Cessione di quote e diritto di prelazione dei beni culturali

Il fondo che fa parte dei beni aziendali di un campeggio ha, in parte, un vincolo archeologico non scatta la prelazione nell'ipotesi di cessione di quote aziendali. Infatti, ai sensi dell’art. 60 d.lgs. n. 42/2004, l’Amministrazione ha facoltà di acquistare in via di prelazione i beni culturali alienati a titolo oneroso o conferiti in società . L’esercizio del diritto di prelazione presuppone, pertanto, un trasferimento a titolo oneroso del bene culturale o, comunque, un conferimento dello stesso in società.

Nella vicenda di cui si è occupata la Sezione VI del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 501/16 depositata l’8 febbraio, al contrario, non vi è stato alcun trasferimento a titolo oneroso ovvero un conferimento in società del bene culturale. Ciò in quanto l’atto negoziale rispetto al quale il Comune aveva esercitato il diritto di prelazione era, infatti, la cessione di una quota d’azienda, azienda all’interno della quale si trova, tra i vari beni, anche il bene culturale. Il caso. Nel caso specifico, il Collegio ha capovolto la decisione del giudice di primo grado ciò in quanto il trasferimento ha avuto ad oggetto la comproprietà dell’azienda ossia dell’intero complesso dei beni preordinati all’esercizio dell’impresa , non singolarmente il bene culturale o una quota di esso la titolarità proprietaria del quale, in capo alla impresa-complesso aziendale dei beni, allo stato, indivisi, rimane caratterizzata da inalterata continuità. Rispetto a tale vicenda negoziale, il Comune di Sorrento, da un lato, aveva travisato la natura del contratto, erroneamente riqualificandolo in termini di atto di cessione di quote ereditarie di comproprietà immobiliare, e, dall’altro lato, ha finito, esercitando la prelazione, per subentrare in un diritto la comproprietà del bene culturale diverso da quello oggetto del trasferimento la quota d’azienda . Cessione d’azienda. La non operatività dell’istituto della prelazione in caso di cessione d’azienda trova conforto nei principi che il Consiglio di Stato ha già avuto modo di affermare con riferimento ad un caso che presenta molti aspetti di analogia con quello oggetto del giudizio in questione, ovvero la cessione di quote societarie relative ad un patrimonio sociale nel cui ambito si trova un bene culturale. Con riferimento a quella fattispecie il Consiglio di Stato cfr. Cons. Stato, sez. VI, 19 marzo 2008, n. 1205 ha chiarito che il presupposto per l’esercizio del diritto di prelazione il trasferimento della proprietà del bene culturale, ossia l’alienazione del bene stesso non si verifica nei casi in cui vi sia stata l’alienazione persino dell'intero pacchetto azionario della società proprietaria del bene culturale società che, come prima così dopo l'alienazione delle azioni, continua a essere la proprietaria del bene culturale, con l'unica differenza che l'intero suo pacchetto azionario non è più di un soggetto ma di un altro. Di conseguenza, le stesse conclusioni non posso non valere anche nella vicenda che riguarda il campeggio, nella quale il trasferimento ha interessato una quota di un’azienda destinata all’esercizio di una impresa.

