Notifica a mezzo PEC: il punto della Cassazione tra quadro normativo e giurisprudenza

Con la pronuncia in commento, la Corte di Cassazione è tornata ad occuparsi della notifica effettuata a mezzo PEC, ricostruendo in modo dettagliato il quadro normativo di riferimento e ripercorrendo i principali orientamenti di legittimità sul punto.

Notifica a mezzo PEC di questo si è occupata la Sezione Lavoro della Cassazione con la sentenza n. 20072/15, depositata il 7 ottobre. Il caso. Un uomo impugnava il licenziamento comminatogli dalla società datrice di lavoro per ragioni disciplinari, legate ad un’illegittima fruizione di permessi ex l. n. 104/1992. Il tribunale rigettava la domanda dell’uomo, e la corte d’appello confermava la pronuncia di primo grado. Per la cassazione di tale pronuncia ricorre il lavoratore. Notifica via PEC il quadro normativo. Il ricorso viene ritenuto inammissibile dal Supremo Collegio. Gli Ermellini hanno preliminarmente precisato che la notifica del ricorso è stata effettuata dal difensore del ricorrente a mezzo PEC. Esaminando il quadro normativo di riferimento, i Giudici di Piazza Cavour hanno ricordato che che il comma 3 dell’art. 3 bis della l. n. 53/1994, introdotto con la l. n. 228/2012, prevede che la notifica effettuata con modalità telematica si perfezioni, per il soggetto notificante, nel momento in cui viene generata la ricevuta di accettazione prevista dall’art. 6, comma 1, d.P.R. n. 68/2005, e, per il destinatario, nel momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna prevista dall’art. 6, comma 2, del medesimo decreto. L’art. 6, comma 1, prevede a sua volta che nella ricevuta di accettazione, fornita al mittente dal gestore di posta elettronica certificata da questi utilizzato, siano contenuti i dati di certificazione che costituiscono prova dell’avvenuta spedizione del messaggio di posta certificata. Il comma 2, inoltre, aggiunge che la ricevuta di avvenuta consegna è fornita al mittente dal gestore di posta elettronica certificata utilizzato dal destinatario, e dà al primo la prova che il suo messaggio di posta elettronica certificata è stato effettivamente recapitato all’indirizzo elettronico dichiarato dal destinatario – che questi l’abbia letto o meno -, e certifica il momento della consegna tramite un testo, leggibile dal mittente, contenente i dati di certificazione. L’art. 9 l. n. 53/1994, infine, al comma 1 bis introdotto dalla l. n. 218/2012, prevede che, laddove non si possa procedere al deposito con modalità telematiche dell’atto notificato a norma dell’art. 3 bis , l’avvocato debba estrarre copia su supporto analogico del messaggio di posta elettronica certificata, dei suoi allegati e della ricevuta di accettazione e di avvenuta consegna ed attestarne la conformità ai documenti informatici da cui sono tratti ai sensi dell’art. 23, comma 1, d.lgs. n. 82/2005. Il comma 1 ter , poi, introdotto dalla l. n. 114/2014, aggiunge che in tutti i casi in cui l’avvocato debba fornire prova della notificazione e non sia possibile fornirla con modalità telematiche, procede ai sensi del comma 1 bis. Dal quadro normativo attentamente ricostruito dalla Corte di legittimità, emerge che la notifica a mezzo posta elettronica certificata non si esaurisce con l’invio telematico dell’atto, ma si perfeziona con la consegna del plico informatico nella casella di posta elettronica del destinatario, e la prova di tale consegna è costituita dalla ricevuta di avvenuta consegna. La giurisprudenza del Supremo Collegio, poi, come ricordato dai Giudici del Palazzaccio, ha stabilito che la mancata produzione della ricevuta di avvenuta consegna della notifica a mezzo PEC del ricorso per cassazione, impedendo di ritenere perfezionato il procedimento notificatorio, determina quindi l’inesistenza della notificazione, con conseguente impossibilità per il giudice di disporne il rinnovo ai sensi dell’art. 291 c.p.c., in quanto la sanatoria ivi prevista è consentita nella sola ipotesi di notificazione esistente, sebbene affetta da nullità . Nel caso di specie, concludono gli Ermellini, la difesa non ha prodotto né la ricevuta di avvenuta consegna della notifica tramite PEC - nemmeno a mezzo del supporto analogico -, né la ricevuta di accettazione, di talché il processo notificatorio non risulta compiuto nemmeno per il notificante. Per quanto sopra esposto, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso in esame.

