Il cliente deve accontentarsi per la sostituzione dello smartphone, anche se di un colore sgradito

Niente risoluzione del contratto e niente restituzione del prezzo. Esclusa anche l’ipotesi di un risarcimento. Nessun addebito è possibile nei confronti dell’azienda produttrice che ha provveduto a sostituire l’apparecchio rivelatosi difettoso dopo l’acquisto. Irrilevante il dettaglio del colore.

Il colore dello smartphone è un dettaglio secondario e il fatto che esso sia sgradito al compratore non può giustificare certo la richiesta di risoluzione del contratto, con conseguente restituzione del prezzo pagato e con annesso risarcimento Cassazione, ordinanza n. 14106/21 depositata il 24 maggio . Protagonista della insolita battaglia legale è un avvocato che utilizza il telefono cellulare per ragioni professionali. All’origine della vicenda vi sono, però, i problemi da lui riscontrati dopo l’acquisto di un nuovo telefonino di marca Motorola. Egli espone che l’apparecchio telefonico presentava, già al momento dell’acquisto, gravi difetti di trasmissione e ricezione della voce e per questo la società produttrice aveva provveduto alla sostituzione del cellulare , ma, precisa, il telefono consegnatogli dal centro assistenza era di colore grigio e non di colore bianco perla – il colore da lui scelto al momento dell’acquisto – e a causa di questo dettaglio ha provveduto nuovamente a restituire lo smartphone, chiedendone l’ulteriore sostituzione . Quest’ultima domanda è stata però ritenuta illogica dal venditore, e il cliente ha reagito citando in giudizio direttamente la Motorola spa e chiedendo la risoluzione del contratto , la conseguente restituzione del prezzo e il risarcimento dei danni . Per i giudici di merito, però, l’azione giudiziaria proposta dal compratore è priva di fondamento, soprattutto perché è irrilevante la consegna di un telefono di colore diverso da quello precedentemente acquistato, trattandosi di uno strumento di lavoro e non di un bene voluttuario . Senza dimenticare, poi, che comunque il compratore aveva accettato la sostituzione con un telefono di diverso colore rispetto a quello da lui originariamente acquistato. Identica posizione assumono anche i Magistrati della Cassazione, condividendo le valutazioni compiute dai giudici del Tribunale. In sostanza, in merito alla differenza di colore – grigio e non bianco perla – tra il cellulare comprato, e rivelatosi difettoso, e quello ottenuto in sostituzione dall’azienda produttrice, si è correttamente tenuto conto dell’utilizzo dell’apparecchio come strumento di lavoro e non come bene voluttuario . Ciò basta per escludere la disciplina del codice del consumo, trattandosi di acquisto ad uso professionale , ribadiscono dalla Cassazione, ricordando poi che è sufficiente che il contratto sia stipulato al fine di soddisfare interessi anche solo connessi od accessori rispetto allo svolgimento dell’attività imprenditoriale o professionale . Per fare ancor più chiarezza, comunque, i Magistrati aggiungono che, richiamando anche in questo caso la valutazione espressa dal Tribunale, va escluso, anche sotto il profilo della disciplina consumeristica , che un telefono di colore diverso, consegnato in sostituzione di quello non funzionante, della medesima marca e modello , possa essere qualificato come prodotto difettoso, in quanto idoneo all’uso al quale era destinato . Impossibile, quindi, profilarsi un grave inadempimento del venditore per vizi della cosa venduta , tanto più che, in questo caso, il compratore ha ritirato personalmente il nuovo apparecchio telefonico presso il ‘centro assistenza’, constatandone le caratteristiche ed il funzionamento, e ha accettato un prodotto di suo gradimento, anche se di colore diverso . Smartphone sostituito ma di colore sgradito il cliente deve accontentarsi Niente risoluzione del contratto e niente restituzione del prezzo. Esclusa anche l’ipotesi di un risarcimento. Nessun addebito è possibile nei confronti dell’azienda produttrice che ha provveduto a sostituire l’apparecchio rivelatosi difettoso dopo l’acquisto. Irrilevante il dettaglio del colore.

