Il MES e il patrimonio preda

Per cercare di capire la situazione invito i lettori ad approfondire il pensiero di F. Bastiat, 1850, che ben descrive, già allora, il fenomeno della spoliazione legale e del patrimonio preda.

Il patrimonio preda o fondo preda, nel pensiero del Bastiat che aveva individuato e svelato la tecnica della spoliazione legale, è la raccolta di denaro effettuata dallo Stato o da enti pubblici in forza di normative di spoliazione legale imposte ad una collettività di saccheggiati e destinato alle élite attraverso specifiche norme. Si distingue da un qualsiasi fondo o patrimonio pubblico per la funzione specifica del patrimonio preda, o fondo preda, ossia quello di fornire un vantaggio economico alle élite che gestiscono la spoliazione legale. Ad esempio, il patrimonio dell'ente carceri, costituito dalle strutture, è funzionale al servizio, ma il patrimonio accantonato per costruire nuove carceri sulla base di una normativa che prevede l'assegnazione di lavori con prezzi enormemente superiori ai prezzi di mercato, senza controlli o con controlli inefficaci, non ha lo scopo principale nella realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, bensì nel creare una riserva da trasferire a delle élite che gestiscono il meccanismo di spoliazione legale . Nella visione del Bastiat il MES, di cui tanto si discute oggi, e che 101 economisti su Micromega hanno invitato gli italiani a starne lontani, sarebbe lo strumento ideato dalla élite europea per mettere le mani sul patrimonio delle famiglie italiane, che noi abbiamo e gli altri no. Per valutare l’entità di questo patrimonio bisogna affidarsi alla Banca d’Italia che, insieme all’ISTAT, ogni anno lo calcolano. L’ultimo report dice questo Le stime sulla ricchezza elaborate dall'Istat e dalla Banca d'Italia a oggi disponibili consentono una lettura integrata delle attività patrimoniali in possesso delle famiglie e delle società non finanziarie e della loro evoluzione nel tempo. Tenendo conto che la comparabilità internazionale è ancora imperfetta, è anche possibile il confronto con altre economie avanzate. A fine 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 9.743 miliardi di euro, 8 volte il loro reddito disponibile. Le abitazioni hanno costituito la principale forma di investimento delle famiglie e, con un valore di 5.246 miliardi di euro, hanno rappresentato la metà della ricchezza lorda. Il totale delle passività delle famiglie è stato pari a 926 miliardi di euro, un ammontare inferiore, in rapporto al reddito, rispetto agli altri paesi. Le attività finanziarie hanno raggiunto 4.374 miliardi di euro, in crescita rispetto all'anno precedente la loro incidenza sulla ricchezza netta è risultata tuttavia inferiore a quella registrata in altre economie. La ricchezza netta delle società non finanziarie è stata pari a 1.053 miliardi di euro. Il totale delle attività del settore ammontava a 4.943 miliardi di euro di cui il 63% costituito da attività non finanziarie. La componente finanziaria, in crescita dal 2013, nel 2017 è stata pari a 1.840 miliardi di euro. È diminuito, invece, il valore del patrimonio reale, rappresentato soprattutto da immobili non residenziali e impianti e macchinari. Il ricorso al finanziamento tramite titoli e prestiti è stato pari a 1.233 miliardi di euro, un ammontare contenuto nel confronto internazionale. Fonte Banca d’Italia . A questo punto, ognuno faccia le sue valutazioni.