Legal marketing, il futuro della professione forense: intervista con il Presidente di AIGA

La rubrica di Diritto e Giustizia dedicata al legal marketing si arricchisce con un ciclo di video-interviste a personaggi di spicco nel mondo forense per fare il punto sulla materia. Ad inaugurare l’iniziativa è il Presidente di AIGA, avv. Antonio de Angelis che dichiara io credo che i giovani avvocati debbano guardare con grande interesse al tema del Legal Marketing perché costituisce, a mio avviso, il futuro della nostra professione .

BIARELLA Un cordiale, un cordialissimo benvenuto sulle pagine e sugli schermi di Diritto e Giustizia ad Antonio De Angelis, Presidente Nazionale AIGA, Associazione Italiana Giovani Avvocati. Benvenuto Presidente. DE ANGELIS Grazie, grazie. BIARELLA Grazie per essere con noi in questa nuova iniziativa promossa dalla rubrica Legal Marketing #professionalmenteevolvere, dove faremo, ed esordiamo oggi, un ciclo di video-interviste a personaggi di spicco nel mondo forense, per fare il punto su questa materia di origine statunitense che sta lentamente approdando in Italia e che, appunto, è il Legal Marketing. Dunque, iniziamo subito con la prima domanda. Presidente, abbiamo visto proprio in questi ultimissimi giorni che AIGA, dopo il 10 novembre, quando il Ministro della Giustizia Bonafede ha firmato il decreto col quale si rinviano le prove scritte per l’esame di avvocato a una data da destinarsi, e che comunque sarà calendarizzata a primavera 2021, quindi, AIGA ha fatto una proposta assolutamente in linea con quelle che sono le esigenze sanitarie del momento. Ma, al di là del merito della proposta, io vorrei capire come si attua la comunicazione AIGA, nel senso che questa notizia non solo è arrivata agli iscritti ma anche a tutti gli appartenenti alla categoria forense. Rimpallata e condivisa sui social, approdata anche nei canali istituzionali di informazione giuridica. Vorrei sapere se, all’interno di AIGA, c’è un ufficio stampa o comunque un personale addetto alla comunicazione e, soprattutto, se sono avvocati oppure degli agenti esterni che si occupano di web marketing e web communication? DE ANGELIS Sì, ma in realtà, diciamo, è un’attività fai da te”, perché noi abbiamo un ufficio stampa, ma è un ufficio stampa interno composto da quattro avvocati, anzi da quattro avvocate, o avvocatesse. Perché è un ufficio tutto al femminile, che funziona, devo dire molto bene, perché sono tutte colleghe molto capaci, diciamo esperte di comunicazione e che, quindi, riescono a veicolare molto bene quelli che sono i nostri comunicati stampa, e quelli che sono, più in generale, i nostri messaggi. Messaggi che passano soprattutto attraverso i social, che ormai costituiscono la principale modalità di informazione. Quindi abbiamo una pagina Facebook piuttosto attiva, piuttosto vivace, con oltre 23 mila contatti e, quindi, insomma, tanti sono i colleghi, soprattutto colleghi, che ci seguono. Quindi, le notizie, prima passano attraverso la pagina Facebook, vengono veicolate sotto forma di comunicato stampa dal nostro ufficio stampa interno, ai canali di comunicazione istituzionali ordinari. E poi, devo dire, che quasi sempre riescono a trovare un riscontro negli organi di informazione, sia online che cartacei, soprattutto quelli di settore, Il Sole 24 Ore, Italia Oggi, e poi insomma, tutte le riviste che si occupano di temi collegati alla politica forense e alle problematiche forensi, ecco. BIARELLA Benissimo, benissimo, sono degli avvocati che nella loro storia, nella loro esperienza, si sono specializzati in comunicazione e, quindi anche in marketing. Ma sono state attivate delle iniziative formative sul Legal Marketing da parte di AIGA? DE ANGELIS Sì, sì, è un tema quello del Legal Marketing a cui noi guardiamo con grande interesse. Io credo che i giovani