L’opposizione contro il decreto ingiuntivo dell’avvocato va proposta necessariamente con ricorso

Il cliente, ove voglia proporre opposizione a decreto ingiuntivo ottenuto dall’avvocato per il recupero dei propri compensi, deve, necessariamente, utilizzare il procedimento sommario di cognizione, introducendo il giudizio con ricorso in luogo della citazione ex art. 645 c.p.c

La sez. VI Civile della Cassazione sentenza n. 22447/16 depositata il 4 novembre ha affermato un importante principio di diritto con riferimento al procedimento che deve essere utilizzato nel caso in cui un cliente di un avvocato voglia opporsi al decreto ingiuntivo ottenuto dal professionista ed avente ad oggetto le sue competenze professionali. Il caso. Un avvocato notificava un decreto ingiuntivo per il pagamento delle proprie competenze circa 85 mila euro. La cliente, una Onlus, proponeva opposizione con citazione cui seguiva una avversaria eccezione di inammissibilità in ragione della ritenuta applicabilità del d.lgs. n. 150/2011. E, in effetti, il Tribunale dichiarava inammissibile l'opposizione confermando di conseguenza il decreto ingiuntivo, dichiarandone l'esecutività. La tesi del giudice di merito. Secondo il Tribunale l'opposizione andava dichiarata inammissibile perché il giudizio era stato introdotto con citazione, anziché con ricorso, e, ai fini di accertare la tempestività o meno dell'opposizione, occorreva avere riguardo al momento del deposito dell'atto introduttivo a prescindere dalla data di notifica del medesimo a controparte. A questo proposito, nel caso in esame, l’atto introduttivo era stato depositato oltre il termine perentorio dei 40 giorni dalla notifica del decreto ingiuntivo previsto dall'art. 641 c.p.c Contro tale decisione l’ingiunto proponeva ricorso per cassazione. Secondo l’art. 645 c.p.c. l’opposizione si deve proporre con atto di citazione. Questa la tesi del ricorrente, che però è smentita dagli Ermellini. Infatti, la l. 13 giugno 1942, n. 794 all'art. 28 così come sostituito dall'art. 34 d.lgs. n. 150/2011 , così, dispone Per la liquidazione delle spese, degli onorari e dei diritti nei confronti del proprio cliente l'avvocato, dopo la decisione della causa o l'estinzione della procura, se non intende seguire il procedimento di cui agli articoli 633 e seguenti del codice di procedura civile, procede ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo 1 settembre 2011, n. 150 . L'art. 14, comma 1, d.lgs. 1 settembre 2011, n. 150, prevede che Le controversie previste dall'articolo 28 della legge 13 giugno 1942, n. 794, e l'opposizione proposta a norma dell'articolo 645 del codice di procedura civile contro il decreto ingiuntivo riguardante onorari, diritti o spese spettanti ad avvocati per prestazioni giudiziali sono regolate dal rito sommario di cognizione, ove non diversamente disposto dal presente articolo . Nel caso in esame, l’opposizione andava proposta con ricorso. Nel quadro appena riferito – precisa la Suprema Corte - appare evidente che il cliente, ove voglia proporre opposizione a decreto ingiuntivo ottenuto dall’avvocato per il recupero dei propri compensi deve, necessariamente, utilizzare il procedimento sommario di cognizione, introducendo il giudizio con ricorso in luogo della citazione ex art. 645 c.p.c Il quadro normativo è stato profondamente modificato dal d.lgs. n. 150/2011. La stessa Corte di Cassazione a Sezione Unite ha avuto modo di affermare, sia pure incidenter tantum . non può dubitarsi che il principio in parola quello che l'atto di opposizione a decreto ingiuntivo ottenuto dall'avvocato abbia la forma della citazione è destinato ad essere radicalmente rivisitato a seguito dell'entrata in vigore del d.lgs. 1 settembre 2011, 150, a mente del quale l'atto di opposizione all'ingiunzione dovrà avere la forma del ricorso ex art. 702- bis c.p.c. [ .] e non più dell'atto di citazione con la specificazione che [ .] secondo l'espressa previsione dell'art. 36 del medesimo testo legislativo, le modifiche normative da esso introdotte sono applicabili esclusivamente ai procedimenti instaurati successivamente alla data di entrata in vigore del decreto, mentre le controversie pendenti a tale data continuano ad essere disciplinate dalle disposizioni abrogate o modificate . In conclusione, andava utilizzato il rito sommario ex art. 702 bis c.p.c Secondo i Giudici di legittimità, correttamente il Giudice dell’opposizione aveva rilevato che il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo ex art. 645 c.p.c. era stato erroneamente introdotto con atto di citazione, ovvero, nelle forme di rito ordinario civile, laddove, invece, doveva essere iniziato con ricorso trovando applicazione il rito sommario di cui all'art. 702- bis e segg. c.p.c. sulla base del disposto dell'art. 14, comma 1, d.lgs. n. 150/2011. Ma il giudice non avrebbe dovuto valutare la tempestività dell’opposizione prima del mutamento del rito, considerando quindi tempestivamente notificata la citazione? Risposta negativa della Cassazione. Costituisce infatti orientamento ermeneutico, univocamente consolidatosi nel tempo sia in giurisprudenza sia in dottrina , che l'impugnazione e l'opposizione a decreto ingiuntivo da proporsi con ricorso e, invece, promosse con citazione, non sono ineluttabilmente destinate a restare prive di effetti, ancorché poste in essere in violazione di specifica normativa processuale, giacché sono suscettibili di sanatoria, in via di conversione ex art. 156 c.p.c., alla condizione, tuttavia, che, nel termine perentoriamente prescritto dalla legge ai fini dell’ammissibilità dell'impugnativa, l'atto di impugnazione o di opposizione sia stato, non solo notificato alla controparte, ma pure depositato nella Cancelleria del giudice. Per l’eventuale sanatoria conta il momento in cui è stata depositata la citazione notificata. In altri termini, in questi casi occorre fare riferimento al momento in cui è avvenuto il deposito della citazione in cancelleria. Ove tale deposito è stato eseguito nel rispetto del termine dei 40 giorni l'opposizione deve ritenersi ammissibile e il giudizio potrà proseguire previa conversione del rito ordinario in quello sommario di cognizione. Al contrario, ove la notifica della citazione sia intervenuta nel rispetto del termine dell’opposizione, ma il deposito successivamente alla scadenza, si configura una ipotesi di inammissibilità del relativo giudizio rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile-2, sentenza 14 giugno – 4 novembre 2016, n. 22447 Presidente D’Ascola – Relatore Scalisi Svolgimento del processo L’ANFFAS Onlus proponeva opposizione, ai sensi dell’art. 645 cod. proc. civ., avverso il decreto ingiuntivo n. 7180/12, con il quale, il Tribunale di Napoli ingiungeva all’opponente di corrispondere all’avv. M. la complessiva somma di Euro 85.760,00, richiesta quale compenso per l’attività professionale svolta a vantaggio dell’opponente e contro San Paolo Banco di Napoli. Si costituiva l’avv. M.F. eccependo l’inammissibilità dell’opposizione e l’applicazione del DLgs n. 150 del 2011. Il Tribunale di Napoli, con ordinanza, dichiarava inammissibile l’opposizione e per l’effetto confermava il decreto ingiuntivo, integralmente, dichiarandone l’esecutività. Condannava l’ANFFAS Onlus al pagamento delle spese del giudizio di opposizione. Secondo il Tribunale di Napoli, l’opposizione andava dichiarata inammissibile perché il giudizio era stato introdotto con citazione, anziché con ricorso e, ai fini di accertare la tempestività o meno dell’opposizione, occorreva avere riguardo al momento del deposito dell’atto introduttivo a prescindere dalla data di notifica del medesimo a controparte. E, nel caso in esame, l’atto introduttivo era stato depositato il 14 gennaio 2013, oltre il termine perentorio dei quaranta giorni dalla notifica del decreto ingiuntivo previsto dall’art. 641 cod. proc. civ., che scadeva il 7 gennaio 2013. La cassazione di questa ordinanza è stata chiesta dall’associazione ANFFAS Onlus con ricorso affidato a due motivi, illustrati con memoria. L’avv. M.F. ha resistito con controricorso. Motivi della decisione 1.