Prestazioni tecnicamente complesse, da effettuare gratuitamente in favore della PA? Il CdS (poco convincentemente) dice di si!

Non è illegittimo l'affidamento di un appalto del servizio tecnico di progettazione ed elaborazione di un Piano Regolatore Generale a titolo gratuito con il sol rimborso spese.

Infatti, la garanzia di serietà e affidabilità, intrinseca alla ragione economica a contrarre, non necessariamente trova fondamento in un corrispettivo finanziario della prestazione contrattuale ma può avere analoga ragione anche in un altro genere di utilità, pur sempre economicamente apprezzabile, che nasca o si immagini vada ad essere generata dal concreto contratto. È quanto sorprendentemente statuito dal Consiglio di Stato, sez. V, nella sentenza 3 ottobre 2017, n. 4614. Il bando con le gratuite prestazioni. Non vi è dubbio alcuno che la pronuncia in esame continuerà a suscitare riflessioni e spunti polemici, oltre quelli già registrati. Ciò, anche in considerazione del fatto che la sentenza sembra costituire l'approdo purtroppo non l'ultimo! di un orientamento, avanzato in particolare dai giudici contabili, secondo il quale la riduzione, od anche l'annientamento della spesa pubblica, costituisce un principio” da valorizzare ad ogni costo, o quasi. Orientamento non convincente e, come vedremo, anche scarsamente fondato dal punto di vista normativo. Veniamo alla concreta vicenda. Il Comune di Catanzaro indiceva una procedura aperta per l’affidamento della redazione del Piano Strutturale Comunale, prevedendo il solo rimborso spese e l'erogazione di un corrispettivo, indubbiamente solo simbolico, di € 1,00. Il Comune, prima di indire la gara, aveva richiesto un parere alla sezione regionale della Corte dei Conti, chiedendo lumi in merito alla possibilità di non prevedere alcun corrispettivo, ma solo il rimborso spese. La Corte dei Conti regionale, sez. Controllo, con il parere n. 6/2016, reputa possibile l'indizione di una gara gratuita, affermando espressamente che il Codice dei contratti pubblici non riporta alcun divieto espresso circa l'inammissibilità di contratti di prestazioni d'opera intellettuale a titolo gratuito . Invero, a conferma del poco approfondito esame della questione, occorre evidenziare che i Giudici contabili, pur facendo riferimento al codice dei contratti pubblici, qualificano il rapporto, che si intende instaurare a seguito della selezione, come collaborazione , istituto ben diverso da un appalto di servizi intellettuali e tecnici. Comunque, il Comune avvia la procedura di gara, qualificando il rapporto giuridico quale appalto di servizi , in base anche ai diversi richiami alle norme del Codice e come facilmente desumibile dalla natura imprenditoriale, che si richiede all’organizzazione delle risorse, soprattutto umane, da parte dell’operatore economico partecipante, in considerazione della peculiare complessità dell’oggetto della specifica organizzazione e dalla predeterminazione della sua durata in tal senso Consiglio di Stato, sez. V, n. 2370/2012 . Il bando viene impugnato dalle locali Associazioni professionali Ordine degli Architetti pianificatori paesaggistici e conservatori Ordine degli ingegneri etc. , le quali contestano, appunto, l'illegittimità del medesimo nella parte in cui ha previsto la natura gratuita del contratto di appalto di servizi. I ricorrenti fondano la loro censura, evidenziando e sostenendo che la natura essenzialmente onerosa del contratto di appalto è imposta non solo dalla disciplina civilistica, ai sensi dell’art. 1655 c.c., ma anche dalle regole e principi, che reggono i pubblici contratti, le quali sono articolate sul presupposto della causa onerosa del contratto. In particolare - le regole, che concernono l’individuazione delle soglie di rilevanza europea e dei requisiti di partecipazione con riferimento al fatturato minimo artt. 35, 95, comma 3, ed 83, comma 4 e 5, Codice, d.lgs. n. 50/2016 - quelle, che impongono l’obbligo di prestare la garanzia fideiussoria art. 93, Codice - quelle, che disciplinano il sub-procedimento di verifica dell’anomalia dell’offerta art. 95 e ss. Codice - quelle, che stabiliscono il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, il quale può, in determinati casi indicati dall’articolo 95, comma 7, Codice, non ricorrenti nel caso di specie, articolarsi su un prezzo o costo fisso, che però deve comunque essere in quanto tale predeterminato. Il TAR Calabria, sez. I - Catanzaro, con la sentenza n. 2435/2016, accoglie il ricorso ed annulla il bando, statuendo che la normativa, soprattutto codicistica, dei contratti pubblici conferma la natura necessariamente onerosa dell'appalto di servizi, anche in ragione della necessità di garantire la qualità della prestazione e la serietà dell'offerta. Il necessario presidio dell'onerosità del contratto per una reale azione anticorruzione. Il Comune di Catanzaro impugna la pronuncia di primo grado, sostenendone l'infondatezza. Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso, contestando proprio il percorso logico, effettuato dal Giudice di primo grado. Ad avviso dei Giudici amministrativi di Appello, è vero che la normativa, sia comunitaria Direttiva 2014/24/UE, art. 2, n. 5 che nazionale art. 3, lett. ii Codice , prevede l'onerosità come una caratteristica essenziale dei contratti di appalto pubblico, ma occorre considerare l'onerosità in un modo diverso. Per dimostrare tale diversità”, il CdS afferma che la qualità della prestazione e la serietà dell'offerta sono congruamente assicurate anche in taluni contratti, ove manca la corresponsione di un prezzo a carico dell'amministrazione. Al riguardo, si pone in evidenza il contratto di sponsorizzazione, il quale non è un contratto a titolo gratuito, ma un contratto caratterizzato da una peculiare onerosità, consistente dal ritorno di immagine, cioè un'utilità immateriale, conseguente al contratto medesimo. In altri termini, lo sponsor, a fronte delle sue prestazioni, non riceve un prezzo, ma un'utilità non finanziaria, ma degna di apprezzamento economico, quale la valorizzazione della sua immagine verso l'esterno. Inoltre, il Consiglio di Stato segnala che la giurisprudenza da tempo ammette l’abilitazione a partecipare alle gare pubbliche in capo a figure del c.d. terzo settore”, per loro natura prive di finalità lucrative, vale a dire di soggetti che perseguano scopi non di stretto utile economico, bensì sociali o mutualistici . Sulla base di tali asserzioni, il CdS perviene ad affermare che appare evidente la preferenza, nell’ordinamento dei contratti pubblici, per un’accezione ampia e particolare rispetto al diritto comune dell’espressione contratti a titolo oneroso”, tale da dare spazio all’ammissibilità di un bando che preveda le offerte gratuite salvo il rimborso delle spese , ogniqualvolta dall’effettuazione della prestazione contrattuale il contraente possa figurare di trarre un’utilità economica lecita e autonoma, quand’anche non corrispostagli come scambio contrattuale dall’Amministrazione appaltante . Quindi, possono essere bandite gare con previsione di offerte gratuite se l'operatore economico, invece di richiedere un giusto e naturale corrispettivo, accetta un’utilità economica lecita e autonoma! In che cosa consista siffatta utilità, i giudici amministrativi di appello nulla dicono, ma si limitano solo ad indicare che deve essere lecita” cioè non perseguente finalità contrarie all'ordinamento ed autonoma”, cioè non collegata ad uno somma di danaro. In altri termini, secondo la suggestiva ricostruzione del CdS, occorre distinguere l'utilità finanziaria”, cioè quella correlata ad una banale somma di danaro, quale giusta remunerazione delle effettuate prestazioni, dall'utilità economica”. Questa prescinde dalla volgarità della moneta, ma si fonda su leciti elementi immateriali inerenti il fatto stesso del divenire ed apparire esecutore, evidentemente diligente, della prestazione richiesta dall’Amministrazione sic! . Sulla base di tali considerazioni, il CdS accoglie il ricorso e reputa pienamente legittimo il bando elaborato dal Comune di Catanzaro. Può essere accolta tale ricostruzione e configurazione dell'onerosità, quale elemento essenziale nei pubblici contratti? La risposta è negativa per un duplice ordine di ragioni. In primo luogo, il Consiglio di Stato ha, in buona parte, trascurato le giuste indicazioni, soprattutto normative, compiute dal TAR Calabria, secondo le quali quella, che viene definita onerosità finanziaria”, cioè legata all'esistenza di un prezzo, è intimamente collegata a diversi istituti della contrattualistica pubblica innanzitutto, quello dell'offerta anomala. Con la verifica di anomalia, si accerta in concreto che la proposta economica risulti, nel suo complesso, attendibile in relazione alla corretta esecuzione dell'appalto da ultimo CdS, sez. VI, n. 4350/2017 . Ora, appare difficile, invero impossibile, effettuare una verifica di anomalia, prescindendo dall'elemento prezzo. Quindi, la qualità della prestazione ed anche la serietà dell'offerta economica non possono prescindere dall'elemento finanziario, cioè dal prezzo. Inoltre, occorre tener conto che l'art. 24, comma 8- ter , del Codice, stabilisce espressamente che nei contratti aventi ad oggetto servizi di ingegneria e architettura la stazione appaltante non può prevedere quale corrispettivo forme di sponsorizzazione o di rimborso, ad eccezione dei contratti relativi ai beni culturali, secondo quanto previsto dall'art. 151 . Quindi, solo negli appalti afferenti i servizi culturali, è possibile prescindere all'elemento prezzo e dar ingresso al delicato e marginale istituto della sponsorizzazione e prevedere solo rimborsi spese. Certo, l'or riportata disposizione normativa è stata introdotta solo dal cd. Decreto correttivo d.lgs. n. 56/2017 , entrato in vigore successivamente alla pubblicazione del bando di gara. Tuttavia, appare a dir poco stupefacente che i Giudici di appello non ne abbiano tenuto conto, dal momento che la novella disposizione sconfessa platealmente la ricostruzione teorica effettuata. Invero, oltre tali plausibili considerazioni, occorre tener conto di altre naturali ed ovvie riflessioni, che possono essere sintetizzate con la seguente banale domanda perché un operatore economico dovrebbe accettare di effettuare prestazioni complesse in modo gratuito? Ad avviso del CdS, dovrebbe essere attratto da altri elementi di utilità”, di natura immateriale, come il fatto di divenire ed apparire esecutore della prestazione ! Orbene, senza voler scomodare Ignazio Silone che, nel suo celebre romanzo Fontamara”, faceva correttamente affermare ad uno dei suoi personaggi che se è gratis, c'è l'inganno , non si può non tener conto che le utilità economiche”, cui allude il CdS, non solo si presentano immateriali e poco razionali, ma si mostrano anche come pericolosamente generiche ed in grado di generare un terreno fertile per facili equivoci o mercimoni. Se il professionista accetta di lavorare gratuitamente, lo fa solo perché vuole mostrarsi quale un benefattore delle sempre più povere casse pubbliche” o si attende qualcosa”? E che cosa? Un semplice contatto, un entratura” con i pubblici uffici, finalizzata a creare rapporti privilegiati”? E con quali fini? Tutto è oscuro, tutto è platealmente generico, con grave violazione della trasparenza. In tal senso, le considerazioni critiche, già formulate da taluni studiosi M. Clarich, Sull'affidamento gratuito il rischio sotto traccia di un rapporto di scambio” Edilizia e Territorio 5 ottobre 2017 , appaiono convincenti. Con la gratuità, non solo si svaluta e si mortifica il lavoro, in violazione dell'art. 36 Cost., ma si lascia spazio ad implicite motivazioni, che contrastano con il pubblico interesse. Cosa spera di ottenere, chi effettua gratuitamente una prestazione complessa in favore della Pubblica amministrazione? È questa la domanda che non si può eludere! Non vi è dubbio che la gratuità appare fortemente idonea a determinare equivoci, aspettative, incomprensioni, accordi sotterranei, millanterie, presunti o veri rapporti privilegiati, da rivendere alla propria clientela. Questi possono essere i plausibili e naturali frutti velenosi di tale orientamento, il quale si pone in contrasto, netto e grave, con l'intera normativa e prassi anticorruzione.

Consiglio di Stato, sez. V, sentenza 9 marzo – 3 ottobre 2017, n. 4614 Presidente Severini – Estensore Fantini Fatto 1. Il Comune di Catanzaro ha interposto appello avverso la sentenza 13 dicembre 2016, n. 2435 del Tribunale amministrativo regionale per la Calabria, sez. I, che ha accolto il ricorso dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggistici e Conservatori, dell’Ordine degli Ingegneri, dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Catanzaro, dell’Ordine dei Geologi della Calabria, del Collegio dei Geometri e del Collegio dei Periti Industriali della Provincia di Catanzaro avverso i provvedimenti dirigenziali comunali dell’ottobre 2016 di approvazione del bando e del disciplinare di gara della procedura aperta per l’affidamento dell’incarico per la redazione del piano strutturale del Comune di Catanzaro e relativo regolamento urbanistico”, nonché del capitolato speciale, ed ancora avverso la presupposta delibera di Giunta comunale del 17 febbraio 2016 con cui è stata condivisa la possibilità di formulare un bando contemplante incarichi professionali a titolo gratuito. La delibera di Giunta, dando attuazione alla deliberazione consiliare n. 25 del 13 maggio 2015 disponente la predisposizione di un nuovo strumento urbanistico generale, rilevava l’assenza di copertura finanziaria per una spesa stimata in circa euro 800.000,00 e stabiliva, previo parere favorevole della Corte dei Conti, sezione regionale di controllo per la Calabria, del 29 gennaio 2016, di formulare un bando che prevedesse incarichi professionali da affidare a titolo gratuito, delegando il dirigente del Settore Pianificazione Territoriale all’approvazione dello stesso. Tali atti sono stati impugnati dagli indicati ordini professionali con il ricorso in primo grado, articolato in censure incentrate sull’illegittimità del bando di gara nella parte in cui ha previsto la natura gratuita del contratto di appalto di servizi, indicando, al punto 2.1 del bando, un corrispettivo pari ad euro uno, laddove l’appalto si caratterizza come contratto a titolo oneroso, sia nella disciplina del Codice civile, sia in quella dei contratti pubblici. 2. La sentenza qui appellata ha accolto il ricorso, nell’assunto che si verta di un appalto di servizi avente ad oggetto la elaborazione, stesura e redazione integrale del piano strutturale del Comune di Catanzaro” in forma imprenditoriale e che non è configurabile un appalto pubblico di servizi a titolo gratuito, ovvero atipico rispetto alla disciplina di cui al d.lgs. n. 50 del 2016. 