L'arbitro di calcio è soggetto alla Corte dei Conti per responsabilità contabile

Sussiste la giurisdizione della Corte dei Conti se l'arbitro di calcio incorre in responsabilità contabile per illecito, atteso che il direttore di gara è investito di fatto di una attività avente connotazioni e finalità pubblicistiche, se non altro in quanto inserito, a pieno titolo, nell'apparato organizzativo e nel procedimento di gestione dei concorsi pronostici da parte del CONI.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, Sezioni Unite, con sentenza n. 328/19, depositata il 9 gennaio. La vicenda processuale. La Corte dei Conti, con sent. n. 597/2015, condannava in solido tra loro un arbitro di calcio iscritto all'AIA e un commissario della Commissione Arbitri Nazionale per le partite di Serie D, a risarcire il CONI per un danno erariale quantificato in Euro 271.677,07. La posta risarcitoria traeva origine dal risultato ottenuto in relazione ad un partita di calcio giocata nel giugno del 1997 e rientrante in quello che era il concorso pronostici TOTOGOL . In particolare il danno era eziologicamente riconducibile al fatto che, nonostante la partita fosse stata sospesa dall'arbitro nei minuti finali a seguito della quinta espulsione di un calciatore della squadra giocante fuori casa, il risultato valevole ai fini della combinazione vincente del succitato concorso era stato quello di 1 a 0 a favore della compagine casalinga ossia il punteggio in atto al momento della sospensione , in forza però di un secondo referto arbitrale siffatto secondo referto arbitrale era stato inviato dall'arbitro su impulso del Commissario, ove l'ultima espulsione era stata temporalmente posticipata a competizione conclusa. A livello sportivo, la Corte Federale della FIGC aveva però accertato che quest'ultima espulsione aveva determinato la sospensione della partita, e ciò norma del vigente regolamento calcistico la sospensione della partita aveva determinato un diverso risultato convenzionale ai fini del TOTOGOL , ossia 2 a 2 lo stesso della prima partita tra quelle in elenco nella relativa giornata di Campionato. Il differente risultato accertato dall'organo di giustizia sportiva aveva costretto il CONI, e da qui il danno erariale, a risarcire gli scommettitori ricorrenti interessati a far valer il risultato di 2 a 2 per un totale di circa un miliardo e mezzo di lire. Il presupposto del danno erariale ineriva la gestione delle risorse pubbliche del CONI, giacché sia l'arbitro che il Commissario, nel perpetrare le loro condotte illecite, pur non rivestendo la qualità di pubblici ufficiali, svolgevano comunque un servizio pubblico. Ricorrono per cassazione i due soccombenti. I motivi del ricorso. Entrambi i ricorrenti denunciano un vizio inerente l'erronea affermazione della giurisdizione del giudice contabile. Quanto al rapporto tra arbitro e CONI, la tesi difensiva sostiene l'insussistenza di una relazione funzionale tra il presunto autore dell'illecito e l'ente pubblico che ha patito il paventato danno il direttore di gara, infatti, sarebbe estraneo alla struttura organizzativa della P.A. e soprattutto rispetto alla gestione pronostici . La decisione delle SS.UU Le Sezioni Unite della Suprema Corte rigettano il ricorso ritenendolo infondato. Spiegano come sussista una giurisprudenza di nomofilachia ormai consolidata in base alla quale la responsabilità contabile sussiste in base alla relazione funzionale tra autore dell'illecito causativo del danno patrimoniale e l'ente pubblico danneggiato. Il soggetto può essere anche un privato, sulla scorta non già di un rapporto organico, bensì su quello di servizio inteso in senso lato. Invero quando il soggetto, pur estraneo alla P.A., viene investito, anche per un periodo temporale circoscritto, di fatto di una attività della pubblica amministrazione viene attratto dalla giurisdizione del giudice contabile quando commetta un atto illecito che incide sulle risorse pubbliche. In conclusione. Sulla base di questi principi l'arbitro con il suo operato illecito può arrecare un danno economico al CONI. Questi, pur non essendo un pubblico ufficiale, è associato all'AIA che è una componente della FIGC che, a sua volta, è federata al CONI. D'altra parte l'arbitro, quale direttore di gara, è colui che è chiamato ad assicurare, a tutti gli effetti, il corretto svolgimento della competizione sportiva in ossequio alle regole del gioco che non possono essere disattese in illecitamente. Ed ancora il referto di gara costituisce, in questo contesto sportivo, l'atto ufficiale che contiene i resoconti dei fatti salienti della partita e attesta il risultato, da cui discendono, per ciò che qui interessa, le vincite con riguardo ai concorsi pronostici. In definitiva l'arbitro, in questo alveo, è investito di fatto di una attività a connotazioni pubblicistiche, giacché è inserito nell'apparato organizzativo e nel procedimento di gestione dei concorsi pronostici del CONI. L'aver inciso e pregiudicato illecitamente sull'impiego di risorse pubbliche fa sì che si configuri una sua responsabilità contabile e quindi il radicamento della giurisdizione della Corte dei Conti.

