La P.A. è responsabile dei sinistri sulle proprie strade: la salva solo il caso fortuito

L’ente proprietario di una strada aperta al pubblico transito si presume responsabile, ai sensi dell’art. 2051 c.c., dei sinistri causati dalla particolare conformazione della strada o delle sue pertinenze. Tale responsabilità è esclusa solo dal caso fortuito.

È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 8282 del 9 aprile 2014. Il fatto. Un uomo chiedeva il risarcimento dei danni nei confronti del Comune di Airola un relazione a un sinistro stradale. A fronte del rigetto della sua domanda, egli propone ricorso per cassazione. Natura della responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia. La Corte di Cassazione accoglie le ragioni del ricorrente, chiarendo la natura della responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia ex art. 2051 c.c. essa ha carattere oggettivo e, perché possa configurarsi in concreto, è sufficiente che sussista il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno arrecato, senza che rilevi al riguardo la condotta del custode e l’osservanza o meno di un obbligo di vigilanza. Identificazione del custode. Funzione della norma è quella di imputare la responsabilità a chi si trova nella condizioni di controllare i rischi inerenti alla cosa, dovendo, pertanto, considerarsi custode chi, di fatto, ne controlla le modalità d’uso e di conservazione e non necessariamente il proprietario o chi si trova in relazione diretta con essa. Unica ancora di salvezza il caso fortuito e l’onere della prova. Tale tipo di responsabilità è esclusa solamente dal caso fortuito, riconducibile ad un elemento esterno alla cosa che ne è fonte immediata, recante i caratteri dell’imprevedibilità e della inevitabilità. Ne consegue che, per il riconoscimento del danno, l’attore ha l’onere di provare l’esistenza del rapporto eziologico tra la cosa e l’evento lesivo, mentre il custode convenuto deve provare l’esistenza di un fattore estraneo alla sua sfera oggettiva, idoneo ad interrompere il nesso causale. Solo così potrà liberarsi dalla sua responsabilità. Responsabilità della P.A. sui beni di sua proprietà. Per quanto concerne la responsabilità della P.A. sui beni di sua proprietà, l’ente proprietario di una strada aperta al pubblico transito si presume responsabile, ai sensi dell’art. 2051 c.c., dei sinistri causati dalla particolare conformazione della strada o delle sue pertinenze. Tale responsabilità è esclusa solo dal caso fortuito, che può consistere sia in un’alterazione dello stato dei luoghi imprevista, imprevedibile e non tempestivamente eliminabile o segnalabile ai conducenti nemmeno con l’uso dell’ordinaria diligenza, sia nella condotta della stessa vittima, consistita nell’omissione delle normali cautele esigibili in situazioni analoghe, tale da interrompere il nesso eziologico tra lo stesso bene in custodia e il danno. Un errore palese. Nella specie, è chiaro l’errore della Corte di marito che ha fondato la sua decisione sull’art. 2043 c.c., pur essendo il sinistro avvenuto all’interno del perimetro urbano del Comune di Airola. Il ricorso va, quindi, accolto.