3. L’appello critica la sentenza deducendo motivi in rito di inammissibilità del ricorso di primo grado e nel merito, essenzialmente convergenti nell’allegazione dell’erroneità della sentenza gravata per avere individuato una corrispondenza tra onerosità dell’incarico professionale e garanzia dei requisiti di qualità dell’offerta, e dunque dell’appalto di servizi. 4. Si sono costituiti in resistenza l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, l’Ordine degli Ingegneri, l’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Catanzaro, l’Ordine dei Geologi della Calabria, il Collegio dei Geometri, il Collegio dei Periti Industriali della Provincia di Catanzaro, il Collegio Nazionale degli Ingegneri, il Collegio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, il Consiglio Nazionale dei Geologi, chiedendo la reiezione dell’appello. 5. Nella camera di consiglio del 9 marzo 2017 la causa è stata trattenuta in decisione. Diritto 1.-Va preliminarmente disattesa l’eccezione di inammissibilità dell’appello, sollevata dal Consiglio Nazionale dei Geologi nell’assunto che il Comune di Catanzaro si sia limitato ad una mera reiterazione delle censure in primo grado. L’appello evidenzia con chiarezza le specifiche censure sulle statuizioni in rito e nel merito della sentenza impugnata. La tipologia delle censure dedotte, convergenti in un dissenso di base sull’impianto motivazionale della prima sentenza, comporta che l’appellante abbia dovuto sollecitare al giudice di appello un vero e proprio riesame dei motivi originariamente formulati. 2. Il primo motivo di appello, in rito, con cui si deduce l’irricevibilità e l’inammissibilità del ricorso introduttivo, è infondato. Anzitutto, sotto il profilo della tardività dell’impugnativa della deliberazione di Giunta municipale n. 33 del 17 febbraio 2016, atto presupposto della determinazione indittiva del bando, vale rilevare che la medesima è stata fatta oggetto di gravame in via cautelativa. La delibera, nel recepire la proposta del dirigente del Settore Pianificazione Territoriale e PUC, si limita a condividere la possibilità di formulare un bando che preveda incarichi professionali a titolo gratuito, delegando il Dirigente del Settore Pianificazione territoriale all’approvazione dello stesso con determinazione dirigenziale . Si tratta dunque di un atto, che, seppure presupposto, è privo di autonoma lesività, come si inferisce anche dal letterale tenore poteva dunque, se del caso, essere impugnato solamente con il bando di gara, mediante il quale è divenuto attuale l’interesse al ricorso. 2.1.-L’eccezione di difetto di interesse e di legittimazione al ricorso degli Ordini e Collegi professionali è poi argomentata nella considerazione che la natura onerosa di un incarico professionale non è un interesse generalizzato ed omogeneo delle categorie professionali, ma solo di quei professionisti che considerano la retribuzione elemento indispensabile del rapporto d’opera intellettuale. La sentenza bene ha evidenziato che va riconosciuta la legittimazione ad agire dell’ordine professionale che faccia valere l’interesse omogeneo della categoria, anche se in concreto il provvedimento ritenuto lesivo sia ritenuto vantaggioso” da singoli professionisti . La legittimazione attiva degli ordini professionali, enti esponenziali della categoria unitariamente considerata, va infatti affermata nei confronti di atti che si assumano lesivi dell’interesse istituzionale della categoria stessa Cons. Stato, VI, 18 aprile 2012, n. 2208 . Appare difficilmente contestabile che il bando di indizione della gara per un appalto di servizi gratuito interferisce sugli interessi collettivi ed istituzionalizzati degli ordini professionali oggi appellati, e non tutela interessi di singoli iscritti o di gruppi di iscritti. 2.2.-Quanto, poi, all’inammissibilità per mancata notifica ai controinteressati, individuabili nell’ambito degli ordini e collegi professionali, vale rilevare che l’impugnazione di un bando di gara non ha controinteressati, posto che, per costante giurisprudenza, la qualifica di controinteressatorichiede un requisito formale usualmente dato dall’indicazione del nominativo nel provvedimento amministrativo impugnato ed un requisito sostanziale costituito dalla sussistenza di un interesse favorevole al mantenimento della situazione attuale definita dal provvedimento stesso . 