Gli investimenti di Cassa Forense in fondi alternativi

Secondo Assogestioni i fondi alternativi si distinguono dai prodotti tradizionali perché hanno la possibilità di investire in una gamma di strumenti più ampia rispetto agli altri fondi comuni .

L'investimento nei FIA Fondi di Investimento Alternativi è adatto a sottoscrittori per i quali il prodotto rappresenti una forma di diversificazione all'investimento e che siano in grado di comprenderne appieno le caratteristiche, le strategie d'investimento adottate ed i rischi ad esse connessi. Dal bilancio d’esercizio al 31.12.2018, inizio di pag. 23, si apprende che Cassa Forense investe in più di 80 fondi alternativi per un totale impegnato che supera i 2 miliardi di euro. L’ asset allocaton strategica prevede che il peso degli investimenti in private equity , private debt e infrastrutture cresca fino a raggiungere il 10,5% del patrimonio, e prevede anche che si incrementino gli investimenti nel settore del Real Estate fino al 14,5% del patrimonio. Al fine di esercitare, al massimo livello possibile, la funzione di monitoraggio sull’attività svolta dai gestori dei fondi alternativi, Cassa Forense cerca sempre di avere una rappresentanza nei Comitati Consultivi advisory board . Ad oggi Cassa Forense è presente in 41 Advisory Board con i suoi rappresentanti . Alle pagg. 101 e 105 sono indicati gli investimenti in private equity L’investimento in 80 fondi a me pare eccessivo perché le linee guida dell’Asset Allocation per un investimento istituzionale di medio periodo sono - Diversificazione degli investimenti - Diversificazione del rischio - Contenimento dei costi di transazione e di gestione - Massimizzazione dei rendimenti netti - Maggiore prevedibilità e stabilità dei flussi - Reportistica chiara, puntuale, dettagliata e trasparente - Stabilità dei team di gestione - Orizzonte temporale dell’investimento coerente con i propri obiettivi. A me pare che la diversificazione in 80 fondi alternativi non risponda a questi criteri quantomeno dal punto di vista dei costi di transazione e di gestione. Sarebbe poi interessante e trasparente conoscere i nomi dei 41 rappresentanti di Cassa Forense che siedono nei Comitati consultivi perché la funzione di monitoraggio sull’attività svolta dai gestori dei fondi alternativi richiede competenze e professionalità specifiche altrimenti sono solo poltroncine di sottogoverno. Trasparenza esige che lo elenco sia reso di pubblico dominio, nome cognome, titolo. motivazione della scelta, compenso. Recentemente EBA ha pubblicato le Linee guida relative alle esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato ai sensi dell’art. 128 del Regolamento UE n. 575/2013 sui requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento CRR . In particolare, le Linee Guida hanno ad oggetto - la nozione di investimento in imprese di venture capital e private equity - i tipi di esposizione elencati dall’art. 128, paragrafo 3, del Regolamento CRR che dovrebbero essere considerati ad alto rischio. La domanda che mi pongo è se le facilitazioni introdotte per il settore bancario si possano estendere tout court anche alle Casse di previdenza dei professionisti che maneggiano non denaro comune ma provvista destinata esclusivamente a garantire prestazioni pensionistiche e quindi non può essere esposta ad alto rischio. Per parte mia non ho le competenze specifiche per rispondere a questa domanda che giro quindi ai tecnici. Ricordo però che nel corso del 2018 il portafoglio di Cassa Forense ha registrato una performance negativa pari al 2,62% dovuta per il 49,6% alla componente azionaria, in particolare italiana diretta costituita principalmente da titoli immobilizzati e per il 33,1% alla componente obbligazionaria, in particolare i governativi italiani legati all’inflazione immobilizzati. L’esposizione al rischio di cambio è complessivamente pari al 21%, costituita principalmente da rischio Dollaro. Il legislatore, per altro, non ha mai ostacolato questo tipo di investimenti, anzi, ha espressamente previsto già nel decreto legislativo n. 252/2005 la possibilità di sottoscrivere quote di fondi chiusi mobiliari e immobiliari. I successivi interventi hanno sempre confermato questo orientamento di fondo basti ricordare il decreto ministeriale 166/2014 e, recentemente l’approvazione del decreto legislativo n. 147/2018 in recepimento della Direttiva UE 2016/2341 c.d. Direttiva IORP II” . Il legislatore consente di investire in Fondi di Investimento Alternativi di cui all’art. 1, comma 1, lett. m del TUF a condizione che il fondo pensione, in breve, sia in grado di valutarne la coerenza con la propria politica di investimento, i rischi, la redditività attesa, i costi e disponga di struttura e informazioni necessarie per monitorarne l’andamento. Credo che una gestione delegata, anziché la dispersione in ben 80 fondi ,sia la soluzione più adeguata per avvicinarsi al mondo del private market. Segnalo sul punto il progetto IRIDE che vede alcuni fondi pensione alla prova del private market.