Procedimento speciale per la liquidazione degli onorari: nessun mutamento di rito è ammesso

In tema di liquidazione di diritti ed onorari di avvocato, in caso di insussistenza dei presupposti per l'applicazione del procedimento speciale ex legge n. 794/1942, il giudice deve dichiarare esclusivamente l'inammissibilità del ricorso, senza disporre il mutamento del rito.

La Corte di Cassazione si è occupata, con l’ordinanza n. 16202 depositata il 27 giugno 2013, del rito speciale previsto dalla legge n. 794/1942 in tema di liquidazione dei diritti ed onorari degli avvocati, affermando in particolare l’impossibilità per il giudice adito di provvedere al mutamento del rito da speciale ad ordinario. Il caso. Un avvocato chiedeva la liquidazione della propria parcella utilizzando il rito speciale di cui agli artt. 28-30 della legge n. 794/1942, ma l’ex cliente contestava di aver in realtà già soddisfatto integralmente o almeno parzialmente la pretesa del difensore. Sulla scorta di queste argomentazioni, il Tribunale rigettava la richiesta dell’avvocato, dichiarando inammissibile il ricorso proposto e condannandolo anche alle spese. Infatti, secondo il Giudice, poiché era sorta contestazione sull’imputazione dei pagamenti, il campo di indagine si era allargato rispetto a quello specifico del procedimento azionato, deputato alla sola” liquidazione dei compensi. Inoltre, non era neppure possibile provvedere al mutamento del rito da quello speciale a quello ordinario, in virtù della differente natura e della differente disciplina. Contro questa decisione il leguleio, persino condannato alle spese, proponeva ricorso straordinario per cassazione con esito, lo vedremo meglio tra poco, certamente poco appagante . Il credito dell’avvocato era stato contestato. La Cassazione, nel fare propria nella sua interezza la relazione del Procuratore Generale, ricorda che il credito del professionista non era propriamente incontestato. Infatti, l’ex cliente aveva sollevato questioni valutabili quali cause estintive o limitative della pretesa. Di conseguenza, il Tribunale aveva correttamente ritenuto non applicabile lo speciale procedimento abbreviato di cui agli artt. 28-30, legge n. 794/1942, che l’avvocato può promuovere per ottenere dal suo cliente il pagamento delle spese, dei diritti e degli onorari relativi all’attività professionale prestata. Niente ricorso straordinario perché la pronuncia di inammissibilità del primo giudice non ha contenuto decisorio e idoneità al giudicato. In questo quadro, il provvedimento di inammissibilità adottato dal Tribunale non è ricorribile per cassazione ai sensi dell’art. 111, 7° comma, Cost., perché non ha contenuto decisorio, e non ha idoneità ad acquistare l’autorità di giudicato, non precludendo la possibilità al professionista di proporre la domanda di liquidazione degli onorari in via ordinaria. A proposito dell’inammissibile mutamento del rito. Sempre secondo la Suprema Corte, anche la richiesta di annullamento della decisione nella parte in cui non ha disposto il mutamento del rito da speciale a ordinario è inammissibile, perché in questo caso specifico il mutamento del rito non è previsto da alcuna norma, né potrebbe trovare fondamento sulla base di applicazione analogica di norme dettate per altre controversie. Infatti, il mutamento del rito ha la finalità di consentire la conservazione degli atti già compiuti, ma presuppone l’esistenza di due procedimenti a cognizione piena, mentre lo speciale procedimento per la liquidazione degli onorari è sommario e ha un oggetto diverso rispetto a quello per il quale si procede con cognizione ordinaria, con la conseguenza che la conservazione degli atti non potrebbe essere realizzata. La dichiarazione di inammissibilità è l’unica possibile. Del resto, ricorda la decisione qui annotata, in tema di liquidazione di diritti ed onorari di avvocato, anche quando l'inesistenza dei presupposti per l'applicazione del procedimento speciale ex artt. 28 e 29 legge n. 794/1942 emerga all'udienza di comparizione delle parti dopo la regolare costituzione del contraddittorio, deve essere dichiarata esclusivamente l'inammissibilità del ricorso, senza quindi disporre il mutamento del rito al fine di consentire la prosecuzione del giudizio nelle forme ordinarie davanti al giudice competente. Va salvaguardato il doppio grado di giudizio. In aggiunta vale la pena ricordare che il procedimento speciale che qui ci occupa è limitato alla pura quantificazione del compenso dovuto all’avvocato. Per questo, qualora il cliente chieda di accertare le prestazioni ricevute e i compensi dovuti e corrisposti al professionista, la controversia non può più essere trattata nelle forme della procedura sommaria. La necessità delle verifiche, infatti, fa venire meno le ragioni che giustificano la deroga al principio del doppio grado di giudizio.