Riforma del processo civile: a breve sarà pubblico il progetto del Ministro

Dopo 3 giorni di discussione sui temi della giustizia e di confronti tra i programmi dei 2 candidati alla presidenza, sabato scorso l’Unione Nazionale della Camere Civili ha votato come suo nuovo presidente Antonio de Notaristefani.

Il nuovo Presidente dell’Unione Camere Civili. Il neo-eletto presidente, che prende il posto di Laura Jannotta, si era presentato con la lista Insieme per il rinnovamento con un programma volto a far assumere all’Unione, nell’ambito della politica forense, un ruolo di rappresentanza della Avvocatura indipendente e, quindi, di qualità volta a tutelare il ruolo e la funzione dell’avvocato, ma, soprattutto, la sua indipendenza. Per questo, la linea politica proposta muove dalla convinzione che la presenza di un socio di capitali sia incompatibile con la necessaria indipendenza dell’avvocato e che occorra individuare strumenti per attuare la normativa sull’equo compenso. Sul processo civile la posizione è chiara cercare di introdurre una reale semplificazione che consenta di eliminare tanto i formalismi inutili quanto le sanzioni afflittive che nel tempo sono state introdotte al fine di comprimere il diritto di chiedere il riesame delle decisioni ingiuste. Ma il miglioramento del processo non potrà essere disgiunto da un ripensamento sul ruolo, da valorizzare, della mediazione. L’intervento del Ministro. Ma il Congresso di Roma è stato anche l’occasione per il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di anticipare, nel suo intervento di chiusura dei lavori congressuali, le linee di riforma del processo civile. Ed infatti, il Ministro ha anticipato che nei prossimi giorni pubblicherà sul sito del ministero il progetto di riforma del progetto del processo civile in modo che potrà essere oggetto di confronto con tutti gli attori del processo avvocati, magistrati, cancellieri . La riforma del processo civile e quella della disciplina dell’anticorruzione sono due priorità del Governo. Così come garantire il recupero del credito come condizione per gli investimenti e la riforma che introdurrà a breve la nuova disciplina della crisi di impresa che – sottolinea il Ministro - sarà all’avanguardia destinata ad essere un modello anche per gli altri ordinamenti. Peraltro, il Ministro ha ricordato anche come la Camera abbia approvato la riforma della class action la cui disciplina sarà inserita nell’ambito del codice di procedura civile. Cittadino al centro della giustizia. Un tribunale – ha affermato in maniera assolutamente condivisibile il Ministro - non è meno importante di un ospedale dove il giudizio sulla qualità delle prestazioni è reso dal paziente nella giustizia il giudizio deve essere dato dal cittadino . Al centro della riforma del processo ci deve essere il cittadino della cui soddisfazione o no l’avvocato è certamente la prima interfaccia. Ecco allora che, in primo luogo, non si deve voler raggiungere a tutti i costi la riduzione del numero delle cause fine a sé stesso. Occorre comprendere cosa ci sia dietro quella riduzione e ciò perché l’obiettivo deve essere quello di rendere giustizia e uno stato di diritto non si può permettere che quella riduzione non derivi da una composizione del conflitto in una sede diversa, ma dalla rinuncia per i tempi e i costi della giustizia. Semplificazione dei riti addio alla citazione. In secondo luogo, occorre semplificare le forme con le quali la domanda di giustizia deve avvenire il progetto di riforma sarà fondato sulla semplificazione dei riti civili con un’unica forma di atto introduttivo che sarà – se poi sarà confermato – il ricorso. Il ruolo delle ADR. Da ultimo, il Ministro ha fatto un cenno anche al tema, sempre caldo, degli strumenti alternativi delle controversie ponendosi in continuità con quanto già anticipato al congresso di Catania. Il progetto è quello di rafforzare la mediazione nei settori dove funziona come, ad esempio, nel caso dei diritti reali e di renderla facoltativa in tutti quei settori dove le statistiche dimostrano che non funziona. Stesso ragionamento alla base della scelta di eliminare la negoziazione assistita come condizione di procedibilità nelle controversie per il risarcimento dei danni derivanti da sinistro stradale.