Il futuro delle pensioni dei professionisti dipenderà dall’andamento dei mercati finanziari

Ho già iniziato a trattare il tema nel mio contributo La ricerca dell’extra rendimento e l’azzardo per gli iscritti alle Casse di previdenza” pubblicato su Diritto e Giustizia il 26 settembre 2019.

Ora però il gotha della finanza, magistralmente condotto dal prof. Alberto Brambilla di Itinerari previdenziali , ha pubblicato il quaderno di approfondimento 2020, leggibile sul relativo sito internet. Trattasi di un tomo di 90 pagine che tutti gli iscritti, obbligati per legge, alle Casse di previdenza dovrebbero metabolizzare perché illustra un deciso cambio di rotta nelle scelte strategiche degli investimenti delle risorse previdenziali. Fondamentale l’apporto del Presidente dott. Alberto Olivetti dell’ENPAM, la Cassa più grande in termini di iscritti e di risorse, presidente anche dell’ADEPP, l’Associazione che raggruppa tutte le Casse di previdenza dei professionisti italiani. Vale la pena di riportarlo nella sua interezza. 3.1 Le Casse e gli investimenti in economia reale Alberto Oliveti, Presidente AdEPP Il tema del supporto all’economia reale sta avendo forte impatto sulla politica di investimento delle Casse privatizzate e sulle dinamiche di crescita dei patrimoni. Secondo l’ultimo Report sugli investimenti Adepp, negli ultimi cinque anni il complesso di questi patrimoni è cresciuto del 32,5%, passando dai 65,6 miliardi di euro del 2013 agli 87 miliardi di euro di fine 2018. La crescita può essere ascritta essenzialmente a due fattori il saldo previdenziale positivo – sinonimo di una buona salute delle professioni nonostante la crisi economica che sta attraversando il Paese – e i rendimenti realizzati sugli investimenti, che sono stati nettamente più alti del tasso di crescita dell’economia nazionale. Le Casse, infatti, hanno assicurato una performance pari a circa l’1,4% netto annuo contabile, e molto superiore se calcolata ai valori di mercato. Rispetto al quadro descritto varieranno le dinamiche previdenziali, a causa delle tendenze che dominano lo scenario globale, e che avranno un significativo impatto economico e attuariale sulla previdenza la longevità, che comporterà un aumento della durata delle prestazioni, la rivoluzione tecnologica e la digitalizzazione, che determineranno l’obsolescenza di alcune professioni tradizionali e la globalizzazione. Queste tendenze, tra le altre, hanno imposto alle Casse una riflessione su come pianificare il futuro e cogliere nuove opportunità considerazioni alla base della scelta di investire maggiormente in quelle aree professionali, caratteristiche delle platee degli iscritti, da cui è possibile ottenere una ricaduta positiva anche sull’intero sistema Paese. Consolidato il fatto che le Casse devono assolvere la funzione prioritaria di finanziare le prestazioni previdenziali e assistenziali, gli scenari socio-economici dimostrano quanto non sia più sufficiente la sola gestione prudente degli investimenti per garantire sostenibilità e rendimenti sicuri, ma che a questa gestione sia opportuno affiancare una strategia per sostenere il lavoro. Per citare due dati significativi, secondo il già menzionato IV Report sugli investimenti Adepp, la quota investita in Italia da parte delle Casse si attesta al 40%, mentre, come calcolato dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, le Casse hanno investito il 16,31% del patrimonio, per un totale di 10,89 miliardi di euro, in economia reale domestica Sesto Report sugli Investitori Istituzionali italiani”, Itinerari Previdenziali . Quasi il 90% di questi investimenti si concentrano nei Fondi di investimento alternativi FIA a matrice immobiliare e in azioni di società operative in Italia. I numeri dimostrano che nelle strategie di investimento delle Casse una delle parole d’ordine è diventata mission related”, a riprova che le iniziative di investimento per sostenere il sistema produttivo e quindi l’economia del Paese siano diventate punto cardine di una macro-strategia votata alla sostenibilità. Tali investimenti perseguono obiettivi di crescita delle opportunità professionali, declinandosi verso un welfare più robusto a supporto della competitività. I professionisti mostrano di aver capito prima di altri che il benessere e la crescita reale del Paese passano attraverso l’investimento nel proprio contesto di riferimento, le professioni, e quindi nel Paese stesso. Non stupisce quindi che le Casse abbiano aumentato nell’ultimo decennio il sostegno al Paese, dimostrando una sensibilità concreta alle maggiori difficoltà emergenti dallo scenario complessivo sociale, economico, politico . Parallelamente lascia ancora interdetti lo stato di incertezza della politica, compresa l’attesa del Regolamento sugli investimenti, in sospeso dal 2011. Tenuto conto che le politiche delle Casse Privatizzate sono caratterizzate dalla lungimiranza, riteniamo che sia proficuo dotarci di un sistema di regolazione degli investimenti condiviso con i vigilanti, che ne facilitino la realizzazione, per garantire gli iscritti e la tenuta dei sistemi, e che allo stesso tempo favoriscano lo sviluppo e il rafforzamento professionale per la piena soddisfazione della nostra missione istituzionale. Nell’attesa abbiamo sviluppato un codice di autoregolamentazione, che peraltro incorpora già diversi spunti del regolamento europeo sui Fondi Pensione IORP II e abbiamo favorito la diffusione di una cultura operativa ispirata alle migliori pratiche per garantire chiarezza procedurale e tracciabilità operativa. Risulterebbe invece un ulteriore aggravio di adempimenti e vincoli la sottomissione del Codice degli appalti alla selezione dei gestori finanziari da parte delle Casse. Spinosa anche la situazione che riguarda la tassazione a cui sono sottoposte le Casse di Previdenza, che nel tempo si è dimostrata poco stabile e disincentivante. L’imposizione è tripla se, oltre alla tassazione dei rendimenti del patrimonio e delle prestazioni, consideriamo anche l’inclusione delle Casse nell’elenco ISTAT delle pubbliche amministrazioni, costata 78 milioni solo di spending review. Come investitori istituzionali decisi a difendere la nostra natura privata, chiediamo che il Governo si faccia promotore di iniziative legislative condivise, che vadano nella direzione di una maggiore coerenza e costanza delle regole, perché la volatilità normativa non permette di programmare le attività con una visione prospettica e strategica necessaria per garantire sicurezza soprattutto ai giovani . Non sfuggirà al lettore che l’impianto muove dalla considerazione che gli scenari socio – economici dimostrano quanto non sia più sufficiente la sola gestione prudente degli investimenti per garantire sostenibilità e rendimenti sicuri . Tradotto, significa che bisogna rischiare di più negli investimenti. Questa è una logica che va bene per la previdenza complementare, che è volontaria, ma non per la previdenza obbligatoria di primo pilastro che deve garantire a tutti gli iscritti, a conclusione del percorso lavorativo, una pensione. Come scrivo sempre, mi rendo conto che è complicato conciliare la sostenibilità del sistema con l’adeguatezza delle prestazioni ma è mia ferma convinzione, proprio alla luce dell’art. 38 della nostra Carta Costituzionale, che la provvista di natura previdenziale obbligatoria vada maneggiata con il massimo del rigore possibile proprio per la sua destinazione, diversamente diventa un azzardo e il rischio è di privare intere generazioni della pensione, dato che non c’è la garanzia finale dello Stato.