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 2, ordinanza 24 maggio – 27 giugno 2013, n. 16202 Presidente Goldoni – Relatore Carrato Fatto e diritto Rilevato che il consigliere designato ha depositato, in data 5 dicembre 2012, la seguente proposta di definizione, ai sensi dell'art. 380 bis c.p.c. A seguito della proposizione di apposita istanza dell'Avv. A B. diretta al conseguimento della liquidazione delle competenze professionali maturate per l'attività svolta in favore del sig. S.I. nel giudizio promosso nei suoi confronti dalla sig.ra C.L. , il Tribunale di Torre Annunziata, in composizione collegiale, con provvedimento depositato il 5 luglio 2011, accertata la ritualità dell'instaurazione del contraddittorio e verificato che il resistente aveva eccepito di aver integralmente o, almeno, parzialmente estinto l'avversa pretesa creditoria con allegazione di apposita documentazione , dichiarava l'inammissibilità del ricorso formulato dal suddetto professionista che condannava anche al pagamento delle spese del procedimento. A sostegno dell'adottata decisione, il predetto Tribunale rilevava che, poiché era sorta contestazione sull'imputazione dei pagamenti dedotti dal resistente e si era venuto a determinare un ampliamento del thema decidendum in conseguenza della necessaria verifica delle diverse attività espletate dal professionista e dei compensi complessivamente dovuti , non potevano più ritenersi sussistenti i presupposti per l'adozione e, quindi, la prosecuzione del rito speciale previsto dagli artt. 28 - 30 della legge n. 794 del 1942, né, tanto meno, si sarebbe potuto disporre il mutamento del rito da quello speciale a quello ordinario, in virtù della differente natura e della diversa disciplina che li caratterizzavano. Avverso il richiamato provvedimento decisorio emesso ai sensi degli artt. 28 e 29 della citata legge n. 794 del 1942 ha proposto ricorso straordinario per cassazione ex art. 111, co. 7, Cost. , notificato il 12 settembre 2011 e depositato il successivo 27 settembre, l'Avv. A B. , riferito a quattro motivi. In questa fase si è costituito con controricorso l'intimato S.I. . Con il primo motivo il ricorrente ha dedotto la violazione e falsa applicazione dell'art. 29, comma 7, della legge n. 794 del 1942, assumendo l'illegittimità della pronuncia sulle spese nell'ipotesi in cui il giudice adito non ritenga sussistenti i presupposti per l'esperimento dello speciale procedimento di cui agli artt. 28 e 29 della citata legge. Con il secondo motivo il ricorrente ha denunciato la supposta violazione dell'art. 29, comma 4, cit. per non aver il presidente del collegio giudicante proceduto al tentativo di conciliazione. Con il terzo motivo il ricorrente ha censurato il provvedimento impugnato per violazione dell'art. 90 c.p.c., non essendo ravvisabile, nella fattispecie, la sua soccombenza all'esito dell'procedimento speciale instaurato. Con il quarto motivo il ricorrente ha dedotto la supposta illegittimità del provvedimento impugnato sul presupposto che il Tribunale avrebbe dovuto, nel caso di specie, disporre il mutamento del rito da speciale ad ordinario e decidere sul merito delle domande con la conseguente regolazione delle spese. Ritiene il relatore che, nella specie, siano ravvisagli i presupposti per ritenere inammissibile il proposto ricorso. Infatti, al di là del difetto di una sufficiente esposizione sommaria dei fatti della causa ai sensi dell'art. 366, comma 1, n. 3, c.p.c., si osserva che il Tribunale di Torre Annunziata - come già evidenziato in narrativa - ha ritenuto con valutazione di merito ad esso riservata ed insindacabile in questa sede siccome adeguatamente motivata, senza che, peraltro, il ricorrente abbia dedotto propriamente una specifica doglianza attinente a vizi motivazionali che il credito del professionista non fosse propriamente incontestato avuto riguardo alla sussistenza di cause estintive o limitative della pretesa anche in relazione alla pluralità di rapporti che erano intercorsi tra le parti e, quindi, alla questione dell'imputabilità dei pagamenti dedotti dal resistente e che, di conseguenza, non fosse applicabile lo speciale procedimento abbreviato di cui agli artt. 28, 29 e 30 