avvocati debbano guardare con grande interesse al tema del Legal Marketing perché costituisce, a mio avviso, il futuro della nostra professione. Noi non dobbiamo guardare con diffidenza anche a questi strumenti. Io continuo, anche oggi, a percepire grande diffidenza dell’avvocatura rispetto al tema del marketing. Chi si propone attraverso questi strumenti spesso viene guardato con diffidenza ma, soprattutto da parte di alcuni colleghi, magari un po’ più avanti con l’età, che quindi non hanno avuto bisogno di utilizzare questi strumenti. Insomma, vengono guardati male, ma io credo che però, insomma il mondo sia cambiato e pensare di poter svolgere la professione forense con le modalità con cui veniva svolta 50, o 100, o 200 anni fa, credo che sia davvero fuori dal tempo, occorre prendere atto dell’esistenza dei social, prendere atto dell’esistenza della rete, prendere atto del fatto che più o meno tutto ormai passa attraverso la rete e, quindi, insomma, rassegnarsi a questa idea, anche per chi ha delle difficoltà a rassegnarsi, e cercare di gestire la cosa facendolo chiaramente, sempre nel rispetto del Codice Deontologico, nel rispetto della dignità e del decoro della nostra professione. Ma io credo che si possa svolgere la nostra professione con dignità e con decoro anche utilizzando il marketing, utilizzando la rete per promuoversi. Non è una parolaccia, la promozione, la pubblicità, non è una parolaccia insomma. BIARELLA Ma infatti proprio qui volevo arrivare, cioè ai nostri due pilastri, che sono all’articolo 17 e 35 del Codice Deontologico Forense che, negli ultimissimi tempi, sono stati oggetto, bersaglio, di varie interpretazioni da parte del CNF. Dopo la modifica a seguito del Decreto Bersani, che ha aperto le porte alla pubblicità dei professionisti, più volte il nostro organo forense, il CNF, si è dovuto pronunciare intorno a questi articoli su varie situazioni. Quindi ha messo ulteriori paletti, nel senso che la pubblicità dell’avvocato non deve essere autocelebrativa, non deve essere comparativa, e via dicendo. Secondo te, Antonio, tutto questo limita fortemente l’avvocato? C’è bisogno di una maggiore apertura, a livello proprio deontologico, su questo settore? DE ANGELIS In realtà l’attuale formulazione degli articoli 17 e 35, soprattutto dell’articolo 35, dopo la riforma che ha subìto nel 2015, offre molte possibilità. Il problema a cui facevo cenno prima è che molti avvocati non lo sanno, non lo conoscono, continuano a pensare che anche soltanto aprire un sito internet sia vietato, o che esistano chissà quali paletti. Non c’è nessun paletto. Così come c’è la piena possibilità da parte degli avvocati di utilizzare anche la rete, e i social, a scopo promozionale. Le pagine Facebook degli avvocati sono ancora troppo poche. C’era un sondaggio di qualche mese fa che diceva che oltre l’80% degli studi legali non hanno ancora un sito internet. Ecco, voi trovate un’azienda in Italia che non abbia un sito internet anche il negozio di scarpe, il piccolo negozio di scarpe, o il piccolo artigiano, ormai si è organizzato con un sito internet. Soltanto noi, o quasi, restiamo, diciamo affascinati, da una visione un po’ antica della professione. Quindi, per tornare alla tua domanda, Laura, il codice deontologico ormai consente più o meno di fare tutto, mette sì alcuni paletti. Penso per esempio a un paletto che a me non piace, e proprio quello dell’impossibilità di indicare, naturalmente con il loro consenso, il nome dei clienti. Io credo che su questo ci potrà, ci dovrà essere un’apertura, nei prossimi mesi, nei prossimi anni. Ma appunto, le possibilità sono comunque tante, quelle che vengono offerte dall’attuale formulazione del Codice Deontologico, bisogna conoscerlo, bisogna studiarlo, e bisogna soprattutto non avere alcun tipo di diffidenza verso questi