Buon 2020 all'Avvocatura italiana

Il numero degli avvocati poveri ha raggiunto le 100mila unità mentre solo l'8% degli iscritti detiene quasi il 50% del PIL della intera categoria.

Alla Avvocatura italiana l'augurio di - superare il modello ordinistico COA-CNF-OCF perché obsoleto - uscire, nel civile, dalla logica della giurisdizione, che deve diventare residuale, per assistere il cittadino con altri strumenti di conciliazione - recuperare valori di professionalità e deontologia. Con il 31 dicembre si è concluso anche un decennio, il secondo del XXI secolo. Un ventennio che per l'avvocatura italiana è stato disastroso per l'aumento del numero degli iscritti, il progressivo impoverimento e la perdita di appeal nel contesto sociale. In questa situazione il numero degli avvocati poveri ha raggiunto le centomila unità mentre solo l'8% degli iscritti detiene quasi il 50% del PIL della intera categoria. Questi ultimi venti anni sono stati davvero tristi per l'avvocatura italiana affondata anche da una riforma legge n. 247/2012 tanto attesa quanto mal costruita con troppe ricadute negative. Il problema è molto serio e quanti si sono inchiodati alle poltrone non hanno certo reso un servizio alla categoria pur se animati da spirito di servizio”. La soluzione oggi non può venire da cambiamenti al margine”. Di fronte ad un quadro desolante, per non dire disperato, occorre una rivoluzione strutturale in grado di interrompere il declino. Si convochi al più presto un congresso straordinario, aperto al contributo di tutti, per delineare dove si vuole andare e come, azzerando tutto l'esistente. Traccheggiando oltre l'avvocatura potrà anche andare in Costituzione ma sarà decotta.