della legge n. 794 del 1942, che l'avvocato può promuovere per ottenere dal suo cliente il pagamento delle spese, dei diritti e degli onorari relativi all'attività professionale prestata in tal senso il Tribunale torrese si è richiamato, conferentemente, a Cass. n. 23344 del 2008, a cui può affiancarsi anche il riferimento a Cass. n. n. 13640 del 2010 . Pertanto, il provvedimento in tal senso pronunziato non può propriamente ritenersi impugnabile con ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111, comma 7, Cosi perché non ha contenuto decisorio, non ha idoneità ad acquistare l'autorità di giudicato e non preclude la possibilità al professionista di proporre la domanda di liquidazione degli onorari in via ordinaria cfr. Cass. n. 672 del 1996 Cass. n. 11346 del 2001 e, di recente, Cass. n. 17053 del 2011 . Si prospetta, inoltre, come inammissibile anche la richiesta di annullamento del provvedimento al fine di ottenere il mutamento del rito con conseguente conservazione degli effetti dell'iniziale ricorso infatti, per come ritenuto correttamente dal Tribunale di Torre Annunziata, il mutamento del rito, nel caso di specie, non è previsto da alcuna norma né potrebbe trovare fondamento sulla base di applicazione analogica di norme dettate per altre controversie dal momento che il mutamento del rito ha la finalità di consentire la conservazione degli atti già compiuti, ma presuppone l'esistenza di due procedimenti a cognizione piena, mentre lo speciale procedimento per la liquidazione degli onorari è sommario e ha un oggetto diverso rispetto a quello per il quale si procede con cognizione ordinaria, con la conseguenza che la conservazione degli atti non potrebbe essere realizzata. Deve, perciò, trovare conferma in questa sede l'orientamento a cui ha aderito la più recente giurisprudenza di questa Corte v. Cass. n. 23344 del 2008 - con la quale era stato superato il precedente e risalente orientamento di cui a Cass. n. 3637 del 2004 - e, da ultimo, anche la cit. Cass. n. 17053 del 2011 , secondo il quale, in tema di liquidazione di diritti ed onorari di avvocato anche quando l'inesistenza dei presupposti per l'applicazione del procedimento speciale ex artt. 28 e 29 della legge n. 794 del 1942 emerga all'udienza di comparizione delle parti dopo la regolare costituzione del contraddittorio deve essere dichiarata esclusivamente l'inammissibilità del ricorso senza disporre il mutamento del rito al fine di consentire la prosecuzione del giudizio nelle forme ordinarie davanti al giudice competente principio al quale si è correttamente conformato il Tribunale torrese con il provvedimento impugnato inammissibilmente in questa sede , con la conseguenza che il professionista - nel caso di specie - avrebbe ben potuto, in seguito alla declaratoria di inammissibilità del ricorso proposto nelle forme di cui al suddetto procedimento speciale, far valere, in modo autonomo e con separata azione, le sue ragioni creditorie secondo le forme del rito ordinario. In definitiva, si ritiene che, rimanendo assorbito l'esame delle altre formulate doglianze, sussistono i presupposti per ravvisare l'inammissibilità del proposto ricorso ex art. 111, comma 7, Cost., in tal senso, quindi, rilevandosi l'emergenza - anche in relazione al disposto dell'art. 360 bis, n. 1, c.p.c. - delle condizioni per procedere nelle forme di cui all'art. 380 bis c.p.c. con riferimento all'ipotesi enucleata nell'art. 375 n. 1 c.p.c. ”. Considerato che il Collegio condivide argomenti e proposte contenuti nella relazione di cui sopra, avverso la quale, peraltro, non risulta depositata alcuna memoria difensiva ai sensi dell'art. 380 bis c.p.c. ritenuto che, pertanto, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese del presente giudizio in favore del controricorrente, liquidate nei sensi di cui in dispositivo sulla scorta dei nuovi parametri previsti per il giudizio di legittimità dal D.M. Giustizia 20 luglio 2012, n. 140, applicabile nel caso di specie in virtù dell'art. 41 dello stesso D.M. cfr. Cass., S.U., n. 17405 del 2012 , mentre non occorre adottare alcuna statuizione in proposito nei riguardi degli altri due intimati, che non hanno svolto attività difensiva in questa sede. P.Q.M. La Corte dichiara il ricorso inammissibile e condanna il ricorrente al pagamento, in favore del controricorrente S.I. , delle spese del presente giudizio, liquidate in complessivi Euro 1.700,00, di cui Euro 200,00 per esborsi ed Euro 1.500,00 per compensi, oltre accessori nella misura e sulle voci come per legge.