Citofonate e telefonate senza risposta: condannato per evasione

Impossibile mettere in discussione la responsabilità penale dell’uomo risultato assente, per ben due giorni consecutivi, al controllo effettuato dalla polizia giudiziaria. A inchiodarlo il fatto che gli agenti abbiano citofonato ripetutamente e poi abbiano chiamato il numero del telefono fisso presente nell’abitazione, ottenendo però solo la reazione del cane.

Citofono, telefono e cane sono sufficienti per accertare l’evasione compiuta dall’uomo sottoposto agli arresti domiciliari Corte di Cassazione, sez. VI Penale, sentenza n. 13432/21, depositata il 9 aprile . All’origine del procedimento c’è il controllo effettuato per due giorni di fila dalla polizia giudiziaria coll’obiettivo di accertare la presenza tra le mura domestiche dell’uomo sottoposto agli arresti domiciliari . Gli agenti prima citofonano ripetutamente e poi chiamano il numero del telefono fisso presente nell’abitazione dell’uomo l’unica risposta è l’abbaiare del cane presente nella casa. Logico dedurre l’illegittima uscita dell’uomo dall’appartamento. Difatti, i Giudici di merito emettono, sia in primo che in secondo grado, pronuncia di condanna per il reato di evasione . In Appello, comunque, la pena viene portata a otto mesi di reclusione . Per l’uomo, però, la valutazione compiuta in secondo grado è erronea, poiché non si può ritenere, spiega, che il non sentire il campanello della porta di ingresso postuli l’assenza degli occupanti della abitazione . Allo stesso tempo, comunque, egli lamenta la mancata applicazione della non punibilità, pur trattandosi di un episodio occasionale posto in essere da una persona incensurata e di giovane età . Dalla Cassazione ribattono ricordando che l’ allontanamento senza autorizzazione dal luogo degli arresti domiciliari può essere legittimamente desunto dalla mancata risposta al suono del citofono , attivato dalla polizia giudiziaria, nel corso di un controllo, per un rilevante lasso temporale, nonché con modalità insistenti e tali da richiamare l’attenzione . Ebbene, in questa vicenda legittimamente si è desunta l’evasione alla luce del prolungato controllo effettuato in orario diurno, mediante ripetuti suoni del citofono e chiamate sul telefono fisso dell’abitazione . A tali rumori però ha reagito solo il cane che, all’interno dell’abitazione, abbaiava ripetutamente . Sacrosanta, quindi, la condanna dell’uomo, anche perché, precisano i Giudici, l’evasione è stata accertata per due giorni consecutivi – e ragionevolmente si è dedotto che essa si sia protratta per tutto il periodo – e, quindi, il fatto non poteva considerarsi di lieve entità .

Corte di Cassazione, sez. VI Penale, sentenza 26 gennaio – 9 aprile 2021, n. 13432 Presidente Petruzzellis – Relatore Vigna Ritenuto in fatto 1.Con la sentenza impugnata, la Corte di appello di Milano, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Milano del 10 maggio 2019, che condannava S.M. per il reato di evasione, ha escluso la continuazione, ha rideterminato la pena in mesi otto di reclusione e ha confermato nei resto. 2. Avverso la sentenza ricorre per cassazione S. , a mezzo del difensore di fiducia, deducendo i seguenti motivi 2.1.Violazione di legge e vizio di motivazione in relazione all’art. 385 c.p., comma 3, essendo erroneo ritenere che non sentire il campanello della porta di ingresso postula l’assenza degli occupanti della abitazione 2.2. mancata rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale verificando le celle agganciate dal cellullare dell’imputato 2.3. violazione di legge in relazione alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., trattandosi di un episodio occasionale posto in essere da soggetto incensurato e di giovane età 2.4. violazione di legge in relazione al diniego della non menzione e della sospensione condizionale della pena in ragione della entità della violazione . 3.11 Sostituto Procuratore Generale Dr. Ciro Angelillis ha chiesto l’inammissibilità del ricorso. Considerato in diritto 1. Il ricorso è fondato, limitatamente al motivo sulla mancata concessione dei benefici della pena sospesa e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, mentre è inammissibile nel resto. 2. Il primo motivo è manifestamente infondato. Deve osservarsi che In tema di evasione, l’allontanamento dell’imputato dal luogo degli arresti domiciliari senza autorizzazione può essere legittimamente desunto dalla sua mancata risposta al suono del citofono, attivato dalla polizia giudiziaria nei corso di un controllo per un rilevante lasso temporale, nonché con modalità insistenti e tali da richiamare l’attenzione Sez. 6, n. 1071 del 08/01/2016, Martellotti, Rv. 267726 Nella specie, deve ritenersi immune da censure la sentenza impugnata, che ha desunto l’evasione dal prolungato controllo effettuato in orario diurno, mediante ripetuti suoni del citofono e chiamate sul telefono fisso dell’abitazione. Tali rumori, peraltro, svegliavano il cane che abbaiava ripetutamente senza che nessuno intervenisse. 3. Il secondo motivo è manifestamente infondato, avendo la Corte d’appello congruamente giustificato il diniego della richiesta integrazione attraverso il richiamo all’insieme delle acquisizioni probatorie, coerentemente valutate nella completezza della base cognitiva richiesta ai fini della decisione. Soluzione, questa, del tutto conforme ai principii al riguardo stabiliti da questa Suprema Corte Sez. 6, n. 30774 del 16/07/2013, Trecca, Rv. 257741 , secondo cui il rigetto dell’istanza di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale in appello si sottrae al sindacato di legittimità quando la struttura argomentativa della motivazione della decisione di secondo grado si fonda su elementi sufficienti per una compiuta valutazione in ordine alla responsabilità. 4. Il terzo motivo è manifestamente infondato. Mette conto rilevare che la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità dei fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p., è applicabile al reato di evasione, a condizione che la fattispecie concreta, all’esito di una valutazione congiunta degli indicatori afferenti alla condotta, al danno e alla colpevolezza, risulti caratterizzata da un’offensività minima Sez. 6, n. 21514 del 02/07/2020, Molino, Rv. 279311 . Nel caso in esame la Corte, con motivazione congrua e logica, ha evidenziato che la evasione è stata accertata per due giorni consecutivi, che era ragionevole ritenere che si fosse protratta per tutto il periodo, e che, quindi, fatto non poteva considerarsi di lieve entità. 5. il quarto motivo è fondato. La Corte di appello fornisce una motivazione apparente in relazione alla mancata concessione della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, senza considerare le deduzioni dell’imputato circa la incensuratezza e facendo riferimento alla entità della violazione , quando poi, nel determinare la pena, contraddittoriamente parte dal minimo edittale e concede le circostanze attenuanti generiche. P.Q.M. Annulla la sentenza impugnata in relazione all’applicabilità dei benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna, e rinvia per nuovo giudizio sui punti ad altra sezione della Corte di appello di Milano. Dichiara inammissibile nel resto il ricorso e definitivo l’accertamento di responsabilità.