Tardività dell’impugnazione in caso di doppio ricorso per cassazione

La notifica di un primo ricorso per cassazione non preclude la possibilità di proporne uno successivo, ma in tal caso dalla notifica del primo decorre la certezza della conoscenza legale del deposito del provvedimento impugnato e, di conseguenza, il termine breve per l’impugnazione.

Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 8066/18, depositata il 3 aprile. Il caso. Un istituto bancario promuoveva una procedura esecutiva nei confronti di una cliente con cui aveva stipulato un contratto di mutuo e del terzo datore di ipoteca. A tale procedura si opponevano i due debitori esecutati, di cui la mutuataria intraprendeva anche un separato giudizio per la dichiarazione di nullità del contratto di mutuo su cui si basava la procedura esecutiva. Il Tribunale di Latina, dopo aver riunito le cause, accoglieva solo parzialmente l’opposizione con sentenza impugnata dinanzi alla Corte d’Appello di Roma che dichiarava però l’inammissibilità del gravame per tardività non applicandosi ai giudizi di opposizione all’esecuzione la sospensione feriale dei termini. La questione giunge dunque dinanzi alla Corte di Cassazione su ricorso dei due debitori esecutati che lamentano l’erroneità della dichiarazione di inammissibilità del gravame. Avendo difatti l’appello ad oggetto due cause riunite tra loro diverse, una di opposizione all’esecuzione e l’altra di nullità del contratto del mutuo fondiario, la sospensione feriale avrebbe dovuto applicarsi ugualmente a tutte le cause. Tardività. Il Collegio dichiara il ricorso inammissibile. Sottolineando che un primo ricorso avverso la sentenza d’appello era stato tempestivamente notificato, mentre un secondo ricorso era stato notificato tardivamente, la Corte non entra nemmeno nel merito della questione relativa all’applicabilità della sospensione feriale dei termini oggetto delle doglianze. La giurisprudenza afferma infatti costantemente che la notifica del primo ricorso non preclude la possibilità di proporne uno successivo, ma in tal caso dalla notifica del primo decorre la certezza della conoscenza legale del deposito del provvedimento impugnato e, di conseguenza, il termine breve per l’impugnazione, termine nella specie ampiamente decorso al momento della proposizione del secondo ricorso . In conclusione la Corte dichiara inammissibile il ricorso e condanna in solido i ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di cassazione.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 3, ordinanza 30 gennaio – 3 aprile 2018, n. 8066 Presidente Amendola – Relatore Cirillo Fatti di causa 1. La Banca di Roma, avendo stipulato un contratto di mutuo fondiario con L.A. , promosse una procedura esecutiva, davanti al Tribunale di Latina, nei confronti di costei e di M.A. , quale terzo datore di ipoteca. A tale procedura esecutiva si opposero M.A. e L.A. , chiedendo che venissero conteggiate le somme incassate dalla Banca da parte di società di assicurazione a seguito di polizze sinistri aperte sul fabbricato. La L. , poi, intraprese un separato giudizio nei confronti della medesima Banca per sentire dichiarare la nullità del contratto di mutuo fondiario sulla base del quale era stata promossa la procedura esecutiva. Nei giudizi si costituì la Banca, chiedendo il rigetto delle domande. Il Tribunale di Latina provvide alla riunione delle cause e, in parziale accoglimento dell’opposizione, accertò che la S.G.C. s.r.l., cessionaria del credito, aveva diritto di agire esecutivamente per una somma minore e compensò le spese di giudizio. 2. La pronuncia è stata impugnata da M.A. e L.A. e la Corte d’appello di Roma, con sentenza del 19 maggio 2016, ha dichiarato inammissibile l’appello, condannando gli appellanti al pagamento delle spese del grado. Ha osservato la Corte territoriale che, trattandosi di un giudizio di opposizione all’esecuzione, non doveva trovare applicazione la sospensione feriale dei termini per cui, posto che la sentenza di primo grado era stata depositata l’8 settembre 2014, l’appello era da ritenere tardivo, siccome proposto con atto notificato il 21 settembre 2015. 3. Contro la sentenza della Corte d’appello di Roma ricorrono M.A. e L.A. con un unico atto affidato ad un solo motivo. Resiste con controricorso la CAF s.p.a., quale ulteriore cessionaria del credito. Il ricorso è stato avviato alla trattazione in camera di consiglio, sussistendo le condizioni di cui agli artt. 375, 376 e 380-bis cod. proc. civ., e non sono state depositate memorie. Ragioni della decisione 1. Con l’unico motivo di ricorso si lamenta, in riferimento all’art. 360, primo comma, n. 3 , cod. proc. civ., violazione e falsa applicazione degli artt. 327 e 274 cod. proc. civ., nonché dell’art. 1 della legge 7 ottobre 1969, n. 742. Sostengono i ricorrenti che l’appello aveva ad oggetto due cause riunite tra loro diverse, l’una di opposizione all’esecuzione e l’altra di nullità del contratto di mutuo fondiario. Doveva pertanto trovare applicazione la giurisprudenza secondo cui, in presenza di più cause delle quali una sola di natura esecutiva, la sospensione feriale dei termini si applica ugualmente a tutte, in nome dell’unicità dei termini per l’impugnazione. 2. Il ricorso è inammissibile. Come la società controricorrente ha eccepito, gli odierni ricorrenti hanno notificato un primo ricorso avverso la sentenza della Corte d’appello di Roma qui in esame, in data 14 luglio 2016, non iscritto a ruolo come risulta dall’attestazione della cancelleria di questa Corte quel ricorso fu notificato a mani del difensore avv. Fioretti. Ne consegue che il ricorso odierno, notificato il 20 novembre 2016, è tardivo in quanto, per pacifica giurisprudenza, la notifica del primo ricorso non preclude la possibilità di proporne uno successivo, ma in tal caso dalla notifica del primo decorre la certezza della conoscenza legale del deposito del provvedimento impugnato e, di conseguenza, il termine breve per l’impugnazione, termine nella specie ampiamente decorso al momento della proposizione del secondo ricorso. Tale conclusione rende irrilevante la questione dell’applicabilità o meno della sospensione feriale dei termini, perché l’odierno ricorso sarebbe tardivo anche facendo applicazione di detta sospensione, posto che nel 2016 essa era ormai stabilita nella misura di trentuno giorni. 3. Il ricorso, pertanto, è dichiarato inammissibile. A tale esito segue la condanna dei ricorrenti, in solido, al pagamento delle spese del giudizio di cassazione, liquidate ai sensi del d.m. 10 marzo 2014, n. 55. Sussistono inoltre le condizioni di cui all’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, per il versamento, da parte dei ricorrenti, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso. P.Q.M. La Corte dichiara inammissibile il ricorso e condanna i ricorrenti in solido al pagamento delle spese del giudizio di cassazione, liquidate in complessivi Euro 2.200, di cui Euro 200 per spese, oltre spese generali ed accessori di legge. Ai sensi dell’art. 13, comma 1 - quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte dei ricorrenti, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso.