Fine vita: la Consulta invita il Parlamento a colmare il vuoto normativo

L’attesa decisione sul caso di Marco Cappato, imputato del reato di aiuto al suicidio, ai sensi dell’art. 580 c.p., per aver accompagnato Fabiano Antoniani in Svizzera dove ha scelto la strada del suicidio assistito, si è risolta con un rinvio della trattazione della questione all’udienza del 24 settembre 2019.

Trattazione rinviata. La Corte Costituzionale ha infatti rilevato che l’attuale assetto normativo concernente il fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti . Spetta dunque al Parlamento intervenire con una disciplina adeguata. Resta nel frattempo sospeso il giudizio pendente dinanzi alla Corte d’Assise di Milano che aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’art. 580 c.p. con un’ ordinanza dello scorso 14 febbraio . I Giudici milanesi avevano sottolineato i dubbi di legittimità costituzionale della norma nella parte in cui incrimina le condotte di aiuto al suicidio in alternativa alle condotte di istigazione, a prescindere dal loro contributo alla determinazione o al rafforzamento del proposito suicidiario, per contrasto con gli artt. 3, 13, comma 1, e 117 Cost. e nella parte in cui prevede che le condotte di agevolazione al suicidio, che non incidano sul percorso deliberativo della persona, siano sanzionabili con la pena della reclusione da 5 a 10 anni, senza distinzione rispetto alle con dotte di istigazione, per contrasto con gli artt. 3, 13, 25, comma 2, e 27, comma 3, Cost