3. Il secondo e terzo, tematicamente centrali, motivi di appello censurano, con argomenti complementari, la sentenza che ha ritenuto non configurabile un appalto pubblico di servizi a titolo gratuito finalizzato alla pianificazione urbanistica, e con rimborso delle sole spese previamente autorizzate dal RUP , e dunque ha ritenuto illegittima la relativa gara, in quanto non conforme al paradigma normativo dell’art. 3, comma 1, lett. ii , d.lgs. n. 50 del 2016, e inoltre perché inidonea a garantire la qualità dell’offerta e, ancora prima, a consentire una sua effettiva valutazione. Per l’appello, l’ordinamento in generale in realtà non vieta una prestazione d’opera professionale a titolo gratuito a vantaggio di una pubblica Amministrazione, e neppure con riguardo al sistema dei contratti pubblici nel cui ambito, del resto, è ammessa la sponsorizzazione . L’Amministrazione appellante aggiunge che la valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa dei professionisti è qui -necessariamente avvenuta con la sola esclusione dell’elemento prezzo pari a zero in tutte le offerte , che rappresenta il parametro proprio dell’offerta economica vale a dire, è avvenuta circoscrivendo preventivamente lo spazio della valutazione all’offerta tecnica, e secondo i criteri comunque a tale scopo fissati dal disciplinare di gara alla pagina 16. I motivi d’appello, ritiene il Collegio, sono fondati. Il bando di gara qualifica l’”affidamento dell’incarico per la redazione del piano strutturale comunale del Comune di Catanzaro e relativo R.E.U.” alla stregua di un appalto di servizi, e, tra le informazioni complementari” punto VI.3 , precisa che l’appalto è a titolo gratuito. E’ prevista una somma totale di €. 250.000,00 comprensiva di IVA a solo titolo di rimborso spese per come indicato nel disciplinare di gara . Il capitolato speciale, all’art. 4, conferma si precisa che l’incarico è a titolo gratuito e che l’importo del rimborso di tutte le spese documentate e preventivamente autorizzate dal RUP, di qualunque genere ed in ogni caso dovute relative alle prestazioni da effettuare, sostenute dai professionisti costituenti il Gruppo di progettazione incaricato e dai propri consulenti e collaboratori per lo svolgimento dell’incarico affidato ammonta ad € 250.000,00, finanziati con fondi del bilancio comunale . Analogo contenuto si desume dal disciplinare di gara, il quale precisa che l’importo dell’appalto posto a base di gara è [con evidente significato] di euro 1,00, e che il costo della polizza assicurativa, riferita all’incarico professionale, rientra nel rimborso spese. Il Collegio rileva che si tratta, anzitutto, di verificare se la legge consente la gratuità di un siffatto contratto cioè se un contratto di prestazione di servizi professionali , che preveda il solo seppure ampio rimborso delle spese contrasti o non contrasti con il paradigma normativo dell’appalto pubblico di servizi , posto che l’art. 3 definzioni , lett. ii , del d.lgs. 12 aprile 2016, n. 50 definisce gli appalti pubblici” come contratti a titolo oneroso, stipulati per iscritto tra una o più stazioni appaltanti e uno o più operatori economici, aventi per oggetto l'esecuzione di lavori, la fornitura di prodotti e la prestazione di servizi , derivando queste connotazioni di onerosità dal diritto europeo. In particolare, per gli appalti nei settori ordinari, la direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, afferma considerando 4 La normativa dell’Unione in materia di appalti pubblici non intende coprire tutte le forme di esborsi di fondi pubblici, ma solo quelle rivolte all’acquisizione di lavori, forniture o prestazioni di servizi a titolo oneroso per mezzo di un appalto pubblico . art. 2 definzioni n. 5 appalti pubblici contratti a titolo oneroso stipulati per iscritto tra uno o più operatori economici e una o più amministrazioni aggiudicatrici aventi per oggetto l’esecuzione di lavori, la fornitura di prodotti o la prestazione di servizi . Occorre dunque chiarire la portata ed il significato, nei particolari contesti detti, dell’espressione a titolo oneroso . Va considerato che la nozione è replicata anche per le contestuali direttive 2014/23/UE e 2014/25/UE. L’intero settore degli appalti pubblici e delle concessioni è dunque caratterizzato da questa necessaria connotazione. Ciò rilevato, si deve considerare che il fondamento della disciplina sui contratti pubblici riposa in principi generali del diritto dell’Unione Europea il divieto di discriminazione in base alla nazionalità art. 18 T.F.U.E. , le libertà di circolazione delle merci, di prestazione dei servizi, di stabilimento, e di circolazione dei servizi, le regole di concorrenza enucleate dall’art. 101 del T.F.U.E I contratti pubblici debbono perciò formarsi in un mercato concorrenziale e la loro disciplina è improntata alla concorrenza. La caratterizzazione di onerosità” appare da riferire a questa contestualizzazione al mercato di matrice europea sembra muovere dal presupposto che il prezzo corrispettivo dell’appalto costituisca un elemento strumentale e indefettibile per la serietà dell’offerta, e l’inerente affidabilità dell’offerente nell’esecuzione della prestazione contrattuale. Al fondamento pare esservi il concetto che un potenziale