Consiglio di Stato, sez. VI, sentenza 24 novembre 2015 – 8 febbraio 2016, n. 501 Presidente Caracciolo – Estensore Giovagnoli Fatto e diritto 1. Con ricorso proposto innanzi al T.a.r. per la Campania, gli odierni appellanti hanno chiesto l’annullamento dei seguenti provvedimenti a della deliberazione del consiglio comunale di Sorrento n. 73 del 22.12.2008, avente ad oggetto Esercizio prelazione cessione quote ereditarie immobile in n.c.t. Sorrento, foglio 1, particella 115 b della deliberazione della giunta municipale di Sorrento n. 146 del 18.11.2008, avente il medesimo oggetto c della nota della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei dell'11.11.2008, acquisita al protocollo del Comune di Sorrento il 12.11.2008 con il n. 44821 d della nota del Sindaco di Sorrento del 18.11.2008 n. 45629 e della nota della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania del 18.11.2008, acquisita al protocollo del Comune di Sorrento in data 19.12.2008 con il n. 49953 f della nota del dirigente del V Dipartimento del Comune di Sorrento prot. n. 45570 del 18.11.2008 g della nota del Dirigente del I Dipartimento del Comune di Sorrento prot. n. 50319 del 23.12.2008, con cui è stato trasmesso ai ricorrenti il provvedimento sub a h della nota della Direzione Generale per i beni archeologici del Ministero per i beni e le attività culturali prot. n. 11634 del 16.12.2008. 2. Gli atti amministrativi impugnati attengono tutti all’esercizio del diritto di prelazione da parte del Comune di Sorrento, ai sensi degli artt. 60 e 62 Dlgs. 42/2004, in relazione ad una quota del fondo, corrispondente alla particella 115, interessato da vincolo archeologico, rientrante nella cessione del 33,33% dell’azienda indivisa in relazione alla quale il ricorrente era già titolare delle altre quote avvenuta in suo favore da parte delle coeredi Anna Maresca Doonnoroso Correale e Nicoletta Baldassano Monatanari Bianchini per il prezzo di euro 620.000,00 – proveniente dalla successione di Matilde Maresca – avente ad oggetto la gestione di un camping in Sorrento, denominato Villaggio Santa Fortunata” comprendente i beni, parimenti indivisi, fra cui i suoli, destinati all’esercizio dello stesso . 3. Con la sentenza di estremi indicati in epigrafe il T.a.r. ha respinto il ricorso. 4. Per ottenere la riforma di tale sentenza gli originari ricorrenti hanno proposto appello, insistendo, in particolare, sulla erronea identificazione da parte prima dei provvedimenti amministrativi impugnati e poi della sentenza appellata tra l’oggetto dell’alienazione una quota d’azienda e il diritto per cui la prelazione è stata esercitata una quota di comproprietà del singolo bene culturale . Secondo i ricorrenti, in altri termini, il Comune di Sorrento avrebbe travisato l’oggetto del contratto, intendendolo come atto di cessione di quote ereditarie piuttosto che come cessione di quote di proprietà di un’azienda. 5. Si è costituito in giudizio, per resistere all’appello, il Ministero per i beni e le attività culturali. 6. All’udienza pubblica del 24 novembre 2015, la causa è stata trattenuta per la decisione. 7. L’appello merita accoglimento. 8, Nel caso di specie manca il presupposto che ai sensi dell’art. 60 d.lgs. n. 42/2004 consente l’esercizio del diritto di prelazione da parte dell’Amministrazione. Ai sensi dell’art. 60 d.lgs. n. 42/2004, l’Amministrazione ha facoltà di acquistare in via di prelazione i beni culturali alienati a titolo oneroso o conferiti in società”. L’esercizio del diritto di prelazione presuppone, pertanto, un trasferimento a titolo oneroso del bene culturale o, comunque, un conferimento dello stesso in società. Nella vicenda oggetto del presente giudizio, al contrario, non vi è stato alcun trasferimento a titolo oneroso ovvero un conferimento in società del bene culturale. L’atto negoziale rispetto al quale il Comune di Sorrento ha esercitato il diritto di prelazione è, infatti, la cessione di una quota d’azienda, azienda all’interno della quale si trova, tra i vari beni, anche il bene culturale. Il trasferimento ha avuto ad oggetto la comproprietà dell’azienda ossia dell’intero complesso dei beni preordinati all’esercizio dell’impresa , non singolarmente il bene culturale o una quota di esso la titolarità proprietaria del quale, in capo alla impresa-complesso aziendale dei beni, allo stato, indivisi, rimane caratterizzata da inalterata continuità. Rispetto a tale vicenda negoziale, il Comune di Sorrento, da un lato, ha travisato la natura del contratto, erroneamente riqualificandolo come si legge nel provvedimento impugnato in termini di atto di cessione di quote ereditarie di comproprietà immobiliare, e, dall’altro lato, ha finito, esercitando la prelazione, per subentrare in un diritto la comproprietà del bene culturale diverso da quello oggetto del trasferimento la quota d’azienda . 9. La non operatività dell’istituto della prelazione in caso di cessione d’azienda trova del resto conforto nei principi che questo Consiglio di Stato ha già avuto modo di affermare con riferimento ad un caso che presenta molti aspetti di analogia con quello oggetto del presente giudizio la cessione di quote societarie relative ad un patrimonio sociale nel cui ambito si trova un bene culturale. Con riferimento a quella fattispecie questo Consiglio di Stato cfr. Cons. Stato, sez. VI, 19 marzo 2008, n. 1205 ha chiarito che il presupposto per l’esercizio del diritto di prelazione il trasferimento della proprietà del bene culturale, ossia l’alienazione del bene stesso non si verifica nei casi in cui vi sia stata l’alienazione persino dell'intero pacchetto azionario della società proprietaria del bene culturale società che, come prima così dopo l'alienazione delle azioni, continua a essere la proprietaria del bene culturale, con l'unica differenza che l'intero suo pacchetto azionario non è più di un soggetto ma di un altro. 10. Mutatis mutandis, le stesse conclusioni non posso non valere anche nella vicenda oggetto del presente giudizio, nella quale il trasferimento ha interessato una quota di un’azienda destinata all’esercizio di una impresa segnatamente di un camping in Sorrento denominato Villaggio Santa Fortunata” . 11. Alla luce delle considerazioni svolte, deve, quindi, essere accolto il primo motivo di gravame e, per l’effetto, in riforma della sentenza appellata, va accolto il ricorso di primo grado con conseguente annullamento degli atti impugnati. 12. La controvertibilità delle questioni trattare giustifica la compensazione delle spese del doppio grado di giudizio. P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale Sezione Sesta , definitivamente pronunciando sull'appello, come in epigrafe proposto, lo accoglie e, per l’effetto, in riforma della sentenza appellata, accoglie il ricorso di primo grado, con conseguente annullamento degli atti amministrativi annullati. Compensa le spese del doppio grado di giudizio. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.