in seno al matrimonio. La Cassazione non ha ravvisato nessuna violazione di legge ed ha ricordato, quanto all’assegno per il coniuge, che l’assegno deve tendere al mantenimento del tenore di vita da questo goduto durante la convivenza matrimoniale, anche se indice del predetto tenore di vita può essere l’attuale disparità di posizioni economiche tra i coniugi Cass., n. 2156/2010 . Le condizioni economiche devo essere considerate in concreto. La ricorrente propone con il suddetto ricorso profili e situazioni di fatto insuscettibili di controllo in questa sede, a fronte di una sentenza caratterizzata da motivazione adeguata e logica. Infatti la Corte d’appello ha considerato la consistenza del patrimonio immobiliare del marito, ma ha anche accertato che il patrimonio stesso forniva redditi estremamente scarsi, sicché questi non potevano incidere in modo decisivo sul tenore di vita familiare, mentre i redditi della moglie erano analoghi a quelli del marito. D’altra parte, è pacifico in sede di legittimità che le condizioni economiche delle parti vanno considerate in concreto e non sulla base di un apprezzamento soltanto probabilistico Cass., n. 7117/2006 . Sulla base di tali argomenti, la Cassazione rigetta il ricorso.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile 1, ordinanza 8 luglio – 30 ottobre 2014, n. 23088 Presidente Di Palma – Relatore Dogliotti In un procedimento di divorzio tra G.M. e K.E., la Corte d'Appello di Palermo con sentenza del 21/11/20119 confermava la sentenza del 29/12/2009 del locale Tribunale, in punto assegno per la moglie. Ricorre per cassazione la moglie. Resiste con controricorso la madre esercente la potestà genitoriale sulla figlia minore del marito della ricorrente, nelle more processuali deceduto. La ricorrente ha depositato memoria difensiva. Non si ravvisano violazioni di legge. Quanto all'assegno per il coniuge, per giurisprudenza ampiamente consolidata, l'assegno deve tendere al mantenimento del tenore di vita da questo goduto durante la convivenza matrimoniale, anche se indice del predetto tenore di vita può essere l'attuale disparità di posizioni economiche tra i coniugi Cass. N. 2156 del 2010 . In sostanza la ricorrente propone profili e situazioni di fatto, insuscettibili di controllo in questa sede, a fronte di una sentenza caratterizzata da motivazione adeguata e non illogica. Non è vero che la Corte di Appello non abbia considerato la consistenza del patrimonio immobiliare del marito, ma essa ha accertato che il patrimonio stesso forniva redditi estremamente scarsi e dunque questi non potevano incidere in modo decisivo sul tenore di vita familiare, mentre i redditi complessivi della moglie erano analoghi a quelli del marito Del resto giurisprudenza consolidata tra le altre, Cass. N. 7117 del 2006 precisa che le condizioni economiche delle parti vanno considerate in concreto e non sulla base di un apprezzamento soltanto probabilistico ad es. la possibilità di un futuro aumento del reddito, nella specie, patrimoniale . Eventuali questioni inerenti alla comunione dei beni tra i coniugi e al suo scioglimento, dovranno evidentemente prospettarsi in separata sede, e non rilevano ai fini di una eventuale determinazione dell'assegno di divorzio che, per quanto si è detto, correttamente il giudice a quo non ha attribuito. Va pertanto rigettato il ricorso. Le spese seguono la soccombenza. P.Q.M. La Corte rigetta il ricorso condanna ,ricorrente al pagamento delle spese del presente giudizio di legittimità che si liquidano in €. 2.000,00 per compensi, €. 100,00 per esborsi, oltre spese forfettarie e accessori di legge. In caso di diffusione del presente provvedimento, omettere generalità ed atti identificativi, a norma dell'art. 52 D.lgs. 196/03, in quanto imposto dalla legge.