Corte di Cassazione, sez. II Civile, ordinanza 25 novembre 2020 – 24 maggio 2021, n. 14106 Presidente Di Virgilio – Relatore Giannaccari Fatti di causa 1. Il giudizio trae origine dalla domanda, proposta in riassunzione da N.A. innanzi al Giudice di pace di Firenze, avente ad oggetto la risoluzione del contratto di vendita di un telefono acquistato dalla Motorola s.p.a 1.2. Esponeva che l’apparecchio telefonico, già al momento dell’acquisto, presentava gravi difetti di trasmissione e ricezione della voce, ragione per la quale la società provvedeva alla sua sostituzione tuttavia, il telefono consegnato dal centro assistenza era di colore grigio e non di colore bianco perla sicché, in data 15.7.2003 provvide nuovamente a restituirlo, chiedendo l’ulteriore sostituzione. A seguito del diniego opposto dal venditore chiese che fosse risolto il contratto, con conseguente restituzione del prezzo, oltre al risarcimento dei danni. 1.2. Il Tribunale rigettò la domanda, escludendo che il produttore, evidentemente surrogatosi nella posizione del venditore, avesse assolto l’obbligazione di risarcimento in forma specifica, sostituendo il prodotto difettoso, essendo irrilevante la consegna di un telefono di colore diverso da quello precedentemente acquistato, trattandosi di uno strumento di lavoro e non di un bene voluttuario. Escluse che si trattasse di vendita a distanza in quanto il telefono nuovo in sostituzione del precedente venne ritirato personalmente dal ricorrente presso il centro di assistenza. Il Tribunale ritenne che il diverso colore del bene consegnato non integrasse un grave inadempimento, nemmeno ai sensi dell’art. 130 del Codice del Consumo, trattandosi di bene acquistato come strumento di lavoro e rilevò che il N. aveva accettato la sostituzione del telefono di diverso colore. 2.Per la cassazione del decreto ha proposto ricorso N.A. sulla base di due motivi ed ha depositato memoria in prossimità dell’udienza. 2.1. Ha resistito con controricorso la Motorola Mobility Italia s.r.l Ragioni della decisione 1. Va preliminarmente dichiarata l’inammissibilità del deposito della memoria da parte del ricorrente in quanto tardivamente depositate in data 16 novembre 2020 oltre i dieci giorni antecedenti l’adunanza camerale del 25.11.2020. 1.1. Con il primo motivo di ricorso, si deduce la violazione e falsa applicazione dell’art. 1490 c.c., e art. 1497 c.c., e della Convenzione di Vienna del 1980, in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3 il ricorrente assume che il telefono consegnato in sostituzione, di colore diverso da quello scelto dall’acquirente non era conforme a quello previsto dal contratto, era diverso dalla descrizione fattane dal venditore e dal campione. Nell’argomentare la censura, si evidenzia che il concetto di conformità contrattuale è più ampio del concetto di vizio della cosa venduta, ai sensi del D.Lgs. n. 206 del 2005, art. 129. Nel caso di specie, quindi, la peculiarità del colore e del modello avrebbe contraddistinto il telefono scelto rispetto ai cellulari presenti sul mercato. 2.Con il secondo motivo di ricorso si deduce, ai sensi dell’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 4, l’erronea interpretazione dei fatti di causa, il mancato esame della documentazione in atti e l’omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio oggetto di discussione tra le parti in quanto il giudice di merito non avrebbe considerato che, dopo aver ritirato l’apparecchio telefonico in sostituzione, in data 10.7.2003, avrebbe provveduto a restituirlo dopo soli cinque giorni, in data 15.7.2003 e che la contestazione sarebbe stata riscontrata dalla Motorola s.p.a. il 21.7.2003. Il ricorrente contesta l’omessa applicazione dell’istituto della vendita a distanza, nonostante il cellulare fosse stato consegnato per posta ed avrebbe sottoscritto la ricevuta dell’avvenuta consegna, pur non potendo controllare il colore. Infine il Tribunale avrebbe errato nel non riconoscere il diritto al risarcimento per i disagi connessi al ritardo di circa sei mesi per le riparazioni dei vizi riscontrati. 