Corte di Cassazione, sez. III Civile, sentenza 26 febbraio – 9 aprile 2014, n. 8282 Presidente Amatucci – Relatore Vivaldi Svolgimento del processo A.F. in un giudizio di responsabilità civile e risarcimento danni promosso nei confronti del Comune di Airola, alla luce della sentenza n. 1339 del 2006 della Corte di cassazione, che aveva annullato la sentenza n. 11/2004 del tribunale di Benevento sezione distaccata di Airola rinviando ad altra sezione del tribunale di Benevento propose appello, in riassunzione avverso la sentenza del giudice di pace di Airola che aveva rigettato le domande dallo stesso proposte. Il tribunale, con sentenza del 29.1.2008, rigettò l'appello. L'A. ha proposto ricorso per cassazione affidato a due motivi. Resiste con controricorso illustrato da memoria il Comune di Airola. Motivi della decisione Con il primo complesso motivo il ricorrente denuncia violazione e falsa applicazione di norme di diritto art. 360 n. 3 c.p.c. Il motivo è fondato. Sono principii consolidati nella giurisprudenza della Corte di cassazione in tema di danni da cose in custodia i seguenti. La responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia prevista dall'art. 2051 c.c. ha carattere oggettivo e perché possa configurarsi in concreto è sufficiente che sussista il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno arrecato, senza che rilevi al riguardo la condotta del custode e l'osservanza o meno di un obbligo di vigilanza, in quanto la nozione di custodia nel caso rilevante non presuppone, né implica, uno specifico obbligo di custodire analogo a quello previsto per il depositario. Funzione della norma è, d'altro canto, quella di imputare la responsabilità a chi si trova nelle condizioni di controllare i rischi inerenti alla cosa, dovendo pertanto considerarsi custode chi di fatto ne controlla le modalità d'uso e di conservazione, e non necessariamente il proprietario o chi si trova con essa in relazione diretta. Ne consegue che tale tipo di responsabilità è esclusa solamente dal caso fortuito da intendersi nel senso più ampio, comprensivo del fatto del terzo e del fatto dello stesso danneggiato , fattore che attiene, non già ad un comportamento del custode che é irrilevante , bensì al profilo causale dell'evento, riconducibile, non alla cosa che ne è fonte immediata, ma ad un elemento esterno, recante i caratteri dell'imprevedibilità e dell'inevitabilità. L'attore che agisce per il riconoscimento del danno ha, quindi, l'onere di provare l'esistenza del rapporto eziologico tra la cosa e l'evento lesivo, mentre il custode convenuto, per liberarsi dalla sua responsabilità, deve provare l'esistenza di un fattore estraneo alla sua sfera soggettiva, idoneo ad interrompere quel nesso causale Cass. 19.2.2008 n. 4279 Cass.19.5.2011 n. 1106 v. anche Cass. 11.3.2011 n. 5910 . Con riferimento, poi, alla responsabilità della P.A. sui beni di sua proprietà, ivi comprese le strade, va ribadito che l'ente proprietario di una strada aperta al pubblico transito si presume responsabile, ai sensi dell'art. 2051 c.c., dei sinistri causati dalla particolare conformazione della strada o delle sue pertinenze. Tale responsabilità è esclusa solo dal caso fortuito, che può consistere, sia in una alterazione dello stato dei luoghi imprevista, imprevedibile e non tempestivamente eliminabile o segnalabile ai conducenti nemmeno con l'uso dell'ordinaria diligenza, sia nella condotta della stessa vittima, consistita nell'omissione delle normali cautele esigibili in situazioni analoghe e che, attraverso l'impropria utilizzazione del bene pubblico, abbia determinato l'interruzione del nesso eziologico tra lo stesso bene in custodia ed il danno Cass.13.3.2013 6306 Cass. 5.2.2013 n. 2660 Cass. 18.10.2011 n. 2108 Cass. 25.5.2010 n. 12695 Cass.7.4.2010 n. 8229 Cass. 20.11.2009 n. 24529 Cass. 19.11.2009 n. 24419 Cass. 25.7.2008 n. 20247 v. anche Cass. 28.9.2012 n. 16542 . Nella specie, pertanto, erroneamente la Corte di merito ha fondato la propria decisione sull'applicabilità della norma dell'art. 2043 c.c. trattandosi di sinistro avvenuto all'interno del perimetro urbano del Comune di Airola via XXXXXXX verificando la sussistenza o meno della c.d. insidia o trabocchetto ed imponendo al danneggiato l'onere di provarne l’esistenza. La fattispecie, invece, dovrà essere esaminata dal giudice del rinvio sulla base della norma dell'art. 2051 c.c. e dei principi, anche in tema di prova, sopra enunciati. Con il secondo motivo si denuncia omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio art. 360 n. 5 c.p.c. . L'esame del motivo resta assorbito dalle conclusioni raggiunte in ordine al motivo che precede. Conclusivamente, è accolto il primo motivo è dichiarato assorbito l'altro la sentenza è cassata in relazione, e la causa è rinviata al tribunale di Benevento in persona di diverso magistrato. Le spese sono rimesse al giudice del rinvio. P.Q.M. La Corte accoglie il primo motivo dichiara assorbito il secondo. Cassa in relazione e rinvia, anche per le spese, al tribunale di Benevento in persona di diverso magistrato.