Thyssenkrupp: le condanne non potranno aumentare

Dopo le condanne inflitte in appello, la Cassazione, nell’aprile scorso, si è pronunciata sul caso Thyssenkrupp. Adesso sono state depositate anche le motivazioni, ampiamente spiegate in oltre 200 pagine di sentenza. Ci sarà, comunque, un nuovo processo di appello le condanne inflitte agli imputati dovranno essere ridefinite, ma non potranno aumentare.

La vicenda in breve. Nel dicembre 2007, sette operai dello stabilimento di Torino della società Thyssenkrupp morirono in un incendio sul posto di lavoro. La Corte d’assise di Torino, nell’aprile 2011, condannò l’amministratore delegato ed altri manager. La sentenza creò molto scalpore, in quanto venne sancito nei confronti degli imputati il dolo eventuale. Questo, però, ebbe vita breve, in quanto la Corte d’appello, nel febbraio 2013, abbassò le sanzioni detentive nei confronti di tutti gli imputati, non riconoscendo l’omicidio volontario, bensì quello colposo. Poi, lo scorso 24 aprile , le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno ordinato un nuovo processo di secondo grado per rideterminare le pene ma – si legge nella sentenza n. 38343/14, depositata oggi - le sanzioni già inflitte non potranno essere aumentate . La S.C., in sostanza, ha annullato la sentenza di secondo grado e l’ha rinviata ad altra sezione della Corte d’appello di Torino, ma esclusivamente per un ricalcolo della pena, in conseguenza delle decisioni relative ai singoli capi di imputazione. I Giudici di legittimità, infatti, hanno annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente alla ritenuta esistenza della circostanza aggravante, di cui al capoverso dell’art. 437 c.p. ed al conseguente assorbimento del reato di cui all’art. 449 c.p. . Lotta senza quartiere al fuoco già avviata nel 2006. Il fatto – hanno chiarito gli Ermellini - è che la holding aveva avviato una decisa campagna di lotta senza quartiere al fuoco. Espenhahn era un importante dirigente, al quale era stato affidato un ruolo di grande rilievo nulla induce a ritenere che egli abbia scientemente disatteso tale forte indicazione di politica aziendale . È quanto affermato dai Supremi Giudici in merito al rogo avvenuto a Torino. Pertanto, l’amministratore delegato Harald Espenhahn non dovrà - a differenza di quanto ha sempre sostenuto la procura di Torino - essere condannato per omicidio volontario con dolo eventuale, ma per omicidio colposo. Altro nodo, la prescrizione. Dalla data della presente sentenza il decorso del tempo è irrilevante ai fini della prescrizione . È questo un altro dato importante che emerge dalla sentenza delle Sezioni Unite Penali. In conclusione, ci sarà un nuovo processo d'appello, sempre a Torino, ma resta fermo quanto sancito dai Giudici di Cassazione la responsabilità di tutti gli imputati per rimozione volontaria di cautele contro gli incidenti, omicidio colposo e incendio.

Corte di Cassazione, sez. Unite Penali, sentenza 24 aprile – 18 settembre 2014, n. 38343 Presidente Santacroce – Relatore Bialotta