Corte di Cassazione, sez. Unite Civili, sentenza 13 febbraio 2018 – 9 gennaio 2019, n. 328 Presidente Mammone – Relatore Virgilio Fatti di causa 1.1. Con sentenza n. 597 del 2015, depositata il 12 novembre 2015, la Corte dei conti, terza sezione giurisdizionale centrale d’appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, ha condannato, in solido, M.S. e D.P. , nelle rispettive qualità di arbitro di calcio iscritto all’AIA Associazione Italiana Arbitri e di commissario della CAN D Commissione Arbitri Nazionale per le partite di serie D , al risarcimento in favore del CONI del danno erariale determinato in Euro 271.677,07, in relazione alla partita giocata il omissis tra il e il , il cui risultato rientrava tra quelli rilevanti per il concorso pronostici Totogol . 1.2. Il giudice d’appello ha premesso, in sintesi, che il danno era derivato dal fatto che, nonostante la partita fosse stata sospesa dall’arbitro M. nei minuti finali a seguito della quinta espulsione di un calciatore del e ciò a norma di regolamento, che prevede un minimo di sette giocatori per squadra , il risultato considerato ai fini della combinazione vincente del predetto concorso pronostici era stato quello di 1 a 0 in favore del punteggio in atto al momento della sospensione , in base a un secondo referto arbitrale inviato dal M. , su impulso del D. , nel quale l’ultima espulsione era stata collocata temporalmente a partita già conclusa. Una volta accertato dalla Corte federale della FIGC che la partita era stata invece sospesa, il CONI aveva provveduto a risarcire, per un totale di circa un miliardo e mezzo di lire, tutti quei partecipanti al concorso Totogol che avevano presentato ricorso, essendo interessati a far valere l’avvenuta sospensione della gara ed il conseguente diverso risultato convenzionalmente previsto in tal caso dal regolamento del concorso, cioè lo stesso della prima partita tra quelle in elenco nella relativa giornata nella specie, 2 a 2 . 1.3. La Corte ha osservato, in primo luogo, per quanto qui ancora rileva, che nessuno degli appellanti aveva formulato riserva d’appello - né proposto appello immediato - nei confronti della sentenza non definitiva con la quale il giudice di primo grado aveva dichiarato la propria competenza territoriale e sospeso il giudizio in attesa dell’esito del processo penale a carico del M. , così affermando implicitamente l’esistenza della giurisdizione contabile poi espressamente dichiarata nella sentenza appellata , con formazione del giudicato implicito sul punto. Ha poi aggiunto, nel merito, che la giurisdizione contabile va rinvenuta essenzialmente in relazione al fatto che la condotta ascritta agli appellanti ineriva la gestione di un concorso pronostici da parte del CONI, ossia un’attività che traeva con sé l’uso di risorse pubbliche circostanza della quale gli appellanti, pur non rivestendo la qualità di pubblici ufficiali, erano senz’altro consapevoli nel momento in cui perpetrarono le condotte illecite . 2. Avverso la sentenza M.S. e D.P. propongono distinti ricorsi per cassazione, ai quali resiste con controricorsi il Procuratore generale presso la Corte dei Conti. Ragioni della decisione 1.1. Con il primo motivo dei due ricorsi aventi contenuto sostanzialmente identico e dei quali quello del M. , notificato per primo, assume natura ed effetti di ricorso principale e quello del D. , indipendentemente dalla forma assunta e ancorché proposto in via autonoma, si converte in ricorso incidentale , è denunciata la violazione dell’art. 103 Cost., comma 2 - in relazione all’art. 111 Cost., comma 8, art. 362 c.p.c. e della L. n. 20 del 1994, art. 1, comma 4 è oggetto di censura la sentenza impugnata là dove il giudice a quo ha ritenuto che si fosse formato il giudicato implicito sulla giurisdizione, in mancanza di formulazione di riserva di appello o di proposizione di appello immediato nei confronti della pronuncia non definitiva con la quale il giudice di primo grado aveva dichiarato la propria competenza territoriale. 