Il querelante non compare: è remissione tacita?

Fuori dalla ipotesi di cui agli artt. 21, 28 e 30 del d. lgs. n. 274/2000, la mancata comparizione, nel processo, del querelante, pur in presenza di una sollecitazione a comparire da parte dell’autorità procedente, non integra una remissione tacita di querela.

In questo senso si è pronunciata la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8408/2016, depositata il 2 marzo. Il caso. Il giudice di pace competente dichiarava non doversi procedere avverso un imputato, in relazione all’illecito di invasione di terreni, in quanto estinto per remissione di querela. La statuizione del giudice di pace derivava dalla constatazione della mancata comparizione in udienza della persona offesa, azione da intendersi come un comportamento concludente da interpretarsi come una remissione tacita di querela. Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, ricorreva per cassazione, lamentando la violazione dell’art. 152 c.p. e rilevando l’impossibilità di affermare la concludenza di un comportamento processuale legittimo e neutro. Titoletto. La Suprema Corte ha richiamato quanto affermato dalle Sezioni Unite, per cui, nel procedimento presso il giudice di pace, avviato a seguito di citazione disposta dal pm, ai sensi dell’art. 20 del d. lgs. n. 274/2000, la mancata comparizione del querelante non integra una remissione tacita, ex art. 152 c.p La sanzione dell’improcedibilità per mancata comparizione del querelante, hanno chiarito gli Ermellini, è disciplinata solo nell’ipotesi prevista dall’art. 28, comma 3, del d. lgs. 274/2000 tale disposizione si occupa della mancata comparizione delle persone offese alle quali sia stato regolarmente notificato ai sensi dell’art. 27, comma 4, il decreto di comparizione delle parti, che ha nelle sue premesse il ricorso immediato della persona offesa . Nelle suddette ipotesi, la mancata comparizione viene assimilata ad una rinuncia al diritto di querela, oppure alla remissione della stessa, ove già presentata. Ma l’istituto di cui all’art. 28, comma 3, del d. lgs. 274/2000, non può trovare applicazione, nel caso di specie, essendo stato, l’imputato, tratto a giudizio con decreto di citazione emesso dal pm. Il Collegio ha sottolineato che non è previsto dalla legge che la mancata comparizione del querelante, al processo, pur in presenza di una comunicazione del giudice in tal senso, determini l’improcedibilità dell’azione penale per remissione tacita della querela. L’art. 152, comma 2, c.p. dispone che vi è remissione tacita quando il querelante ha compiuto fatti incompatibili con la volontà di persistere nella querela tali fatti, hanno precisato i Giudici del Palazzaccio, devono assumere rilievo nel mondo esterno. A chiosa, gli Ermellini hanno aggiunto che la natura extraprocessuale della remissione esclude che la stessa possa integrarsi in atti o comportamenti nel procedimento . Fuori dalla ipotesi di cui agli artt. 21, 28 e 30 del d. lgs. n. 274/2000, la mancata comparizione, nel processo, del querelante, pur in presenza di una sollecitazione a comparire da parte dell’autorità procedente, non integra una remissione tacita di querela. Per le ragioni sopra esposte, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata.