contraente che si proponga a titolo gratuito, dunque senza curare il proprio interesse economico nell’affare che va a costosamente sostenere, celi inevitabilmente un cattivo e sospettabile contraente per una pubblica Amministrazione. Il tema ha naturalmente diverse declinazioni, a seconda che riguardi contratti attivi” comportanti per l’Amministrazione un’entrata o contratti passivi” comportanti per l’Amministrazione una spesa . Per quanto riguarda gli appalti pubblici, si verte in principio di contratti passivi e su questi occorre concentrare l’attenzione. La par condicio tra partecipanti alla gara, presidio della concorrenzialità, è necessaria nel presupposto che la tutela della concorrenza rechi con sé la garanzia di efficienza del mercato. In una tale prospettiva osserva il Collegio una lettura sistematica delle previsioni ricordate, con considerazione degli interessi pubblici immanenti al contratto pubblico e alle esigenze che lo muovono, induce a ritenere che l’espressione contratti a titolo oneroso” può assumere per il contratto pubblico un significato attenuato o in parte diverso rispetto all’accezione tradizionale e propria del mondo interprivato. In realtà, la ratio di mercato cui si è accennato, di garanzia della serietà dell’offerta e di affidabilità dell’offerente, può essere ragionevolmente assicurata da altri vantaggi, economicamente apprezzabili anche se non direttamente finanziari, potenzialmente derivanti dal contratto. La garanzia di serietà e affidabilità, intrinseca alla ragione economica a contrarre, infatti, non necessariamente trova fondamento in un corrispettivo finanziario della prestazione contrattuale, che resti comunque a carico della Amministrazione appaltante ma può avere analoga ragione anche in un altro genere di utilità, pur sempre economicamente apprezzabile, che nasca o si immagini vada ad essere generata dal concreto contratto. Del resto, quanto alla ragione economica del contraente, la giurisprudenza da tempo ammette l’abilitazione a partecipare alle gare pubbliche in capo a figure del c.d. terzo settore”, per loro natura prive di finalità lucrative, vale a dire di soggetti che perseguano scopi non di stretto utile economico, bensì sociali o mutualistici a loro è stato ritenuto non estensibile il principio del c.d. utile necessario” fondato sull’innaturalità ed inaffidabilità, per un operatore del mercato, di un’offerta in pareggio, perché contro il naturale scopo di lucro Cons. Stato, V, 20 febbraio 2009, n. 1018 e n. 1030 VI, 16 giugno 2009, n. 3897 V, 10 settembre 2010, n. 6528 V, 13 luglio 2010, n. 4539 V, 26 agosto 2010, n. 5956 III, 9 agosto 2011, n. 4720 III, 20 novembre 2012, n. 5882 VI, 23 gennaio 2013, n. 387 III, 15 aprile 2013, n. 2056 V, 16 gennaio 2015, n. 84 III, 17 novembre 2015, n. 5249 III, 27 luglio 2015, n. 3685 V, 13 settembre 2016, n. 3855 . Il fatto stesso della presenza di questa consolidata giurisprudenza dimostra che l’utile finanziario in realtà non è considerato elemento indispensabile dal diritto vivente dei contratti pubblici e conferma l’assunto qui testé enunciato. La circostanza che l’offerta senza prefissione di utile presentata da un siffatto tipo di soggetto non sia presunta, solo per questo, anomala o inaffidabile, e non impedisca il perseguimento efficiente di finalità istituzionali che prescindono da tale vantaggio stricto sensu economico, dimostra che le finalità ultime per cui un soggetto può essere ammesso a essere parte di un contratto pubblico possono prescindere da una stretta utilità economica. E’ proprio per questo riguardo che è stato rilevato come non contrasti con la definizione di operatore economico contenuta nelle direttive europee la detta connotazione propria delle associazioni di volontariato. A maggiore ragione, dunque, può esservi ammesso l’aspirante contraente cui si chiede di prescindere non già da un’utilità economica, ma solo da un’utilità finanziaria perché l’utilità economica si sposta su leciti elementi immateriali inerenti il fatto stesso del divenire ed apparire esecutore, evidentemente diligente, della prestazione richiesta dall’Amministrazione. Conseguenza di una tale considerazione è la preferenza, nell’ordinamento dei contratti pubblici, per un’accezione ampia e particolare rispetto al diritto comune dell’espressione contratti a titolo oneroso , tale da dare spazio all’ammissibilità di un bando che preveda le offerte gratuite salvo il rimborso delle spese , ogniqualvolta dall’effettuazione della prestazione contrattuale il contraente possa figurare di trarre un’utilità economica lecita e autonoma, quand’anche non corrispostagli come scambio contrattuale dall’Amministrazione appaltante. L’assunto trova del resto conforto nella giurisprudenza europea, per la quale vale ricordare Corte Giust. U.E., 12 luglio 2011, in causa C-399/98 Bicocca , a tenore della quale la direttiva 93/37/CEE, che coordina