Corte di Cassazione, sez. Lavoro, sentenza 19 maggio – 7 ottobre 2015, n. 20072 Presidente Stile – Relatore Ghinoy Ragioni della decisione 1. D.C.G.W. impugnava ex art. 1 comma 48 della L. 92/2012 il licenziamento irrogatogli dall'Azienda servizi municipalizzati di Rieti S.p.A. per ragioni disciplinari, relative all'illegittima fruizione di permessi ex L. n. 104 del 1992, nelle giornate del 16, 17 e il 18 luglio del 2012. 2. L'ordinanza di rigetto veniva confermata dal Tribunale con la successiva sentenza e la Corte d'appello rigettava il reclamo proposto dal D.C. La Corte territoriale argomentava che dall'istruttoria espletata era emerso che nei tre giorni sopra indicati, per i quali il D.C. aveva richiesto ed ottenuto i permessi ex L. n. 104 del 1992 per assistere la suocera, in realtà egli aveva compiuto attività di tipo sportivo e ricreativo e nell'orario lavorativo per il quale aveva fruito del permesso non aveva svolto alcun tipo di assistenza in favore dell'invalida. 3. Per la cassazione della sentenza D.C.G.W. ha proposto ricorso, affidato ad un unico motivo. L'Azienda servizi municipalizzati Rieti S.p.A. è rimasta intimata. 4. Il ricorso è inammissibile, non risultandone il compimento del processo notificatorio. 5. Deve premettersi che il difensore in data 15 settembre 2014 ha inteso effettuare la notifica del ricorso a mezzo posta elettronica certificata, ai sensi dell'art. 1 della L. n. 53 del 1994 e succ. mod. 6. Esaminando il quadro normativo di riferimento, si rileva che il comma 3 dell'art. 3 bis della suddetta L. n. 53, introdotto dalla L. n. 228 del 2012, prevede che la notifica effettuata con modalità telematica si perfeziona, per il soggetto notificante, nel momento in cui viene generata la ricevuta di accettazione prevista dall'articolo 6, comma 1, del D.P.R. 11 febbraio 2005, n. 68, e, per il destinatario, nel momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna prevista dall'articolo 6, comma 2, dello stesso D.P.R 7. L'art. 6 comma 1 sopra richiamato prevede a sua volta che nella ricevuta di accettazione, fornita al mittente dal gestore di posta elettronica certificata da questi utilizzato, sono contenuti i dati di certificazione che costituiscono prova dell'avvenuta spedizione del messaggio di posta elettronica certificata. 8. Il comma 2 aggiunge che la ricevuta di avvenuta consegna è fornita al mittente dal gestore di posta elettronica certificata utilizzato dal destinatario, e da al primo la prova che il suo messaggio di posta elettronica certificata è effettivamente pervenuto all'indirizzo elettronico dichiarato dal destinatario indipendentemente dalla lettura che questo ne abbia fatto e certifica il momento della consegna tramite un testo, leggibile dal mittente, contenente i dati di certificazione. 9. L'art. 9 della L n. 53 del 1994 e succ. mod., prevede infine al comma 1 bis, introdotto dall'art. 16 quater della L. 228 del 2012 che, qualora non si possa procedere al deposito con modalità telematiche dell'atto notificato a norma dell'articolo 3-bis, l'avvocato estrae copia su supporto analogico del messaggio di posta elettronica certificata, dei suoi allegati e della ricevuta di accettazione e di avvenuta consegna e ne attesta la conformità ai documenti informatici da cui sono tratti ai sensi dell'art. 23, comma 1, del D.lgs. 7 marzo 2005, n. 82. Il comma 1 ter, aggiunto dalla L. di conversione n. 114 del 11 agosto 2014 al D.L. n. 90 del 2014, ha poi aggiunto che in tutti i casi in cui l'avvocato debba fornire prova della notificazione e non sia possibile fornirla con modalità telematiche, procede ai sensi del comma 1-bis. 10. Dal sistema normativo sopra delineato risulta quindi che la notifica a mezzo posta elettronica certificata non si esaurisce con l'invio telematico dell'atto, ma si perfeziona con la consegna del plico informatico nella casella di posta elettronica del destinatario, e la prova di tale consegna è costituita dalla ricevuta di avvenuta consegna. La mancata produzione della ricevuta di avvenuta consegna della notifica a mezzo p.e.c. del ricorso per cassazione, impedendo di ritenere perfezionato il procedimento notificatorio, determina quindi l'inesistenza della notificazione, con conseguente impossibilità per il giudice di disporne il rinnovo ai sensi dell'art. 291 cod. proc. civ., in quanto la sanatoria ivi prevista è consentita nella sola ipotesi di notificazione esistente, sebbene affetta da nullità così sull'ultima affermazione ex multis Cass. n. 3303 del 1994, Cass. n. 8287 del 2002, Cass. Sez. U., n. 20604 del 2008 . 11. Ciò è quanto avvenuto nel caso in esame, in cui la difesa non ha prodotto la ricevuta di avvenuta consegna della notifica tramite p.e.c., neppure nel previsto supporto analogico trasposizione cartacea del contenuto del documento informatico . 12. Non è stata prodotta peraltro neanche la ricevuta di accettazione, sicché il processo notificatorio non risulta compiuto neppure per il notificante. 13. Segue la dichiarazione d' inammissibilità del ricorso. Non vi è luogo a pronuncia sulle spese, in considerazione della mancata radicazione del contraddittorio. 14. Si applica ratione temporis alla fattispecie la L. 24 dicembre 2012, n. 228, il cui art. 1, comma 17, ha integrato il D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, art. 13, aggiungendovi il comma 1 quater, del seguente tenore Quando l'impugnazione, anche incidentale è respinta integralmente o è dichiarata inammissibile o improcedibile, la parte che l'ha proposta è tenuta a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per la stessa impugnazione, principale o incidentale, a norma del comma 1 bis. n giudice da atto nel provvedimento della sussistenza dei presupposti di cui al periodo precedente e l'obbligo di pagamento sorge al momento del deposito dello stesso . Essendo il ricorso inammissibile, deve provvedersi in conformità. P.Q.M. La Corte dichiara inammissibile il ricorso. Nulla sulle spese. Ai sensi dell'art. 13, comma 1 quater, del D.P.R. n. 115 del 2002, dichiara la sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del comma 1 bis dello stesso art. 13.