1.2. Con il secondo motivo, i ricorrenti, denunciando la violazione delle medesime norme sopra indicate, lamentano, nel merito, l’erroneità dell’affermazione della giurisdizione del giudice contabile. Osservano, in sintesi, che non solo l’arbitro non riveste la qualifica di pubblico ufficiale, ma che, al fine della configurabilità della responsabilità contabile, sicuramente manca, nella fattispecie, alcuna relazione funzionale tra l’autore dell’illecito e l’ente pubblico che ha subito il danno e ciò pur nell’accezione più lata di rapporto di servizio, atteso che l’arbitro è soggetto estraneo alla struttura organizzativa della P.A. e si trova ad operare, rispetto alla gestione pronostici , nel quadro di un mero ed occasionale rapporto libero professionale svolto per altre precipue finalità, con conseguente evidente difetto di giurisdizione della Corte dei Conti. Col terzo motivo, infine, la censura viene riproposta sotto il profilo del difetto di motivazione. 2.1. A fronte di una duplice ratio relativa alla giurisdizione, contenuta nella sentenza impugnata, il collegio ritiene di esaminare il secondo motivo di ricorso, che investe il fondo della questione di giurisdizione. 2.2. Costituisce principio consolidato nella giurisprudenza di queste sezioni unite quello in virtù del quale è idonea a radicare la responsabilità contabile l’esistenza di una relazione funzionale tra l’autore dell’illecito causativo di danno patrimoniale - che ben può essere un soggetto privato - e l’ente pubblico danneggiato e tale relazione è configurabile non solo in presenza di un rapporto organico, ma anche quando sia ravvisabile un rapporto di servizio in senso lato, in quanto il soggetto, pur se estraneo alla P.A., venga investito, seppure in modo temporaneo e anche di fatto, dello svolgimento di una data attività della pubblica amministrazione. La giurisdizione del giudice contabile sussiste, quindi, tutte le volte in cui fra il soggetto danneggiante e l’amministrazione o l’ente pubblico danneggiato sia ravvisabile un rapporto, non solo d’impiego in senso proprio e ristretto, ma di servizio, per tale intendendosi una relazione funzionale in virtù della quale tale soggetto, per l’attività svolta continuativamente, debba ritenersi inserito, ancorché temporaneamente e anche in via di fatto, nell’apparato organizzativo e nell’iter procedimentale dell’ente, sì da rendere il primo compartecipe dell’operato del secondo cfr., nei sensi anzidetti, tra altre, Cass., Sez. U., 24/11/2009, n. 24671 21/5/2014, n. 11229 16/7/2014, n. 16240 19/12/2014, n. 26942 24/3/2017, n. 7663 . 2.3. Sulla base di tali principi, devono ritenersi pienamente ravvisabili nella condotta tenuta dai ricorrenti i requisiti per la configurazione della loro responsabilità contabile in ordine al danno economico subito dal CONI nella vicenda in esame. 2.4. L’arbitro di calcio non è pubblico ufficiale è associato all’AIA Associazione italiana arbitri , la quale è componente della FIGC Federazione italiana giuoco calcio, associazione con personalità giuridica di diritto privato , a sua volta federata al CONI Comitato olimpico nazionale italiano, ente pubblico non economico . Quel che essenzialmente rileva, ai fini che qui interessano, è che l’arbitro, nell’esercizio della sua funzione, dirige e controlla le gare, è cioè colui che è chiamato ad assicurarne, a tutti gli effetti, il corretto svolgimento nell’osservanza del regolamento di gioco. La compilazione del referto di gara costituisce, in tale contesto, un elemento fondamentale, in quanto è l’atto ufficiale che contiene il resoconto dei fatti salienti della partita e attesta il suo risultato, con le relative conseguenze anche con riguardo ai concorsi pronostici e alle connesse vincite. Ne consegue, contrariamente a quanto sostenuto dai ricorrenti, che l’arbitro è investito di fatto di un’attività avente connotazioni e finalità pubblicistiche, se non altro in quanto inserito, a pieno titolo, nell’apparato organizzativo e nel procedimento di gestione dei concorsi pronostici da parte del CONI, con il connesso impiego di risorse pubbliche sussiste, pertanto, quella relazione funzionale e quella compartecipazione con l’ente pubblico sopra indicate, idonee a configurare la responsabilità contabile e quindi a radicare la giurisdizione della Corte dei Conti. 3. Il motivo è, pertanto, infondato resta assorbita ogni altra censura. 4. I ricorsi vanno, in conclusione, rigettati. 5. Non v’è luogo a provvedere sulle spese, in ragione della qualità di parte solo in senso formale del Procuratore generale presso la Corte dei Conti. P.Q.M. La Corte rigetta i ricorsi. Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte dei ricorrenti, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma dello stesso art. 13, comma 1-bis.