le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, osta ad una normativa nazionale in materia urbanistica art. 28 legge n. 1150 del 1942 e art. 12 legge reg. Lombardia n. 60 del 1977 che, al di fuori delle procedure previste da tale direttiva, consenta al titolare di una concessione edilizia o di un piano di lottizzazione approvato la realizzazione diretta di un'opera di urbanizzazione a scomputo totale o parziale del contributo dovuto per il rilascio della concessione, nel caso in cui il valore di tale opera eguagli o superi la soglia fissata dalla stessa direttiva. Detta sentenza, per quanto qui rileva, ha affermato § § 76 e ss. che se si ha riguardo all’obiettivo della direttiva 93/37/CEE sugli appalti pubblici di lavori, la sua previsione secondo cui gli appalti pubblici di lavori sono contratti a titolo oneroso va interpretata in modo da assicurare l'effetto utile della direttiva medesima” infatti per attribuire a un contratto pubblico il carattere di oneroso non è necessario un esborso pecuniario, perché ad analogo rilievo funzionale assolve la realizzazione a scomputo di opere di urbanizzazione secondaria. Quel ragionamento incentrato sul principio dell’effetto utile, che vuole che le disposizioni siano lette, di preferenza, nel senso di favorire il raggiungimento dell’obiettivo da esse prefissato, avvalora le considerazioni qui sopra svolte. Del resto, non è inconferente rilevare che assume ormai particolare pregnanza nell’ordinamento, evidenziando il rilievo dell’economia dell’immateriale, la pratica dei contratti di sponsorizzazione, che ha per gli stessi contratti pubblici la disciplina generale nell’art. 19 del d.lgs. n. 50 del 2016 cfr. art. 199-bis d.lgs. n. 163 del 2006 , e una particolare applicazione nel settore dei beni culturali art. 120 d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 . La sponsorizzazione non è un contratto a titolo gratuito, in quanto alla prestazione dello sponsor in termini di dazione del denaro o di accollo del debito corrisponde l’acquisizione, in favore dello stesso sponsor, del diritto all’uso promozionale dell’immagine della cosa di titolarità pubblica il motivo che muove quest’ultimo è l’utilità costituita ex novo dall’opportunità di spendita dell’immagine, cioè la creazione di un nuovo bene immateriale. Per l’Amministrazione è finanziariamente non onerosa – cioè passiva non comporta un’uscita finanziaria ma comunque genera un interesse economico attivo per lo sponsor, insito in un prodotto immateriale dal valore aggiunto che va a suo vantaggio. In altri termini la circostanza che vi sia verso lo sponsor una traslazione meramente simbolica, cioè di immagine, della cosa di titolarità pubblica non può essere considerata come vicenda gratuita, ma va posta in stretta relazione, nei termini propri dell’equilibrio sinallagmatico, con il valore della controprestazione, vale a dire della dazione dello sponsor. Con la sponsorizzazione si ha dunque lo scambio di denaro contro un’utilità immateriale, costituita dal ritorno di immagine. L’utilità costituita dal potenziale ritorno di immagine per il professionista può essere insita anche nell’appalto di servizi contemplato dal bando qui gravato il che rappresenta un interesse economico, seppure mediato, che appare superare alla luce della ricordata speciale ratio il divieto di non onerosità dell’appalto pubblico, e consente una rilettura critica dell’asserita natura gratuita del contratto di redazione del piano strutturale del Comune di Catanzaro. L’effetto, indiretto, di potenziale promozione esterna dell’appaltatore, come conseguenza della comunicazione al pubblico dell’esecuzione della prestazione professionale, appare costituire, nella struttura e nella funzione concreta del contratto pubblico, di cui qui si verte, una controprestazione contrattuale anche se a risultato aleatorio, in quanto l’eventuale mancato ritorno positivo di immagine che è naturalmente collegato alla qualità dell’esecuzione della prestazione non può dare luogo ad effetti risolutivi o risarcitori. Non vi è dunque estraneità sostanziale alla logica concorrenziale che presidia, per la ricordata matrice eurounitaria, il Codice degli appalti pubbliciquando si bandisce una gara in cui l’utilità economica del potenziale contraente non è finanziaria ma è insita tutta nel fatto stesso di poter eseguire la prestazione contrattuale. Il mercato non ne è vulnerato. Al tempo stesso, non si vede per quale ragione le dette considerazioni di economia dell’immateriale non possano essere prese in considerazione quando giovano, come qui patentemente avviene, all’esigenza generale di contenimento della spesa pubblica. 