Patologia per il lavoratore, valutare le ripercussioni sulle possibili occupazioni

Ancora in discussione l’assegno di invalidità riconosciuto in appello. Da valutare non la semplice e generica riduzione della capacità lavorativa. Bisogna fare riferimento a ogni possibile attività, tenute presenti età, capacità ed esperienza.

Problema fisico serio per un ex carpentiere. In ballo l’assegno di invalidità, visto il nesso tra la patologia sofferta e l’attività professionale svolta. Necessario, però, prima valutare ad ampio raggio le ripercussioni sulle prospettive lavorative Cassazione, ordinanza n. 6362, sez. VI Civile Lavoro, depositata il 10 marzo 2017 . Riduzione della capacità lavorativa. Decisiva in appello la relazione del consulente medico. Essa spinge i Giudici ad accogliere la domanda di un ex carpentiere, riconoscendone il diritto a percepire l’assegno ordinario di invalidità . Ciò alla luce della incidenza invalidante della patologia – un linfoma cutaneo – che ha colpito il lavoratore. In Cassazione, però, alla luce delle obiezioni mosse dall’INPS, la lettura non è ritenuta semplice e scontata. Insufficiente, in sostanza, il richiamo, utilizzato in appello, alle conseguenze della patologia sulla funzionalità dei principali apparati dell’uomo in rapporto all’attività lavorativa espletata . Necessario, invece, un approfondimento, cioè una valutazione complessiva del problema fisico lamentato dal lavoratore, con riferimento alla sua incidenza sull’attività svolta in precedenza e su ogni altra attività che possa essere svolta, in relazione ad età, capacità ed esperienza , senza esporre ad ulteriore danno la salute . Quindi, il criterio di riferimento non è la riduzione della generica capacità lavorativa , bensì la riduzione della capacità lavorativa in occupazioni confacenti alle attitudini della persona, su cui dovrà essere realizzato un nuovo esame in appello.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile – L, ordinanza 25 gennaio – 10 marzo 2017, n. 6362 Presidente Curzio – Relatore Ghinoy Rilevato che 1. La Corte d' appello di Lecce ha riformato la sentenza del Tribunale di Brindisi e, in adesione alle conclusioni del consulente medico nominato in appello, ha accolto la domanda di G. G. e ne ha dichiarato il diritto a percepire l'assegno ordinario di invalidità a decorrere dal 28 gennaio 2008, condannando l'Inps al pagamento dei ratei maturati, con gli accessori dovuti per legge oltre che al pagamento delle spese del doppio grado di giudizio. 2. Per la cassazione della sentenza ricorre l’ Inps e denuncia la violazione o falsa applicazione dell'art. 1 della legge n. 222 del 1984 in relazione all'art. 360 comma 1 n. 3 c.p.c. Sostiene l'Istituto che il consulente avrebbe erroneamente riferito l'incidenza invalidante della patologia alla pregressa attività ex carpentiere edile di 48 anni svolta dall'assicurato, senza considerarne l'incidenza sulla capacità lavorativa in occupazioni diverse e confacenti alle sue attitudini, avuto riguardo alle esperienze lavorative, al titolo di studio ed all'età, come richiesto dall'art. 1 della legge n. 222 del 1984. Sotto altro aspetto, poi, la sentenza è censurata per avere utilizzato nella determinazione dell'invalidità le tabelle ministeriali proprie dell'invalidità civile ex d.m. 5.2.1992 facendo riferimento per il linfoma cutaneo accertato ad una percentuale fissa del 60% in base al codice analogico 9319, così incorrendo nell'errata applicazione della norma richiamata. 3. Ha resistito con controricorso G. G., eccependo l'inammissibilità delle censure formulate e comunque la loro infondatezza. 3. Il Collegio ha autorizzato la redazione della motivazione in forma semplificata. Considerato che 1. Il ricorso risulta ammissibile, in quanto si richiede un intervento di questa Corte che chiarisca la corretta applicazione della normativa di riferimento, e contiene la descrizione dello sviluppo processuale e la riproduzione della consulenza tecnica d'appello, recepita nella sentenza gravata, funzionale all' esatta fecalizzazione delle ragioni del ricorrente. 2. Esso è altresì manifestamente fondato in relazione ad entrambi i profili di doglianza proposti. Il giudice d' appello, nel ritenere sussistente il requisito di invalidità prescritto ai fini del diritto all'assegno ex lege n. 222 del 1984, ha recepito le conclusioni del c.t.u. che aveva fatto riferimento alla percentuale di invalidità espressamente calcolata sulla base delle tabelle ministeriali prescritte per l'accertamento della invalidità civile D.M. 5.2.1992 , ed ha riferito che opportunamente sono state approfondite le ripercussioni delle affezioni sulla funzionalità dei principali apparati in rapporto all'attività espletata”. 3. Questa Corte ha però ripetutamente affermato che ai fini del riconoscimento dell' assegno ordinario di invalidità, la sussistenza del requisito posto dall'art. 1 della legge 12 giugno 1984, n. 222, concernente la riduzione a meno di un terzo della capacità di lavoro dell'assicurato in occupazioni confacenti alle sue attitudini, deve essere verificata operando la valutazione complessiva del quadro morboso dell'assicurato con specifico riferimento alla sua incidenza sull'attività svolta in precedenza e su ogni altra che sia confacente, ossia che possa essere svolta dall'assicurato, in relazione alla sua età, capacità ed esperienza, senza esporre ad ulteriore danno la propria salute sicché, pur essendo la invalidità ancorata non più alla capacità di guadagno, ma a quella di lavoro, il riferimento alla capacità attitudinale comporta una valutazione di qualità e condizioni personali e soggettive dell'assicurato, cui rimane conferita una tutela rispettosa del precetti costituzionali di cui agli artt. 38, 32, 2, 3 e 10 v., fra le tante, da ultimo, Cass. 06/07/2007 n. 15265, Cass. 14/03/2011 n. 5964 . 4. Con riferimento al secondo profilo di doglianza, è stato poi precisato che, in materia di invalidità pensionabile, la L. n. 222 del 1984, ha adottato, come criterio di riferimento, non la riduzione della generica capacità lavorativa, secondo quanto previsto dalla L. 30 marzo 1971, n. 118 per i mutilati ed invalidi civili, bensì la riduzione della capacità lavorativa in occupazioni confacenti alle attitudini dell'assicurato ne consegue l'inidoneità del parametro relativo all'invalidità civile per valutare l'invalidità pensionabile anche se come mera guida di massima, a meno che nell'ambito di questa diversa valutazione non si dia espressa ragione dell'adeguamento del parametro all'oggetto specifico della diversa invalidità da valutare ex plurimis Cass. 04/10/2013 n. 22737 . 5. Non essendosi la Corte di merito attenuta ai suesposti principi, il ricorso deve essere accolto, e la sentenza cassata, con rinvio alla Corte d'appello di Lecce, in diversa composizione, che dovrà procedere a nuovo esame. 6. Al giudice designato competerà anche la regolamentazione delle spese del presente giudizio. P.Q.M. Accoglie il ricorso. Cassa la sentenza impugnata e rinvia, anche per la regolamentazione della spese del giudizio di legittimità, alla Corte d'appello di Lecce in diversa composizione.