La befana ci ha portato la proposta del CNF per il piano nazionale di ripresa e resilienza

Il Report è composto di 35 cartelle di osservazioni corredate di 4 allegati, di altre cartelle di proposte con altri 2 allegati. La prima osservazione è che la base non ne sapeva nulla e quando la base è formata di 250 mila avvocati, la cosa diventa significativa ma andiamo avanti.

Nella premessa è dato leggere La nostra professione ha vissuto anni di alta considerazione sociale, di benessere economico, di diffuso rispetto delle regole deontologiche, anni nei quali siamo riusciti ad affermare il nostro ruolo, l’importanza della tutela dei diritti. Non sono, purtroppo, questi, quegli anni da tempo ormai assistiamo ad una costante opera denigratoria della nostra professione, bollata come inutile e parassitaria, alla derisione della deontologia quasi che si trattasse di qualcosa di diverso dalla nostra stessa professionalità , ad un sempre più diffuso e preoccupante impoverimento dell’Avvocatura e, con tutto ciò, all’inevitabile e conseguente compromissione dei diritti dei Cittadini, nostri assistiti. In questi anni difficili, di buio etico, in cui troppo spesso viene premiata la disinvoltura e l’avidità e negletta la correttezza, il rispetto dell’altrui pensiero e del contraddittorio, è fondamentale che l’Avvocatura sia coesa nella difesa di quelli che sono i nostri valori, che sono sì quelli di un tempo ma che devono essere anche quelli di oggi e quelli di domani rivisti, ma non compromessi dalle nuove regole di un mondo che è cambiato. È, pertanto, necessario che l’Avvocatura riacquisisca, nell’ambito del c.d. mondo giudiziario”, il ruolo che le compete, ponendosi così, con autorevolezza, al centro delle proposizioni ed interlocuzioni con le altre componenti della Giurisdizione e non. Per poter fare questo, occorre partire dalla affermazione di un principio cardine, e cioè che libertà e autonomia sono fondamentali nell’esercizio della professione forense non si tratta, infatti, di una attività certificativa né di una semplice cooperazione complementare alle funzioni esercitate dalle altre componenti della giurisdizione, ma di un ministero fondativo dello Stato di diritto là dove gli avvocati sono un semplice completamento, là dove non possono esprimere la loro voce, là dove vi sono limiti all’espletamento della loro funzione non vi è democrazia. Ciascuno, però, deve fare la sua parte . Il primo a fare la sua parte dovrebbe essere proprio il CNF che da anni ha proclamato l’illegalità di diversi suoi componenti tant’è vero che la questione pende ancora avanti la Corte di Appello di Roma. Non si può sempre guardare nel giardino degli altri e mai nel proprio. Per essere credibile, in queste proposte, il CNF avrebbe dovuto affrontare da tempo il problema dell’ineleggibilità di molti suoi componenti, cosa che non ha fatto arrivando addirittura alla acclamazione dell’illegalità. Già questo rende poco credibile la ripresa e la resilienza. Andava invece affrontato, in prima battuta, il ruolo, a mio giudizio obsoleto, dei COA, del CNF e OCF. Nulla di tutto ciò è dato rinvenire nel Report del CNF nel quale vi sono certamente idee e proposte tali da coinvolgere l’intera avvocatura italiana. Ma i problemi urgenti da affrontare oggi sono - la numerosità degli iscritti - il sostegno al reddito dell’avvocatura italiana. -la questione previdenziale Su tali questioni ho già espresso più volte il mio pensiero nel senso che con il Recovery Plan si possono trovare le risorse per contenere i numeri dell’avvocatura italiana e per il sostegno al reddito cosi da rinvigorire la tutela previdenziale e assistenziale, oggi a rischio grave. Nel suo Report il CNF, alla pag. 74, affronta peraltro i problemi così scrivendo Dai dati diffusi da Cassa forense relativi all’anno 2018 risulta che un numero non trascurabile di iscritti agli Albi forensi non ha ricavato nulla dallo svolgimento della propria attività professionale ed ha pertanto dichiarato reddito pari o inferiore a zero si tratta del 6,9% degli iscritti, ovvero 15.581 professionisti ben 58.105 invece, ossia il 25,8% dei dichiaranti, hanno prodotto un reddito inferiore al limite minimo stabilito per accedere ad agevolazioni contributive pari a euro 10.300 . Contribuire alla ricollocazione di tali soggetti – mediante adeguata selezione – attraverso piani triennali o quinquennali di inserimento nell’ufficio per il processo permetterebbe di creare nuova occupazione e di contribuire alla razionalizzazione degli impegni della Cassa previdenziale. Tali soggetti, durante il periodo di impegno presso la struttura giudiziaria, verrebbero cancellati dall’albo con possibilità di reiscrizione al termine del periodo, con agevolazioni sulla ricucitura previdenziale che nel triennio/quinquennio potrebbe essere agganciata alla gestione separata Inps . La realtà è che in sofferenza reddituale vi sono non meno di 120 mila avvocati ivi compresi i fantasmi, cioè cloro che nemmeno inviano il Modello 5, e quindi il problema è molto più vasto di quanto indicato sopra. Un tanto per riportare al centro della discussione anche la persona dell’avvocato oltre la persona in genere e il suo bisogno di tutela attraverso l’efficienza dei processi e la competenza degli operatori del settore. Per l’accesso alla professione, la specializzazione e formazione permanente vi rinvio alle pag. 91 e 93 del Report. Invito tutti a leggere il Report del CNF con i suoi allegati.

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