- In via preliminare a va rigettata l’eccezione avanzata da parte controricorrente, di inammissibilità del ricorso per mancato conferimento della procura nelle forme previste dall’art. 83 comma 2 e 3 e 365 cod. proc. civ., posto che da un accertamento effettuato da questo collegio la procura ad litem rilasciata da Roberto Speziale nella qualità di Presidente e legale rappresentante di ANFFAS onlus, all’avv. Gianluca Fusco iscritto all’albo passionisti dal 28 novembre 2002 , in calce al ricorso oggetto del presente giudizio, non presenta alcun vizio apparente e risponde ai requisiti di cui agli art. 83 e 365 cod. proc. civ., ditalché risulta incomprensibile la eccezione, non meglio specificata. b Inammissibile è l’eccezione avanzata da parte controricorrente, per violazione del principio di autosufficienza, perché il ricorso consente un adeguato esame delle censure. c infondata è l’eccezione di mancata formulazione dei quesiti di diritto, posto che la legge 18 giugno 2009 n. 69 ne ha disposto l’abrogazione con riferimento ai ricorsi per cassazione proposti nei confronti di sentenze pubblicate a partire dal 4 luglio 2009 art. 47 in combinato disposto con l’art. 58 . Il quesito di diritto continua, pertanto, ad essere applicabile solo ai ricorsi proposti avverso le sentenze anteriori a tale data. Nel caso in esame, il provvedimento impugnato è stato depositato il 20 novembre 2014 e, cioè, in data successiva al 4 luglio 1990. 2.- Con il primo motivo di ricorso l’ANFFAS Onlus lamenta la violazione e/o falsa applicazione dell’art. 14 del Dlgs n. 150 del 2011 tenuto conto dell’ultimo comma della norma, in relazione all’art. 360 n. 3 cod. proc. civ. Sostiene la ricorrente, che il Tribunale di Napoli avrebbe erroneamente dichiarato l’inammissibilità dell’atto di opposizione al decreto ingiuntivo di cui si dice, non considerando che in applicazione dell’art. 14 del Dlgs 150 del 2011 detta opposizione avrebbe dovuto esser proposta a norma dell’art. 645 cod. proc. civ., il quale prescrive che l’opposizione si propone con atto di citazione. 1.1.- Il motivo è infondato. Va qui osservato che la L. 13 giugno 1942, n. 794 all’Art. 28 così come sostituito dall’art. 34 del D.Lgs. 1 settembre 2011, n. 150 , così, dispone Per la liquidazione delle spese, degli onorari e dei diritti nei confronti del proprio cliente l’avvocato, dopo la decisione della causa o l’estinzione della procura, se non intende seguire il procedimento di cui agli articoli 633 e seguenti del codice di procedura civile, procede ai sensi dell’articolo 14 del decreto legislativo 1 settembre 2011, n. 150 . L’art. 14, primo comma, del D.Lgs. 1 settembre 2011, n. 150 prevede che Le controversie previste dall’articolo 28 della legge 13 giugno 1942, n. 794, e l’opposizione proposta a norma dell’articolo 645 del codice di procedura civile contro il decreto ingiuntivo riguardante onorari, diritti o spese spettanti ad avvocati per prestazioni giudiziali sono regolate dal rito sommario di cognizione, ove non diversamente disposto dal presente articolo . Sicché appare evidente che il cliente, ove voglia proporre opposizione a decreto ingiuntivo ottenuto dall’avvocato per il recupero dei propri compensi deve, necessariamente, utilizzare il procedimento sommario di cognizione, introducendo il giudizio con ricorso in luogo della citazione ex art. 645 c.p.c D’altra parte, la stessa Corte di cassazione a Sezione Unite Cass. 21675 del 2013 ha avuto modo di affermare, sia pure incidenter tantum, . non può dubitarsi che il principio in parola quello che l’atto di opposizione a decreto ingiuntivo ottenuto dall’avvocato abbia la forma della citazione è destinato ad essere radicalmente rivisitato a seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. 1 settembre 2011, 150, a mente del quale l’atto di opposizione all’ingiunzione dovrà avere la forma del ricorso ex art. 702-bis c.p.c. . .e non più dell’atto di citazione con la specificazione che . secondo l’espressa previsione dell’art. 36 del medesimo testo legislativo, le modifiche normative da esso introdotte sono applicabili esclusivamente ai procedimenti instaurati successivamente alla data di entrata in vigore del decreto, mentre le controversie pendenti a tale data continuano ad essere disciplinate dalle disposizioni abrogate o modificate . Pertanto, correttamente, il Tribunale di Napoli ha osservato che il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo ex art. 645 cod. proc. civ. è stato erroneamente introdotto con atto di citazione, ovvero, nelle forme di rito ordinario civile, laddove, invece, doveva essere iniziato con ricorso trovando applicazione il rito sommario di cui all’art. 702 bis e segg. cod. proc. civ. sulla base del disposto dell’art. 14 comma 1 del Dlgs 150/2011 . 