Inefficacia della delibera consiliare contrastante un ordine di demolizione se non attestante un generico e prevalente interesse pubblico

In tema di reati edilizi, affinché venga contrastato l’ordine di demolizione di un’opera abusiva, è necessario che la delibera consiliare volta all’acquisizione dell’opera stessa al patrimonio del Comune, comprovi la sussistenza di preminenti interessi pubblici, concreti e attuali rispetto l’ordine demolitivo.

Sul tema si sono espressi gli Ermellini con la sentenza n. 2582/19, depositata il 21 gennaio, a fronte del ricorso avanzato dal Procuratore della Repubblica per l’annullamento dell’ordinanza del Tribunale di Napoli che, in accoglimento dell’istanza proposta dal Sindaco del Comune di Cardito, aveva revocato l’ordine di demolizione di un manufatto abusivo ingiunto dal Pretore di Napoli con sentenza di condanna divenuta irrevocabile nei confronti degli autori materiali dell’abuso. Il Tribunale, infatti, accoglieva la richiesta di non demolizione esposta dal Sindaco, osservando che la delibera consiliare intervenuta successivamente all’ordine di demolizione, dichiarava la prevalenza dell’interesse pubblico alla conservazione dell’immobile in oggetto. Un incerto” interesse pubblico. Il ricorrente articolava un unico motivo di ricorso l’inosservanza dell’art. 31, comma 5, d.PR n. 380/2001 Interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali , sul rilevo dell’assoluta genericità delle ragioni indicate dal Comune attraverso la delibera consiliare dichiarativa del prevalente interesse pubblico alla conservazione dell’opera edilizia in questione. La precisione e completezza della delibera comunale. Gli Ermellini ricordano che in tema di reati edilizi, l’adozione di una delibera comunale, che dichiari la sussistenza di prevalenti interessi pubblici all’acquisizione di un’opera abusiva al patrimonio del Comune, può costituire un’eccezionale ipotesi ostativa all’esecuzione dell’ordine giurisdizionale di demolizione. In tal senso, la delibera può ritenersi legittimamente emanata qualora ricorrano diverse ipotesi l’assenza di contrasto con rilevanti interessi urbanistici, l’accertamento della sussistenza dei presupposti suddetti e la dichiarazione che comprovi la prevalenza di interessi pubblici, concreti e attuali, rispetto alla demolizione del manufatto. Inoltre la S.C. ricorda che a fronte di una deliberazione in tal senso da parte dell’amministrazione comunale, il giudice dell’esecuzione può sindacare la delibera di acquisizione gratuita dell’opera abusiva al patrimonio comunale e ciò in considerazione della natura eccezionale di una simile situazione rispetto alla demolizione, la quale ordinariamente consegue all’accertamento dell’abuso edilizio, il che impone anche un’interpretazione particolarmente restrittiva circa la sussistenza dei presupposti che legittimano la deliberazione medesima . Nel caso di specie il mantenimento dell’opera in oggetto, deliberato dall’assemblea consiliare, era finalizzato a obiettivi incerti incertezza che si traduce, dunque, nella mancanza di concretezza e attualità dell’interesse pubblico perseguito. Per tali ragioni la S.C. accoglie il ricorso, annulla l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Napoli per un nuovo esame.

Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza 23 maggio 2018 – 21 gennaio 2019, n. 2582 Presidente Sarno – Relatore Aceto Ritenuto in fatto 1.Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli ricorre per l’annullamento dell’ordinanza del 13/12/2017 del Tribunale della stessa città che, in accoglimento dell’istanza proposta dal Sindaco del Comune di Cardito, ha revocato l’ordine di demolizione di un manufatto abusivo ingiunto dal Pretore di Napoli con sentenza di condanna irrevocabile del 05/04/2000 pronunciata nei confronti di R.M. e S.V. , autori materiali dell’abuso. 1.1.Con unico, articolato motivo deduce l’inosservanza del D.P.R. n. 380 del 2001, art. 31, comma 5, sul rilievo della assoluta genericità delle ragioni indicate dal Comune di Cardito nella delibera consiliare che ha dichiarato il prevalente interesse pubblico alla conservazione dell’opera. Considerato in diritto 2.Il ricorso è ammissibile e fondato. 3.Il Tribunale di Napoli ha accolto la richiesta del Sindaco del Comune di Cardito di revoca dell’ordine di demolizione osservando che la delibera consiliare n. 24 del 01/07/2017 aveva dichiarato la prevalenza dell’interesse pubblico, concreto ed attuale alla conservazione e alla non demolizione dell’immobile in questione acquisito al patrimonio comunale con provvedimento trascritto l’8/03/2001 perché da destinarsi a concessione in locazione o dismissione nel rispetto del giusto procedimento , in conformità a quanto prevede la L.R. Campania n. 5 del 2013, art. 1, comma 65, che consente la destinazione degli immobili acquisiti al patrimonio dei comuni ad alloggi di edilizia residenziale pubblica, di edilizia residenziale sociale, nonché dei programmi di valorizzazione immobiliare anche con l’assegnazione in locazione di immobili destinati ad un uso diverso da quello abitativo, o a programmi di dismissione immobiliare. Ai fini della individuazione dell’interesse pubblico si è considerata l’innprescindibilità della valutazione di carattere economico consistente nell’onere a carico del comune delle spese di demolizione, di incerto recupero, nonché si è sottolineato il vincolo di destinazione del corrispettivo della vendita o del canone di locazione dell’immobile al fondo per la repressione dell’abusivismo edilizio e per la riqualificazione del territorio . Quanto al vincolo sismico gravante sulla zona, il Tribunale ha evidenziato che, pur essendo stato il manufatto realizzato in assenza di progetto depositato e senza la direzione di un tecnico abilitato, il Comune di Cardito si è dotato di un regolamento per effetto del quale non si può dar corso alla vendita o alla locazione se l’aggiudicatario non certifica di aver realizzato le opere necessarie per adeguare l’immobile alle normative in materia di staticità dell’edificio e di sicurezza degli impianti. 4.Tanto premesso, il ricorso del PM è ammissibile. 4.1.La giurisprudenza citata nella memoria del Sindaco del Comune di Cardito a sostegno della violazione del principio di specificità delle ragioni dedotte con l’impugnazione non è applicabile al caso di specie perché nulla impedisce alla parte originariamente non impugnante di riproporre con il ricorso per cassazione le deduzioni contenute in pareri o scritti difensivi inutilmente sottoposti al giudice per contrastare la domanda avversaria. 4.2.Quanto al merito, il ricorso è, come detto, fondato. 4.3.In tema di reati edilizi, costituisce ipotesi eccezionale ostativa alla esecuzione dell’ordine giurisdizionale di demolizione, l’adozione di una delibera comunale che dichiari la sussistenza di prevalenti interessi pubblici all’acquisizione dell’opera abusiva al patrimonio del comune, sempre che il giudice dell’esecuzione, esercitando il proprio potere-dovere di sindacato sull’atto amministrativo, riconosca l’esistenza di specifiche esigenze che giustificano tale scelta Sez. 3, n. 9864 del 17/02/2016, Corleone ed altro, Rv. 266770 . In particolare, la delibera in questione può ritenersi legittimamente emanata qualora ricorrano le seguenti condizioni 1 assenza di contrasto con rilevanti interessi urbanistici e, nell’ipotesi di costruzione in zona vincolata, assenza di contrasto con interessi ambientali in quest’ultimo caso l’assenza di contrasto deve essere accertata dall’amministrazione preposta alla tutela del vincolo 2 adozione di una formale deliberazione del consiglio con cui si dichiari formalmente la sussistenza di entrambi i presupposti 3 la dichiarazione di contrasto della demolizione con prevalenti interessi pubblici, quali ad esempio la destinazione del manufatto abusivo ad edificio pubblico Sez. 3, n. 41339 del 06/11/2003, richiamata, in motivazione, da Sez. 3, n. 25824 del 22/05/2013, Mursia, Rv. 257140 . 4.4.Richiamando i contenuti della decisione appena menzionata, si è ulteriormente stabilito che, a fronte di una deliberazione in tal senso da parte dell’amministrazione comunale, il giudice dell’esecuzione ha il potere di sindacare la delibera di acquisizione gratuita dell’opera abusiva al patrimonio comunale e ciò in considerazione della natura eccezionale di una simile situazione rispetto alla demolizione, la quale ordinariamente consegue all’accertamento dell’abuso edilizio, il che impone anche un’interpretazione particolarmente restrittiva circa la sussistenza dei presupposti che legittimano la deliberazione medesima Sez. 3 n. 11419, 11 marzo 2013 . 4.5.Premesso che la L.R. Campania n. 5 del 2013, art. 1, comma 65, consente la locazione di immobili destinati ad uso non abitativo, coglie nel segno il PM ricorrente allorquando denuncia la assoluta genericità e inconsistenza dell’interesse finanziario al mantenimento dell’opera in vista di una sua dismissione che è incerta nell’an, nel quando e nel quomodo, considerato che è incerta persino la realizzazione della condizione sospensiva della sua regolarizzazione ai fini antisismici, rimessa alla sola iniziativa del futuro acquirente/assegnatario. Di fatto, come correttamente sostenuto dal PM, tale incertezza che si traduce nella mancanza di concretezza e attualità dell’interesse pubblico perseguito si traduce nell’inammissibile vantaggio degli attuali occupanti, autori dell’abuso, a consolidare peraltro gratuitamente il vantaggio conseguito mediante il reato per il quale sono stati condannati. 4.6.Ne consegue che l’ordinanza impugnata deve essere annullata con rinvio al Tribunale di Napoli per nuovo esame. P.Q.M. Annulla l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Napoli.