strumenti, che possono essere strumenti molto utili, e anche strumenti idonei a creare un rapporto col cliente, che sia di maggiore trasparenza possibile. Voglio dire, oggi, quando si cerca appunto un negozio dove andare, perché si cerca un paio di scarpe, si va a guardare su internet quale è il negozio più vicino a casa che abbia quelle scarpe. Ecco, io credo che anche questo possa essere un modo, diciamo la specificazione delle proprie competenze, anche attraverso un sito internet, possa anche essere uno strumento di trasparenza nella comunicazione col proprio cliente. Io a questo credo molto, ed è per questo che, da presidente dell’AIGA ho cercato, in questo periodo, ma anche prima di assumere la presidenza dell’associazione, di diffondere nell’avvocatura questo messaggio, e l’ho fatto girando per l’Italia. Gli scorsi due o tre anni, quando ancora si poteva girare, insomma, l’ho fatto organizzando tutta una serie di convegni proprio su questo tema, quello della pubblicità nella professione forense. Ho girato l’Italia e mi sono trovato quasi sempre di fronte ad una platea di colleghi che nulla sapevano su questo argomento e che, anzi, pensavano che l’avvocato non potesse praticamente fare nulla. Così non è, ed è giusto farlo sapere. BIARELLA Passiamo oltre, facciamo un passo ulteriore anche alla luce delle specializzazioni forensi e, in questo contesto, io do un occhio a quella che è la realtà americana-statunitense, dove ci sono avvocati specializzati in Legal Marketing, ovvero avvocati che in outsourcing, quindi per conto di terzi, curano e gestiscono il communication plan, il marketing plan, e tutta una serie di azioni, ponendo in essere delle vere e proprie strategie, predisposte per ogni singola realtà, e quindi si occupano, per conto dei colleghi, del marketing, utilizzando strumenti assolutamente dinamici come, appunto, il blog, il social, e via dicendo. Tu come vedi, in Italia, un avvocato che si specializza in Legal Marketing, ma non per gestire la propria comunicazione, il proprio marketing, ma per conto di altri colleghi? DE ANGELIS Non ci troverei nulla di male ma credo che sia una figura che ancora in Italia sia difficile da individuare. Io non conosco nessun collega che ha scelto di dedicarsi, proprio come attività professionale, al Legal Marketing. Peccato, perché sarebbe molto utile che ad occuparsi di Legal Marketing fosse un avvocato. Perché oggi se ne occupano degli esperti di comunicazione che però, inevitabilmente, non possono riuscire a cogliere delle sfumature che soltanto alcuni avvocati possono riuscire, invece, a saper cogliere. Quindi, se si andasse a creare una figura di questo genere io credo che, a parte il fatto che avrebbe molto lavoro, no perché, come dicevo prima, sono tanti, anzi sono troppi, gli avvocati che ancora non si sono approcciati al Legal Marketing. Ma appunto, se qualcuno decidesse di occuparsi, questo è chiaro, non farebbe l’avvocato. Perché non è questo il lavoro dell’avvocato, però potrebbe avere, insomma, un buon successo, a mio avviso assolutamente. BIARELLA Con questo forse abbiamo dato uno spunto per una delle prossime proposte AIGA, perché comunque apre molti scenari che, al momento possono sembrare visionari e futuribili ma che, in realtà, come abbiamo fatto riferimento prima, all’altra parte del mondo, sono una realtà consolidata. In America i corsi di Legal Marketing o di Legal Content Marketing li troviamo all’interno delle Accademie, delle più prestigiose accademie di legge americane. Benissimo. Antonio ti ringrazio, ti ringrazio, anche per conto dei lettori e spettatori e do a tutti l’appuntamento al prossimo episodio di Legal Marketing #professionalmenteevolvere con Claudia Morelli, per parlare di comunicazione sostenibile”. Grazie, e arrivederci. DE ANGELIS Arrivederci a tutti, grazie. BIARELLA Grazie.