2.- Con il secondo motivo la ricorrente lamenta la violazione e/o falsa applicazione dell’art. 14 del Dlgs n. 150 del 2011 tenuto conto dell’ultimo comma della norma, in relazione all’art. 360 n. 3 cod. proc. civ. Sostiene la ricorrente che il Tribunale di Napoli, in applicazione dell’art. 4 del DLgs n. 150 del 2011 secondo il quale il Giudice di merito avrebbe dovuto valutare gli effetti processuali dell’atto introduttivo del giudizio secondo le norme del rito seguito prima del mutamento e, conseguentemente, ritenere tempestiva ed ammissibile l’opposizione al decreto ingiuntivo di cui in narrativa. 2.1.- Anche questo motivo è infondato. Costituisce orientamento ermeneutico, univocamente consolidatosi nel tempo sia in giurisprudenza sia in dottrina , che l’impugnazione e l’opposizione a decreto ingiuntivo da proporsi con ricorso e, invece, promosse con citazione non sono ineluttabilmente destinate a restare prive di effetti, ancorché poste in essere in violazione di specifica normativa processuale, giacché sono suscettibili di sanatoria, in via di conversione ex art. 156 c.p.c., alla condizione, tuttavia, che, nel termine perentoriamente prescritto dalla legge ai fini dell’ammissibilità dell’impugnativa, l’atto di impugnazione o di opposizione sia stato, non solo notificato alla controparte, ma pure depositato nella Cancelleria del giudice cfr., in giurisprudenza, tra le altre, quanto al primo profilo Cass., ss.uu., 4876/91 n 9530/10, n. 21161/11 . In altri termini, secondo copiosa giurisprudenza, in questi casi occorre fare riferimento al momento in cui è avvenuto il deposito della citazione in cancelleria. Ove tale deposito è stato eseguito nel rispetto del termine dei 40 giorni l’opposizione deve ritenersi ammissibile e il giudizio potrà proseguire previa conversione del rito ordinario in quello sommario di cognizione. Al contrario, ove la notifica della citazione sia intervenuta nel rispetto del termine dell’opposizione, ma il deposito successivamente alla scadenza si configura una ipotesi di inammissibilità del relativo giudizio rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo. Ora, nel caso in esame, l’atto di citazione de quo è risultato depositato oltre il termine perentorio di quaranta giorni dalla notifica del decreto previsto dall’art. 641 cod. proc. civ. Come afferma il Tribunale Visto che nel caso de quo l’atto introduttivo citazione in luogo del ricorso risulta depositato in data 14 gennaio 2013 ovvero tardivamente oltre il termine perentorio di quaranta gironi dalla notifica del decreto ingiuntivo previsto dall’art. 641 cod. proc. civ., scadente in data 7 gennaio 2013 Vedi notifica del decreto ingiuntivo del 18 novembre 2012, in atti . Pertanto, correttamente, il Tribunale ha ritenuto di dichiarare l’inammissibilità dell’opposizione perché tardiva e di confermare il decreto ingiuntivo opposto. In definitiva, il ricorso va rigettato e, in ragione del principio di soccombenza ex art. 91 cod. proc. civ., il ricorrente va condannato a rimborsare alla parte controricorrente le spese del presente giudizio di cassazione che vengono liquidate con il dispositivo. Il Collegio dà atto che, ai sensi dell’art. 13 comma 1 quater del DPR n. 115 del 2002, sussistono i presupposti per il versamento da parte della ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso principale a norma del comma 1 bis dello stesso art. 13 P.Q.M. La Corte rigetta il ricorso e condanna la ricorrente a rimborsare a parte controricorrente le spese del presente giudizio di cassazione che liquida in Euro 4.700,00 di cui Euro 200,00 per esborsi, oltre spese generali ed accessori come per legge ai sensi dell’art. 13 comma 1 quater del DPR 115 del 2002, dichiara che sussistono i presupposti per il versamento da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso principale a norma del comma 1-bis dello stesso art. 13.