L’avvocato distrattario non può richiedere l’Iva al soccombente: escluso il doppio versamento

L’Iva è detraibile dal creditore vittorioso e di conseguenza il suo professionista distrattario non può richiederla al debitore soccombente, il quale è tenuto a corrispondere solo l’importo dovuto a titolo di onorari e spese processuali.

Il professionista distrattario può chiedere al debitore soccombente solo l’importo relativo agli onorari e alle spese processuali, e non anche quello relativo all’Iva che gli sarebbe dovuta, a titolo di rivalsa, dal proprio cliente abilitato a detrarla. Lo ha affermato la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2474 depositata il 21 febbraio. La fattispecie. Una società farmaceutica otteneva decreto ingiuntivo nei confronti di una Ausl per una fornitura di merci. La Ausl proponeva opposizione, respinta dal Tribunale, e la controversia finiva in Cassazione. Soccombente sì, ma fino a un certo punto. L’Azienda sanitaria debitrice contesta la richiesta, formulata nel decreto ingiuntivo opposto da parte del professionista distrattario, relativa al versamento dell’Iva, sostenendo di non essere tenuta al pagamento dell’imposta. Si verificherebbe, infatti, un ingiustificato arricchimento dell’avvocato che, da un lato, incasserebbe l’iva rifusagli, dall’altro porterebbe in detrazione l’Iva versata . Neutralità dell’imposta no al doppio versamento dell’Iva. La S.C. ritiene condivisibile le censure sollevate dalla ricorrente non può essere considerata legittima una locupletazione da parte di un soggetto abilitato ad ottenere due volte la medesima somma , ed è esattamente ciò che si verificherebbe se l’avvocato distrattario potesse richiedere l’Iva al debitore soccombente. L’Iva è detraibile, non può essere richiesta al debitore. Va considerato, infatti, che il creditore può detrarre l’Iva indicata nella fattura del professionista che lo ha assistito perciò al debitore può essere richiesto solo l’importo dovuto a titolo di onorari e spese processuali, e non anche quello relativo all’Iva. Anche perché, prosegue il Collegio, in base ai principi fondamentali in materia fiscale, al debitore può essere addebitata una spesa solo se sussiste il costo corrispondente, e non anche qualora il costo venga recuperato, ad esempio mediante detrazione. Decidendo nel merito, la Corte di Cassazione revoca il decreto nella parte in cui condanna la ricorrente al pagamento dell’Iva al difensore di parte opposta.

Corte di Cassazione, sez. II Civile, sentenza 21 novembre 2011 – 21 febbraio 2012, n. 2474 Presidente Piccialli – Relatore D’Ascola Svolgimento del processo La Farmaceutici B. di D. B. otteneva dal giudice di pace di Catania decreto ingiuntivo per Euro 592,8 6 a carico dell'Azienda unità sanitaria locale numero 3 di Catania, la quale proponeva opposizione. L'Azienda contestava tra l'altro l'erronea applicazione dell'Iva a favore del procuratore distrattario, stante la possibile detraibilità della stessa da parte del ricorrente vittorioso. L'opposizione veniva respinta sotto ogni profilo con sentenza 22 novembre 2005. Con ricorso dell'8 gennaio 2007 la AUSL ha proposto ricorso a questa Corte con due motivi. Farmaceutici B. è rimasta intimata. Motivi della decisione Con il primo motivo di ricorso, l'opponente lamenta la violazione degli articoli 93 e 100 del codice di procedura civile sostiene che il giudice di pace avrebbe erroneamente ravvisato l'esistenza di un giudicato interno nei confronti del procuratore distrattario, poiché l'azienda Usl avrebbe omesso di instaurare il contraddittorio anche nei confronti del suddetto difensore . La censura è priva di fondamento. La sentenza impugnata non contiene infatti alcun cenno alla formazione di un giudicato interno per il motivo ravvisato nel ricorso, ma ha rigettato l'opposizione con tutt'altra motivazione. Ha osservato che, alla luce della sentenza n. 3544 del 1982 della Suprema Corte, la soccombenza comporta l'obbligo della parte soccombente di rifondere alla parte vittoriosa, quale costo , le spese processuali relative alla prestazione professionale gravata di iva. Il motivo è quindi incongruo. Il secondo motivo lamenta la violazione dei principi informatori relativi alla normativa in materia di Iva. Secondo parte ricorrente, la disciplina della materia è ispirata al principio della neutralità dell'imposta, ditalché, potendo l'imprenditore-creditore detrarre l'Iva indicata nella fattura del professionista avvocato che lo ha assistito, parte debitrice AUsl non sarebbe tenuta alla corresponsione dell'imposta stessa. Si verificherebbe altrimenti un arricchimento ingiustificato dell'ingiungente, il quale da un lato incasserebbe l'Iva rifusagli, dall'altro porterebbe in detrazione l'Iva versata. Il ricorso sostiene quindi che il professionista distrattario può richiedere al soccombente solamente l'importo dovuto a titolo di onorario e spese processuali e non anche l'importo dell'Iva che gli sarebbe dovuta - a titolo di rivalsa - dal proprio cliente, abilitato a detrarla. La censura è fondata. Il ricorso ha specificato, nei termini da ultimo riferiti, i principi informatori della materia che assume violati dalla sentenza impugnata. Il rilievo, in termini più generali, pone l'interrogativo se costituisca principio informatore in materia fiscale la addebitabilità di una spesa al debitore solo se sussista il costo corrispondente e non anche qualora detto costo venga normalmente recuperato. Trattasi di rilievo fondato, giacché non può essere considerata legittima una locupletazione da parte di un soggetto abilitato a conseguire due volte la medesima somma di danaro. Tale sarebbe la situazione dell'avvocato distrattario che ottenesse l'iva sulle proprie competenze sia dal cliente abilitato a detrarre l'imposta che dal soccombente cfr. Cass.3843/95 10023/97 1688/10 implicitamente inoltre Cass. 7551/11 . Discende da quanto esposto l'accoglimento soltanto del secondo motivo di ricorso. La sentenza impugnata va cassata sul punto. Si fa luogo, con decisione di merito ex art. 384 cpc, alla revoca del decreto ingiuntivo limitatamente al'applicazione dell'iva a favore del difensore di parte opposta. Gli aspetti di novità della questione, ma soprattutto il rigetto da parte del giudice di pace di altri motivi di opposizione, attinenti la sussistenza del credito e la liquidazione delle spese del decreto monitorio giustificano l'integrale compensazione tra le parti delle spese di lite, sia del giudizio di merito che di questo giudizio. P.Q.M. La Corte rigetta il primo motivo di ricorso. Accoglie il ricorso cassa la sentenza impugnata e decidendo nel merito,revoca del decreto ingiuntivo limitatamente al'applicazione dell'iva a favore del difensore di parte opposta. Compensa le spese del giudizio di opposizione e di quello di cassazione.