Corte di Cassazione, sez. II Penale, sentenza 11 dicembre 2015 – 2 marzo 2016, n. 8408 Presidente Fiandanese – Relatore Tutinelli Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 7 novembre 2012 n. 129 , il giudice di pace di Cassino ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di T.G. e di M.G.in ordine ai reato di invasione di terreni essendo il reato estinto per intervenuta remissione di querela. Afferma il decidente che la mancata comparizione in udienza della PO deve intendersi come comportamento concludente da interpretarsi alla stregua di rimessione tacita di querela. 2. Avverso tale sentenza propone ricorso per Cassazione il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Roma lamentando la violazione ed erronea applicazione dell'art. 152 cod. proc. Pen. affermando che la remissione tacita della querela non può avere natura processuale con la conseguente impossibilità di affermare la concludenza di una condotta processuale legittima e neutra. Considerato in diritto 3. II ricorso è meritevole di accoglimento. 4. Le Sezioni Unite di questa Corte hanno statuito che nel procedimento davanti al giudice di pace instaurato a seguito di citazione disposta dal PM, D. Lgs. n. 274 del 2000, ex art. 20 la mancata comparizione del querelante - finanche se previamente avvisato che la sua assenza sarebbe stata ritenuta concludente nel senso della remissione tacita della querela - non costituisce fatto incompatibile con la volontà di persistere nella stessa, sì da integrare la remissione tacita, ai sensi dell'art. 152 c.p., comma 2 S.U. n. 26 del 30.10.2008, PG c/o Viele, rv. 241357 . Infatti, la sanzione dell'improcedibilità per mancata presenza del querelante nel processo è positivamente disciplinata nell'ordinamento vigente solo nel caso previsto dal D.Lgs. n. 274 del 2000, art. 28, comma 3 disposizioni sulla competenza penale del giudice di pace . L'ipotesi è quella della mancata comparizione delle persone offese, alle quali il decreto di comparizione delle parti - che ha nelle sue premesse il ricorso immediato della persona offesa - sia stato regolarmente notificato ai sensi dell'art. 27, comma 4 per espressa previsione normativa, la mancata comparizione equivale a rinuncia al diritto di querela ovvero alla remissione della querela, qualora sia stata già presentata. Nel caso che occupa, l'imputato è stato tratto a giudizio con decreto di citazione emesso dal P.M., sicché si è fuori del campo di applicazione dell'istituto della rimessione disciplinato dal D.Lgs. n. 274 del 2000, art. 28, comma 3. Oltre il perimetro di tale specifica ipotesi positivamente disciplinata e, pertanto, sotto il generale profilo delineato dall'art. 152 cod. pen. al quale il giudice ha fatto esplicito riferimento , non è affatto previsto dalla legge che la mancata presentazione nel processo, pur in presenza di espresso avviso dei giudice in tal senso, possa comportare l'improcedibilità* dell'azione penale per ritenuta remissione tacita della querela. Com'è noto, infatti, l'art. 152 c.p., comma 2, dopo aver premesso che la remissione è processuale o extraprocessuale , dispone che la remissione extraprocessuale è espressa o tacita e che vi è remissione tacita quando il querelante ha compiuto fatti incompatibili con la volontà* di persistere nella querela . , quindi, evidente che deve trattarsi di fatti cioè di comportamenti che rilevano nel mondo esterno, che come opportunamente precisa la sentenza delle S.U. innanzi richiamata, non rimangano confinati nel limbo di eventuali stati d'animo, di meri orientamenti eventualmente internamente programmati . Può aggiungersi, che la natura extraprocessuale della remissione implica che essa non può consistere in atti o comportamenti nel procedimento di cui trattasi, dovendo appunto essersi concretizzati all'esterno di tale procedimento. Va, perciò, riaffermato il principio di diritto secondo cui, all'infuori dell'ipotesi espressamente e specificamente disciplinata dal D.Lgs. n. 274 del 2000, artt. 21, 28 e 30, la mancata comparizione del querelante nel processo, nonostante la sollecitazione a comparire fattagli dal giudice procedente, non configura una remissione tacita di querela, esclusa del resto quella espressa per assoluta mancanza dei relativi requisiti di legge. 44 Nella specie, secondo quanto si rileva dall'impugnata sentenza, l'unico comportamento venuto in rilievo X la mancata comparizione in udienza del querelante, ossia un fatto che va correttamente situato nel processo e solo in questo oltre a siffatto dato, di natura processuale, non risulta alcun altro fatto che sia stato allegato, assodato, comprovato dal quale dedurre che la mancata comparizione va considerata come effetto, consequenziale e logico di remissione. 5. Dalle considerazioni che precedono deriva l'annullamento con rinvio dell'impugnata al Giudice di pace di Cassino. P.Q.M. Annulla senza rinvio la sentenza impugnata e dispone la trasmissione degli atti al giudice di pace di Cassino.