2.1. I motivi, che per la loro connessione meritano una trattazione congiunta, sono infondati. 2.2.In primo luogo, alla fattispecie in esame non è applicabile la Convenzione di Vienna dell’11 aprile 1980, ratificata dall’Italia con L. n. 765 del 1985, sulla vendita internazionale in quanto il contratto non riguarda la vendita di merci tra parti aventi la loro sede di affari in Stati diversi aderenti alla Convenzione ma tra soggetti aventi residenza e nel territorio dello Stato. 2.3. Il riferimento alla vendita su campione ed a distanza con coglie nel segno, avendo il Tribunale accertato che il telefono ricevuto in sostituzione venne ritirato presso il centro di assistenza e non spedito a mezzo posta. 2.4. In relazione alla differenza di colore, grigio e non bianco perla, il giudice di merito ha tenuto conto dell’utilizzo dell’apparecchio come strumento di lavoro e non come bene voluttuario, circostanza non contestata dal ricorrente. Tanto bastava per escludere la disciplina del Codice del Consumo trattandosi di acquisto ad uso professionale, secondo il consolidato orientamento di questa Corte, secondo cui per assumere la qualifica di professionista, ai sensi e per i fini di cui al D.Lgs. 6 settembre 2005, n. 206, art. 3, non è necessario stipulare un contratto che costituisca di per sé esercizio dell’attività propria dell’impresa o della professione, ma è sufficiente che il contratto sia stipulato al fine di soddisfare interessi anche solo connessi od accessori rispetto allo svolgimento dell’attività imprenditoriale o professionale Cassazione civile sez. III, 26/09/2018, n. 22810 . 2.5. In applicazione di questo principio si è escluso, ad esempio, che possa acquistare la veste di consumatore , l’avvocato che abbia acquistato riviste giuridiche in abbonamento o programmi informatici per la gestione di uno studio legale Sez. 6-2, Ordinanza n. 17466 del 31/07/2014 o abbia stipulato un contratto di utenza telefonica con riferimento ad un apparecchio del quale faceva uso anche per l’esercizio della sua attività professionale Cass. Civ., Sez. 3, Sentenza n. 11933 del 22/05/2006 . 2.6. Il Tribunale, oltre a mettere in luce la destinazione del bene acquistato per uso professionale, ha escluso, anche sotto il profilo della disciplina consumeristica, che un telefono di colore diverso, consegnato in sostituzione di quello non funzionante, della medesima marca e modello, possa essere qualificato come prodotto difettoso, in quanto idoneo all’uso al quale era destinato, nè privo delle qualità promesse ai sensi dell’art. 1497 c.c 2.7. Non poteva quindi profilarsi un grave inadempimento del venditore per vizi della cosa venduta, tanto più il N. aveva ritirato personalmente il nuovo apparecchio telefonico presso il centro assistenza, constatandone le caratteristiche ed il funzionamento e, anche se di colore diverso, aveva accettato un prodotto di suo gradimento. 2.8. Il ricorso va pertanto rigettato. 3. Le spese seguono la soccombenza e vanno liquidate in dispositivo. 3.1. Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, va dato atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso principale, a norma dello stesso art. 13, comma 1 bis, se dovuto. P.Q.M. rigetta il ricorso e condanna la parte ricorrente al pagamento, in favore del controricorrente, delle spese del giudizio di legittimità, che liquida in Euro 510,00 per compensi, oltre alle spese forfettarie nella misura del 15%, agli esborsi liquidati in Euro 200,00 ed agli accessori di legge. Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso principale, a norma dello stesso art. 13, comma 1 bis, se dovuto.