4. Resta comunque l’esigenza della garanzia della par condicio dei potenziali contraenti, che va assicurata dalla metodologia di scelta tra le offerte. E’ infatti il caso di rilevare che è per questa essenziale ragione che un tale contratto pubblico, per quanto gratuito” in senso finanziario ma non economico , non può che rimanere nel sistema selettivo del d.lgs. n. 50 del 2016 altrimenti, se ne fosse fuori, portando alle conseguenze un diverso ragionamento, l’Amministrazione appaltante potrebbe scegliere il contraente a piacimento, con ciò ingenerando un’evidente lesione della par condiciodei potenziali interessati al contratto proprio per quell’utile immateriale e ledendo gli stessi principi di derivazione eurounitaria del mercato concorrenziale che sono alla base delle commesse pubbliche. La gratuità finanziaria, anche se non economica, del contratto si riflette infatti sulla procedura di selezione, che non può non esservi in concreto adattata. La descritta concezione debole” di contratto a titolo oneroso va dunque ulteriormente valutata in compatibilità con il d.lgs. n. 50 del 2016 anche per ciò che riguarda la procedura di scelta del contraente, improntata al criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che, di suo, si baserebbe sul miglior rapporto tra qualità e prezzo. Ma la caratterizzazione che si è finora esaminata corrisponde fatalmente a una lex specialis del tutto particolare, che non può che riservare punti zero alla componente economica. Sicché il vaglio della domanda si esaurisce nella valutazione dell’offerta tecnica, in ipotetica criticità con la configurazione di tale criterio ad opera dell’art. 83 d.lgs. n. 50 del 2016. Occorre dunque valutare la compatibilità di una siffatta tipologia contrattuale con le regole dell’evidenza pubblica ed i principi eurounitari, in particolare sotto il profilo della suscettibilità di adeguata valutazione delle offerte prive di un contenuto economico. Si tratta di una valutazione da svolgere in concreto ed ex ante. A questo riguardo, osserva il Collegio che i criteri di aggiudicazione enucleati alle pagg. 16 e seguenti del disciplinare di gara, basati sulla componente tecnica professionalità, adeguatezza dell’offerta, caratteristiche metodologiche dell’offerta , cui sono attribuiti novanta punti, e residualmente sul tempo, al quale sono riservati dieci punti, appaiono comunque sufficientemente oggettivi per una valutazione dell’offerta e non contrastano dunque con il rammentato art. 83. E’ questo, del resto, il solo modo in cui può essere inteso in un tal caso il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Un tale carattere sintetico e sincopato del criterio di aggiudicazione in concreto stabilito è infatti coerente con la delineata nozione di onerosità del concreto contratto, che impone un’applicazione adattata della disciplina del Codice degli appalti pubblici sui criteri di aggiudicazione. 4.1. Occorre aggiungere, vista anche la riproposizione dei motivi assorbiti in primo grado da parte del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e da parte dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, dell’Ordine degli Ingegneri ed altri della Provincia di Catanzaro, che nel caso di specie la scelta di questo contratto risulta presidiata, per l’assoluta particolarità della fattispecie, da un’attenta valutazione a monte in ordine alla necessarietà di pervenire al nuovo piano strutturale, oltre che della non integrale copertura in bilancio del costo stimato, anche nella misura minima, del compenso professionale. Al contempo, il valore dell’appalto è stato parametrato al valore della prestazione, ad evitare l’elusione delle regole dell’evidenza pubblica. Il ricorso ad un siffatto contratto è stato sottoposto al parere della Corte dei Conti, sezione regionale di controllo per la Calabria, che, con atto 10 febbraio 2016, ha ritenuto, seppure con ragionamento diverso, che l’Amministrazione comunale può procedere alla indizione di un bando pubblico per il conferimento di incarico gratuito di redazione del nuovo piano di sviluppo comunale, con la previsione del mero rimborso delle spese sostenute. Tuttavia, il bando dovrà integrare tutti gli elementi necessari per l’esatta individuazione del contenuto della prestazione richiesta, onde consentire la valutazione oggettiva degli elaborati tecnici che vengono così prodotti, senza pretesa di corrispettivo, dai tecnici interessati a prestare appunto gratuitamente la propria opera professionale . 5. In conclusione, alla stregua di quanto esposto, l’appello va accolto, e, per l’effetto, in riforma della sentenza appellata, va respinto il ricorso di primo grado. La complessità e novità della questione trattata costituisce motivo per compensare tra le parti le spese del doppio grado di giudizio. P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale Sezione Quinta , definitivamente pronunciando sull'appello, come in epigrafe proposto, lo accoglie, e, per l’effetto, in riforma della sentenza appellata, respinge il ricorso di primo grado. Compensa tra le parti le spese del doppio grado di giudizio. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.