Il patto intergenerazionale: insieme si può!

di Paolo Rosa

di Paolo Rosa * La strada per la messa in sicurezza delle Casse private dei professionisti non va lastricata di esasperazioni e rotture sociali contrapponendo i giovani agli anziani, ma distribuendo opportunità e tutele in modo equo e diffuso. Le Casse, governate dal sistema di finanziamento a ripartizione, nascondono un equivoco di fondo che ora però sta emergendo. Nel sistema a ripartizione con i contributi di oggi si pagano le pensioni degli anziani e dei vecchi di oggi. Tale sistema presuppone un patto intergenerazionale se oggi contribuisco al pagamento delle pensioni di oggi, domani la prossima generazione si impegnerà a pagare la mia pensione, ma tra le due pensioni, quella di oggi e quella di domani , non ci deve essere differenza nel quantum. Invece la pensione di oggi è più generosa di quella di domani perché non è finanziata per intero dai contributi versati, tranne per i pochi che hanno redditi molto alti, e quindi scarica i costi su quella di domani. Orbene nel sistema pubblico tale patto è garantito dallo Stato. Nel sistema delle Casse private dei professionisti la garanzia dello Stato non c'è e anzi è prevista la liquidazione in caso di default art. 2, comma 4, legge 509/1994 . Giovani in balia dei diritti quesiti e del pro rata temporis. La mancanza della garanzia dello Stato in periodi - come quello che stiamo attraversando - di bassi redditi, di disoccupazione ingravescente e di incertezza sul futuro, preoccupa le giovani generazioni che vivono gli istituti dei diritti quesiti e del pro rata temporis come insopportabili fardelli a fronte di uno zainetto previdenziale personale desolatamente vuoto. Nelle sentenze della Cassazione sacrificati i diritti dei giovani così l'economista Elsa Foriero, qualche giorno fa, è apparsa molto critica nei confronti delle recenti sentenze che salvano i diritti acquisiti a danno delle esigenze di riforma e del patto intergenerazionale si veda l'edizione del 4 maggio 2011 di Diritto e Giustizia . Un'esigenza, quella di salvaguardare le giovani generazioni, che trova sempre più frequenti consensi, già lucidamente preconizzata da Massimo D'Antona La grande sfida delle trasformazioni del lavoro ricercare la tutela sulle esigenze del lavoratore come soggetto in Opere, 1, Milano, Giuffrè, 2000, 249 di un ordinamento giuridico che dia spazio alle istanze di autodeterminazione del lavoratore con la inevitabile conseguenza della messa in discussione del c.d. patto intergenerazionale con la previsione di un opting out delle nuove generazioni dal sistema previdenziale a ripartizione come conseguenza della insopportabilità appunto del patto intergenerazionale G. Amato e M. Marè, Il gioco delle pensioni rien ne va plus? , Il Mulino, 2007 e critico Maurizio Cinelli in Operazione verità sui fondi pensione , in Riv. it. dir. lav. 2007, 4, 475 . Come si esce da questa situazione di stallo e di conflittualità latente? Welfare non è assistenzialismo. Partiamo dalla famiglia secondo la dottrina sociale della Chiesa la famiglia è un patto intergenerazionale e insieme un'agenzia sociale. Significativamente Giovanni Paolo II ha parlato di spirito comunitario di solidarietà fra le generazioni in un discorso dell'1.04.1995 ai Vescovi brasiliani. Le risorse non sono inesauribili. Una società e il suo futuro dipendono dalle garanzie che alla persona e alla famiglia offrono i singoli ordinamenti occorre andare oltre il modello della socialdemocrazia e del liberismo che hanno dominato il '900, ma non sono riusciti a mettere al centro né la persona, né la famiglia, né la catena generazionale. Perché il nuovo Welfare possa essere quello dello sviluppo, quello della solidarietà e della sussidiarietà, lo Stato assistenziale non serve. Serve una società sociale o una comunità sociale Welfare society o Welfare community . Oggi si dice, di fronte ai costi della previdenza e dell'assistenza riduciamo la spesa sociale. Ma la riduzione e impopolare oltre che iniqua se non salvaguardia l'equità sociale. Prima di tutto occorre rilanciare la professione, tutte le professioni, creando nuove opportunità di lavoro. Va quindi ripensata la previdenza e l'assistenza per realizzare una politica organica di equità che realizzi un nuovo patto fra le generazioni. La vera solidarietà intergenerazionale si ha con la trasmissione di valori anzitutto con la trasmissione di istruzione, anche previdenziale. Torniamo a noi bisogna lavorare per una migliore razionalizzazione del sistema previdenziale e assistenziale dei professionisti. Come ho già scritto tante volte venti Casse autonome sono un lusso che i professionisti italiani non si possono permettere. Dall'accorpamento, dall'aggregazione, dalla collaborazione sinergica si ricavano importanti risparmi di spesa che possono essere destinati sia ai montanti previdenziali che all'assistenza. In quest'ottica anche i professionisti vicini all'età del pensionamento debbono essere disponibili ad accettare trasferimenti a favore delle giovani generazioni. Va combattuta la miopia e l'egoismo intergenerazionale. Non è nella difesa dei diritti acquisiti e del pro rata temporis che si costruisce il nuovo patto intergenerazionale. Ci vuole un incontro, aperto e trasparente, fra le generazioni. Si mettono i problemi sul tavolo e insieme si trovano le soluzioni più eque nell'interesse di tutti dove ogni uno possa rinunciare ad un po' del suo per riempire lo zainetto vuoto. Insieme si può. Forza professionisti, uniamoci per affrontare e risolvere il nostro problema previdenziale e assistenziale! * Avvocato